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Oeonia oncidiflora, nuova foto di “copertina” del blog

Un genere poco noto, composto da circa 10 specie: Oeonia Lindley 1824

Sottofamiglia: Epidendrodeae
Tribù: Vandeae
Sottotribù: Aerangidinae
Collezione Guido De Vidi
<i>Oeonia oncidiflora</i>Oeonia oncidiiflora Kraenzl 1893

Sinonimi: Oeonia rosea Ridl. 1885 – Oeonia forsysthiana Kraenzl. 1900

Una rara e delicata specie epifita a sviluppo monopodiale.
Vive nel Madagascar e nelle isole Mascarene.
E’ endemica nelle calde ed umide foreste costiere delle zone collinari e montagnose del Madagascar e delle isole Mascarene.
Questa specie sviluppa un’esile fusto verticale lungo il quale si formano piccole foglie carnose e lunghe radici sottili.
In inverno/primavera, sulla parte apicale del fusto si formano gli steli fiorali che mostrano due o tre fiori delicati e dotati di grandi labelli bianchi.
Oeniella oncidiflora può essere coltivata in piccoli vasi dotati di tutori verticali sui quali le radici possono trovare sostegno all’esile fusto della pianta.
Questra specie richiede molta umidità nella fase di sviluppo, che va diminuita a maturazione avvenuta: serra intermedia, media luminosità e fertilizzazioni regolari.

Dracula, si riparte

Per la verità questo era il primo titolo di prova della nuova versione, ma visto che già giungono commenti, lasciamolo pure!
Daniel sta ancora smanettando…dalla Germania, dove la larga banda non è un problema, e quindi ci saranno delle implementazioni in corso d’opera.
Qualche consiglio in tempo reale potrà essere recepito, penso. Ad ogni modo un grande grazie a mio figlio è d’obbligo, sì perché questo sito sta in piedi esclusivamente per suo merito, io sono solamente un maldestro pilota.
Bene, piano piano torneremo a regime…più belli e più grandi di prima! Per la terza volta!
Guido

Sophronitis: “modeste” ma belle

Sophronitis Lindley 1828. E’ un genere di orchidee epifite a sviluppo simpodiale costituito da specie di piccole dimensioni.

Il genere Sophronitis appartiene alla sottotribù delle Laeliinae.
Il nome del genere trae origine dalla parola greca “SOPHRON”, che significa (modesto, discreto), proprio per le piccole dimensioni della pianta descritta da Reichenback, la: Sophronitis coccinea. Coccinea deriva sempre dal greco, ad evidenziare il colore vermiglio o scarlatto dei suoi piccoli fiori.
Ulteriori approfondimenti fanno pensare che essendo considerata la Sophronitis cernua, specie tipo di questo genere, il suo nome “Sophronitis” sia stato indicato da Lindley nella sua descrizione del 1828.

Sophronitis cernua – collezione Guido De Vidi – tutti i diritti sono riservati

Le infiorescenze molto appariscenti con colorazioni che vanno dal rosso rubino, scarlatto, viola, rosa ed anche varietà alba, escono dalla parte superiore di piccoli pseudobulbi compatti e si presentano a fiore singolo (Soph. coccinea – brevipenducolata), oppure a piccoli gruppi (Soph. cernua)
Tutte le specie sono interessanti in coltivazione, sia per la loro bellezza e soprattutto per la piccola dimensione delle piante; quest’ultima caratteristica, consente di sistemarle in piccoli spazi tipo le “wardiane” o terrari che dir si voglia.

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Paphiopedilum rothschildianum

Padri e figli

Paphiopedilum rothschildianum (Rchb. f.) Pfitzer 1895 Subgen Polyantha Sec. Mastigopetalum Haller 1897.

Sinonimi: Cordula rothschildiana (Rchb.f) Rolfe 1912; Cypripedium neo-guineense Linden 1888; Cypripedium nicholsonianum Hort; Cypripedium rothschildianum Rchb.f. 1888.

Paphiopedilum rothschildianum: l’habitat naturale di questa specie è caratterizzato dai freschi versanti del Monte Kinabalu nel Borneo malese – regione del Sabah – e prende il nome dal barone Ferdinand de Rothschild, membro di una fomosa famiglia di banchieri Svizzeri (1800) nonché collezionisti di orchidee. Il fiore si vede raramente fuori del suo habitat naturale, e questa fioritura nella mia collezione è un’occasione particolarmente meravigliosa, per vederlo, toccarlo e fotografarlo dal vivo.

E’ un’orchidea terrestre, a volte anche litofita, vive fra i pendii e le scogliere delle strette valli del Borneo lungo i corsi d’acqua corrente ad oltre 1200 metri d’altezza. E’ una pianta di grandi dimensioni a crescita molto lenta, con foglie ellittiche e ligulate, che possono raggiungere anche i 60 centimetri di lunghezza.
Lo stelo fiorale esce dal centro del ceppo fogliare maturato durante l’anno, ha un portamento eretto, alto 70 – 80 centimetri, marcatamente rossastro e pubescente, con brattee fiorali ellittico/ovali portanti da due a quattro fiori di grandi dimensioni, color rossastro con striature bianche sul sepalo dorsale. Le punte dei due petali laterali possono raggiungere anche i 25 cm. La pianta in fotografia misura 28 centimetri, fra gli estremi dei petali laterali. In coltivazione Paphiopedilum rothschildianum fiorisce di norma in primavera estate.
Nei luoghi di endemicità, Paphiopedilum rothschildianum predilige siti prospicienti i corsi d’acqua corrente con buona luminosità lievemente filtrata da ombreggiatura. Questa straordinaria specie botanica va coltivata in serra intermedia, il rinvaso va fatto soltanto se le radici occupano tutto il vaso; l’apparato radicale non va toccato, intervenire soltanto se si notano marcescenze nell’apparato radicale. Il substrato per il rinvaso può essere costituito da due parti di corteccia più o meno sminuzzata secondo la dimensione della pianta, una parte di torba di sfagno, una di agriperlite mista a sabbia grossolana e granito calcareo.
Paphiopedilum rhotschildianum va concimato ogni mese con fertilizzante equilibrato in dose 0,5 g. per litro d’acqua. Il substrato del vaso va mantenuto umido e non bagnato, la pianta va sistemata nella parte più ventilata della serra intermedia, lasciando abbastanza spazio attorno ad essa.

I neofiti che si avvicinano al mondo delle orchidee sentono spesso parlare di piante costose, ma ugualmente, molto mitizzate dai collezionisti di lungo corso e spesso non riescono a capirne i motivi. Uno di questi miti è stato per lungo tempo il famoso Paphiopedilum rhotschildianum, e per certi aspetti continua ancora ad esserlo, ma da dove nasce tutto questo desiderio di possederlo?
A mio parere i motivi sono essenzialmente tre: lentezza di sviluppo della pianta (questa che vedete nella foto ha circa 20 anni ed ha iniziato a fiorire da non più di 4-5 anni fa), secondo motivo è sicuramente dovuto al divieto di commercializzazione di piante raccolte in sito, terzo fattore è la sua relativa difficoltà di riproduzione da seme (pare che la germinalità dei suoi semi sia molto limitata).
Quindi cari amici orchidofili, cercate pure il vostro Paphiopedilum rhotschildianum, ma munitevi di pazienza e costanza, possibilmente compratevi piante di piccole dimensioni ed assicuratevi dell’affidabilità del fornitore.
Attorno a questa specie sono nate e continuano a nascere varie leggende… strane importazioni a prezzi stracciati, semine favolose, varietà super premiate – costosissime – che poi non si dimostrano sempre all’altezza dei titoli; queste e tante altre storie servono solamente a far crescere il suo mito ed il suo costo di vendita!!
La pianta della foto è stata acquistata nel 1985 da Lecoufle, molto piccola, un unico ceppo di 6-7 centimetri, regolarmente spostato ogni due anni in un vaso più grande, senza manomettere le sue radici per evitare ferite accidentali: così facendo si mantenevano sempre in forma.
Finalmente qualche anno fa si è presentata l’opportunità di dividerla e vi garantisco che non è stata un’operazione tanto tranaquilla, ora ho due esemplari di provenienza Lecoufle.
Nella mia collezione c’è anche un’altro esemplare di provenienza storica!
Paphiopedilum rhotschildianum Charles E. FCC/AOS, acquistato in Germania negli anni 80 da due miei amici che ora non coltivano più orchidee al costo di 500.000 lire. Visto il prezzo, la pianta fu comprata in copropprietà e appena fu possibile (forse anche prima del possibile) fu divisa in due parti. Una delle due non ha avuto lunga vita, l’altra è arrivata nella mia serra senza foglie, ma per fortuna con il ceppo radicale ancora vegeto: ora siamo prossimi alla seconda fioritura.