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Orchis morio?

Cominciamo a fotografare le nostre spontanee

Un cortese visitatore del blog, fotografo amatoriale ed amante della natura ha inviato in redazione questa foto.
L’autore della foto ritiene che l’orchidea sia una Orchis morio
Ritengo di poter confermare genere e specie, con l’aggiunta che si tratta di una forma ‘alba’ e quindi abbastanza inusuale.
Mi piacerebbe fare una bella scheda su questa specie, ma prima gradirei qualche conferma dagli “esperti spontanei” e magari anche altre indicazioni dall’autore, ad esempio: zona geografica, ambiente circostante, altitudine e periodo della foto…grazie per l’aiuto.
Note sull’areale di ritrovamento:
La pianta è alta circa 20 cm ed i fiori sono sul cm anche scarso.
La zona di ritrovamento è sul litorale del Cavallino – VE (vedi mappa allegata), zona pineta di Ca’ Ballarin.
Distanza dal mare circa 80 mt , altezza suolo sul livello del mare 1 mt. ca.
Il ritrovamento risale ad una decina di giorni fa, in fioritura con altri esemplari simili ma tutti di cromia violacea (questa era l’unica bianca)
Terreno ricco, suolo erbaceo abbastanza compatto e umido, leggermente in discesa, ma a stretta vicinanza a suolo di tipo sottobosco (pineta marittima).
Zona in penombra proprio a causa della vicinanza dei pini.

Orchidee in mostra “San valentino al Flover” 19a edizione

Al Flover di Bussolengo, oggi alle 15 è stata inaugurata l’esposizione di orchidee botaniche.

L’esposizione è curata dai soci di Orchids Club Italia e le orchidee esposte provengono dalle loro collezioni amatoriali.

Leggo con dispiacere che alcune/i amanti delle orchidee sono rimasti delusi, in occasione delle loro visite di sabato e di domenica.

Anche a nome di Orchids Club Italia mi scuso con quanti, forse sollecitati dal post divulgativo apparso sul blog – evidentemente necessitava di qualche altro ragguaglio, che, a causa di problemi personali non sono riuscito a comunicare – si sono recati al Flover convinti di trovare esposte anche le nostre orchidee.

Per vari motivi, l’esposizione delle botaniche è stata aperta solamente oggi 11 Febbraio e rimarrà a vostra disposizione fino a Domenica prossima.

Permettetemi però, di fare alcune riflessioni e soprattutto di spezzare una lancia in favore dei gestori della Flover che da 19 anni, in occasione di S. Valentino, oltre alla vendita di orchidee commerciali, danno spazio ad Associazioni amatoriali per le loro esposizioni.
In questo senso i titolari del Grden Flover sono stati dei sensibili e lungimiranti promotori dell’amatorialità nel campo orchidofilo. Venti anni fa nessun Garden e nessuna Fiera in Italia si sognavano di spendere tempo e denaro per dare spazio alle Associazioni Orchidofile ed alla loro divulgazione amatoriale…per la verità in qualche caso nemmeno ora questo avviene, ed è il caso di Padova dove a (verdecasa) anche le associazioni devono pagare gli spazi per presenziare l’evento…almeno così ci è stato riferito dall’organizzazione fieristica.
Ora, ci sono molti eventi e svariate occasioni di mercato dove si radunano i venditori di orchidee…questo è business. La Flover sceglie di guardare ad una platea ampia e quindi promuove, a mio avviso con molto senso estetico, il tripudio delle orchidee per tutti…poi uno/a su mille ce la farà!
Il nostro Club non ha come finalità statutaria l’organizzazione di mercati orchidofili, cerca solamente di essere un umile compagno di viaggio di quanti s’incamminano nel fantastico mondo delle orchidee….lungo la strada qualche volta si perde, ma ha ben chiara la meta.
Guido
Altre notizie su www.orchidcoltura.it , il sito amatoriale curato da Alberto Ghedin, socio fondatore di Orchids Club Italia.
PS) – Fra Cymbidium, Phalaenopsis ed altre orchidee in vendita c’erano anche alcune piante fiorite di Plectrelminthus-caudatus specie africana molto rara e difficile da trovare nei mercati…peccato che nessuno se ne sia accorto 😉

Cattleya granulosa

Fra le Cattleye bifoliate, forse è la meno conosciuta
Collezione Guido De Vidi-foto 09.08.06
cattleya_granulosa_fioreCattleya granulosa Lindl. 1842
Sottogenere: Falcata
Sezione: Granulosae [Fowlie]Withner

Orchidea epifita a sviluppo simpodiale endemica del Brasile orientale, vive sugli alberi delle dune collinari lungo il litorale marino, dove occupa una fascia costiera da 2 a 20 chilometri nella zona del “Rio Grande do Norte”, a destra di Canguaretama e a sud di Touros.
In Pernambuco e Alagoas possiamo trovare la Cattleya granulosa in due fasce d’altitudine, al livello del mare e più all’interno attorno ai 1000 metri, dove questa specie condivide l’ambiente con la Cattleya labiata, al punto da creare con quest’ultima, un ibrido naturale: Cattleya le Czar Lind. – (x Cattleya labiataa Lindl.) (Sin. Cattleya x imperator).

foto libera da copiright
cattleya_granulosa_var_schoMotivo di discussione fra tassonomisti è anche la Cattleya schofieldiana , pianta molto simile alla Cattleya granulosa, che vive tra Espírito Santo e Bahia: si ritiene sia una specie assestante.
Cattleya granulosa è generalmente caratterizzata da lunghi pseudobulbi cilindrici, 40-50 centimetri con varianti tra 25 e 90 centimetri, solamente in una zona specifica di “Rio Grande do Norte” si possono trovare piante molto piccole, con pseudobulbi alti circa 15 centimetri e fiori della stessa dimensione di quelli prodotti dalle sorelle più alte. Gli pseudobulbi sono leggermente compressi lateralmente ed al loro apice si formano due foglie oblunghe, lanceolate ed ellittiche.
Cattleya granulosa è stata descritta da Lindley nel 1842.In quell’occasione, analizzò del materiale proveniente dal Guatemala inviatogli dal sig. Hartweg, questo fatto trasse in inganno Lindley e la descrisse come pianta enemica di quel paese. In realtà, Cattleya granulosa è di origine Brasiliana ed è endemica nelle zone di Pernambuco, Alagoas, Sergipe e Paraíba. Non è mai stata trovata nel Guatemala. Questa specie predilige vivere al livello del mare dove le temperature sono calde o intermedie più o meno costanti durante tutto l’anno, ma il suo aerale può raggiungere anche quote più alte.
La fioritura della Cattleya granulosa è generalmente estiva e molto duratura, in qualche caso fiorisce anche nella tarda primavera. I fiori sono fragranti ed il loro profumo è vagamente esotico e piccante.
La dimensione dei fiori può raggiungere anche 10 centimetri ed il numero varia notevolmente, spesso sono 2 o 3, ma in certi casi si possono incontrare piante con più di 10 fiori: sembra che questo fattore sia molto legato a specifiche caratteristiche genetiche varianti da pianta a pianta.
Poca letteratura è dedicata a questa specie e la causa sembra dettata dalla difficoltà a raggruppare le varietà seguendo la colorazione dei fiori, molto variabile nella tonalità e nella maculatura.
La specie in esame presenta frequentemente fiori color verde-oliva con qualche marcata punteggiatura vermiglio distribuita casualmente su petali e sepali, che scende anche sulla parte stretta del labello per lasciar posto al rosa picchiettato di viola nella sua parte estrema.
Possiamo dire che di questa specie non esiste una pianta uguale all’altra, ognuna da vita ad un caleidoscopio di colorazioni, che variano sulla base di tre pigmenti: verde, amaranto e vermiglio, mescolati dalle singole informazioni genetiche.
Il labello, stretto alla base e allargato a forma di ventaglio nella sua parte estrema, presenta delle protuberanze granulose (da cui il nome della specie) nella pagina superiore ed avvolge la colonna con due ali bianche.
Il “ventaglio” del labello colorato di rosa soffuso e picchiettato di viola, in qualche raro caso tende all’azzurro, ma la varietà incontestabilmente “coerulea” non è ancora stata trovata.

Coltivazione
Cattleya granulosa è utile coltivarla in vaso oppure in cestino di legno, le dimensioni in altezza dei suoi pseudobulbi rendono difficile la sistemazione su zattera. Durante lo sviluppo e la maturazione degli pseudobulbi va coltivata come le altre Cattleye bifoliate. Va posta particolare cura ai suoi pseudobulbi, abbastanza esili rispetto alla loro altezza, caratteristica che li rende abbastanza vulnerabili alle alte temperature: si può incorrere in fenomeni di disidratazione.
Le concimazioni di questa specie seguono lo standard normale delle Cattleye.

Qualche link sulle Cattleye, dall’archivio di orchids.it: coltivare su zattere Cattleye e la loro coltra rinvaso delle Cattleye curiosità sui nomi degli ibridi la regina delle orchidee

Nota: le notizie e le descrizioni di ogni post del blog sono supportate da ricerche sulla lettratura esistente e sul web, ma si riferiscono esclusivamente a esperienze di coltivazione su orchidee presenti nella mia collezione.
Eventuali errori o incompletezze possono essere rimediati dalla vostra collaborazione.

Dendrobium chrysotoxum: scheda

Bagliore giallo

Dendrobium chrysotoxum – Collezione Guido De Vidi – foto 01.06.06 – Diritti riservati


Dendrobium chrysotoxum Lindley 1847
Sezione: Callista
Sinonimi: Callista chrysotoxa (Lindl.) Kuntze 1891- Callista suavissima Kuntze 1891- Dendrobium suavissimum Rchb.f 1874

Specie botanica epifita, con pseudobulbi fusiformi portanti foglie (4-5) apicali, lanceolate. E’ nativa della Birmania, Laos, Tailandia, Cina e India.
Nelle nostre collezioni Europee il Dendrobium chrysotoxum fiorisce in primavera: Aprile-Maggio.

Questo generosissimo Dendrobium è conosciuto anche come “Orchidea di Dai”

Nello Yunnan, Cina del Sud, vive la minoranza culturale “Dai” di religione buddista, che ama molto i fiori. I loro fiori preferiti sono quelli del Dendrobium chrysotoxum , perchè propongono il colore giallo/arancione, lo stesso della loro religione e fioriscono esattamente nel periodo delle feste d’Aprile.

Le popolazioni di quelle terre coltivano con passione, esemplari di Dendrobium chrysotoxum , sistemandoli sui tetti delle loro case e sui rami degli alberi: immaginate che botta di colore e luce.
Questa specie botanica è veramente resistente e molto duttile: può tollerare una vasta gamma di situazioni climatiche e colturali.

I coltivatori smaliziati dicono: “Procurati una pianta di Dendrobium chrysotoxum , per metà anno bagnala a volontà, l’altra metà dell’anno tienila secca, ma sempre in piena luce e vedrai sempre bellissime fioriture, che dureranno quasi un mese intero.”
Proprio così non è…ma poco ci manca: l’esemplare della foto rimane appeso nella parte alta e luminosa della mia serra tutto l’anno con poca acqua durante la fase del semi riposo, più abbondante nei mesi che precedono la fioritura e, poco fertilizzante.

In coltivazione si consiglia di tenere quest’orchidea in vaso: nei luoghi d’origine si sviluppa bene in magri anfratti rocciosi o sugli alberi.

Dendrobium, facili o difficili?

Un genere con oltre 1500 specie, tanto desiderate, temute e poco conosciute.

E’ assai difficile descrivere con semplicità e completezza le orchidee appartenenti al genere Dendrobium.
Questo genere assume il nome Dendrobium nel 1799 con la descrizione del botanico Svedese Olof Swartz (1760-1818), pubblicata su (Nova Acta Regiae Societatis Scientiarum Upsalensis ser. 2, 6: 82 (1799).
L’appellativo deriva dalla combinazione di due parole greche (dendron = albero e bios = vita) a significare la vocazione epifitica di gran parte delle specie appartenenti a questo genere (vita sugli alberi).

All’inizio erano note poche decine di specie, ora oltre 1500 e questo genere è uno dei più numerosi nella famiglia delle orchidee, la specie tipo è: Dendrobium moniliforme.
Il genere Dendrobium è presente in tutto il Sud Est Asiatico e nel continente Australe. E’ un genere molto complesso, sia per la forma e dimensione delle sue piante, che per esigenze biologiche e vive in habitat molto diversi, dalle pianure basse alle alte foreste umide.

Dendrobium farmeri
Collezione Guido De Vidi

Ci sono specie piccolissime, 5 centimetri ed altre enormi con fusti lunghi anche 4 – 5 metri, alcune hanno foglie caduche piuttosto che teretiformis e molte invece sono sempre verdi, disposte in sequenza distica oppure a foglia singola.
Le infiorescenze dei Dendrobium possono essere laterali, subapicali o apicali, munite di pochi fiori oppure con fitti pannicoli a forma di spazzola.

Questa breve introduzione del genere Dendrobium lascia subito intendere quanto è difficile cimentarsi nella coltivazione e non da ultimo anche nello studio scientifico.
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