Archivio mensile:Ottobre 2004

L’ANALISI

LE ORCHIDEE IN AUTUNNO

Le orchidee che noi coltiviamo in serra, sui davanzali, nelle e logge ed in mille altri modi, provengono da paesi dove le condizioni stagionali sono notevolmente diverse dalle nostre.
Molte specie vivono bene con temperature minime di 18 – 20 gradi centigradi, altre si accontentano di 14-15 ed altre ancora prediligono il freddo, 5 – 10 gradi.

Il dato della minima temperatura accettabile, è molto importante per la coltivazione in quanto raggruppa empiricamente, tutte le orchidee in tre grandi casistiche: da serra calda 18 – 20 gradi minimi, intermedia 14 – 15 e fredda 5-10.

La parola “SERRA” è da considerarsi un concetto esemplificativo per rappresentare spazi ambientali attrezzati e circoscritti, entro i quali si creano le diverse condizioni ambientali.

Possono quindi essere vere e proprie serre, oppure piccoli orchidari e non da ultime tutte quelle soluzioni ingegnose, attivate dall’inventiva dei piccoli collezionisti da davanzale, armadio o scantinato.

Naturalmente la temperatura minima nelle nostre coltivazioni è un problema che si presenta durante la stagione fredda (autunno inverno) e coinvolge tutti i sistemi di coltivazione: anche l’ormai mitica “signora Maria” deve risolverlo, tanto quanto il possessore delle più ricercate tecnologie.

Il secondo problema che affligge le orchidee in coltivazione nei siti con sensibili differenze delle ore di luce stagionali, è la repentina diminuzione della luminosità durante la stagione fredda.

All’inizio del mio articolo, evidenzio per l’appunto che le orchidee provengono da luoghi nei quali le stagioni sono diverse dalle nostre e si differenziano soprattutto per le ore di luce che sono abbastanza simili col cambiare delle stagioni.

La necessità di arricchire la fonte luminosa disponibile è determinata non necessariamente dalle poche ore ma soprattutto dalla scarsa luce sfruttabile all’inizio ed alla fine del ciclo giornaliero diurno ed è appunto in queste ore che è opportuno intervenire.

Questa peculiarità, determina la necessità di dover sopperire artificialmente con fonti luminose accessorie, durante la stagione buia.

Questo caso non è importante nelle serre, in quanto l’equilibrio complessivo “temperatura – umidità –luminosità” si regge sempre.

Nella coltivazione professionale, si gioca con il controllo delle ore di luce, nei casi in cui si coltivino orchidee fotosensibili e si voglia forzare il loro periodo di fioritura, mentre nelle coltivazioni amatoriali, durante la stagione fredda si prende atto che il ciclo biologico rallenta e si aspetta la nuova stagione.

L’effetto della carenza di luminosità si amplifica e crea veramente situazioni di disagio alle orchidee, nelle coltivazioni che io chiamo (non me ne vogliano gli amici) precarie.

Le coltivazioni sulle finestre nei soggiorni nelle logge ed in tutti quei posti che la nostra fantasia scova in casa, quando arriva l’autunno cominciano a dare segni di crisi e tutto quello che si è cercato di fare in estate, vanifica se non si aiutano le nostre orchidee.

Di primo acchito si pensa subito alla luce ed è per certi aspetti giusto, ma non basta.
Sulle soluzioni tecniche da adottare mi soffermo velocemente ed in termini generali in quanto le strategie particolari, sono legate alle specifiche varianti dei singoli casi.

Si è visto che anche le più piccole collezioni annoverano specie con esigenze diverse di luminosità, quindi la soluzione mediana che tenga conto di un supplemento di luce sufficiente a garantire complessivamente 10000 – 12000 lux (unità di misura della luminosità) può diventare un valido contributo.

Per individuare la potenza della fonte luminosa artificiale da attivare, si moltiplicano i lux per i metri quadri da illuminare e si trovano i lumen necessari, con questi dati si decide di installare fonti luminose tendenti a simulare la luce del sole: lampade ad incandescenza (consumano troppo e rendono poco), tubi al neon specifici (economici di buona resa ma antiestetici), faretti alogeni ( buoni ma costano).

Secondo la mia opinione, non è necessario che le ore di luce supplementare, eccedano di tanto, rispetto a quelle stagionali naturali. Ci sono altre opinioni rispettabili che invece sostengono la tesi della forzatura.

Alle nostre orchidee, oltre alla luminosità bisogna anche garantire la temperatura minima e lo sbalzo termico tra il giorno e la notte: minimo di 2 gradi centigradi.

Nelle serre, con una minima insolazione estemporanea, le temperature diurne aumentano da sole; negli altri casi è opportuno provvedere con sistemi di riscaldamento e/o di accumulo dell’eventuale insolazione proveniente dalla finestra ecc.

Terzo aspetto, sempre difficile da rispettare nelle coltivazioni casalinghe, è per l’appunto l’umidità.
Stabilita l’utilità dell’umidificatore ad ultrasuoni, abbastanza economico e di facile reperimento, bisogna anche dire che molti coltivatori hanno escogitato tanti altri sistemi artigianali, che pregherei di illustrare se credono, nei commenti.

AUTUNNO IN SERRA
Per i possessori di serra, l’autunno è fonte di molte preoccupazioni, visti anche i recenti andamenti delle fonti energetiche tradizionali, la più assillante è ovviamente il riscaldamento.

Riscaldare costa e quindi diventa importante trovare soluzioni che portano a risparmiare.
La prima e buona regola del risparmio sul riscaldamento è la più ovvia e la meno osservata, perlomeno nelle fasi progettuali della serra: una puntigliosa coibentazione, che si ottiene usando materiali quali vetro camera, policarbonato oppure doppio nylon con gonfiatura interna.

Molti coltivatori, durante l’inverno, usano proteggere internamente la serra, con nylon dotato di piccole camere d’aria a forma ovale.
Altro accorgimento che porta al risparmio, è quello di abbondare nella potenza dei vari sistemi di riscaldamento in uso, la scelta della fonte energetica è ovviamente legata a fattori contingenti: personalmente ritengo che riscaldare con stufe ad aria calda dotate di bruciatore a gasolio, sia la soluzione più economica in termini di costo x potenza termica resa.

Il riscaldamento ad aria calda, è una garanzia contro le possibili marcescenze invernali che con sistemi di riscaldamento per irradiazione sono sempre in agguato, però ha il difetto dell’eccessiva essiccazione dell’aria.

Spazio aperto

QUESITI DEI VISITATORI

gentile signor De Vidi
le scrivo per chiederle alcune informazioni culturali sulle seguenti piante:
Angraecum magdalenae
Renanthera coccinea
la prima mi sta dando alcuni problemi, perde delle foglie e decisamente nn sta benissimo… sto seriamente di trasferirla da vaso a zattera…la seconda cresce ma nn fiorisce….
attendo i vostri consigli…
cordiali saluti
Matteo

Caro Matteo, intanto complimenti per queste due specie che io considero interessanti.

Angraecum magdalenae:
Fra le varie specie d’Angraecum, il magdalenae è abbastanza esigente: gli errori si pagano cari perché è una pianta compatta e quindi riluttante alla stagnazione d’acqua tra le ascelle delle foglie e nel composto, inoltre è molto lenta nella sua crescita.
L’Angraecum magdalenae è una specie monopodiale (cresce in un unico podio) litofita e vive sugli altopiani del Madagascar, fra le rocce di quarzo a 700-2000 metri d’altitudine.
Nei luoghi d’origine l’Angraecum magdalenae vive in siti molto ventilati e luminosi, con periodi invernali freddi ed asciutti.
Queste caratteristiche vegetative sono molto importanti per capire l’ambientazione in coltivazione.
La mia esperienza di coltivazione mi porta a rilevare due aspetti importanti: il composto del vaso che deve mantenere sempre umide le radici ma non fradice ( bark di media pezzatura con un po’ di torba di sphagno e pezzetti di ghiaia macinata) ed un ambiente ventilato.
La pianta giovane può essere tenuta anche a media luminosità, quando è adulta e deve fiorire, trae giovamento da molta luce.
Altro accorgimento utile è quello di procurare un periodo invernale fresco ed asciutto: tenere il composto appena umido ed evitare bagnature e/o nebulizzazioni alle foglie fino a Gennaio.
L’Angraecum magdalenae su zattera mi lascia un po’ perplesso, avendone più di una pianta si potrebbe anche provare, in ogni caso ritengo che non sia un’operazione da fare alla vigilia della stagione fredda: verifica piuttosto come sono messe le radici.

Renanthera coccinea.
Questa orchidea della Papuasia è interessantissima, ma in via d’estinzione causa la raccolta smodata dei mercanti locali.
La Renanthera coccinea vive in pieno sole a basse quote fino ai 500 metri e fra le varie specie del suo genere, si distingue per sua grande crescita (anche 3 m).
Per vederla fiorire deve essere molto incespica, fertilizzata abbondantemente e posta in piena luce. Può essere coltivata in cestelli come le Vanda, oppure in vasi forati anche ai lati, in composto di bark grossolano.

X Matteo: Laelia lucasiana in crisi.

Ciao Matteo,
mi hai messo il dito sulla piaga!! Anch’io con le rupicole ho qualche conto in sospeso. La L. lucasiana che poi dicono sia la L. longipes, manca nella mia collezione, in compenso, coltivo da tempo e con alterna fortuna, la Laelia rupicola per antonomasia: L. rupestris.

La L. rupestris la coltivo attaccata ad un pezzo di roccia Carsica, posizionata in un suo anfratto naturale, apoggiata con poca osmunda e sfagno. Per qualche anno è cresciuta alla grande e poi come sempre accade, l’eccessiva sicurezza mi ha portato a trascurarla e lei piano piano se n’è andata in crisi: giù le foglie, radici secche e pseudobulbi in fase di ringrinzimento. Troppa acqua nei periodi di stasi!!! Per farla breve, mi son trovato nelle tue condizioni.
Nel tentativo di salvarla,qualche mese fa, ho ripulito la roccia ed ho riposizionato gli pseudobulbi senza radici, sempre con poca osmunda e sfagno. Dalla base di un pseudobulbo è già spuntato un nuovo germoglio da un mese e proprio oggi, stimolato dai tuoi problemi ho notato che stanno rispuntando le prime radici, speriamo bene. Comunque, le rupicole sono molto lente e quindi non demordere, certo le radici devono spuntare. Vista la stagione io proverei a tenerla qualche settimana in un sacchetto di nylon con dentro un pò di muschio vivo e la terrei abbastanza alla luce ed in una zona calda.

A proposito tu hai la serra? Senza radici non serve neanche alimentarla. Non saprei dirti altro, ciao e tienimi informato.

SPAZIO APERTO

I VISITATORI DEL SITO SCRIVONO:

Un visitatore di Trieste chiede di vedere scorci della mia serra, ecco qualche foto:

Effetto nebbia

Dalla Croazia:

Distinto signor De Vidi,
Mi Chiamo Gianfranco Labignan e Vi scrivo da Visignano d’Istria. Nella fiera di Pordenone di quest’anno un mio amico di Zagabria che è un appassionato di orchidee ha visitato il vostro stand e ha acquistato alcune piante. Igor come si chiama il signore in questione voleva porvi delle domande. Lui possiede diverse piante di Phalaenopsis che crescono e fioriscono normalmente.
Inoltre ha delle piante di Cattleya, Epicattleya, Ascocenda, Paphiopedilum e Vanda che vegetano bene ma non fioriscono. Potrebbe forse darci un aiuto e spiegarci perchè? Lo so che senza conoscere i dati specifici è difficile precisare la causa, però tenendo conto che le Phalaenopsis fioriscono bene e le altre vegetano bene, quale potrebbe essere la causa della mancata
fioritura delle ultime?

Caro Gianfranco, lei non può immaginare quanto mi si apra il cuore pensando alla sua Istria che amo moltissimo ed alla sua città, Visignano, ameno entroterra della costa Parentina.
Ricordo perfettamente il ragazzo Croato alla fiera di Pordenone, che su indicazione telefonica di un suo amico di Zagabria cercava specie particolari di orchidee.
Penso che lei abbia la funzione di interprete per i suoi amici Zagrabesi e quindi cercherò di rendere il più possibile semplici le mie indicazioni sulla corretta coltivazione.
Prima di tutto, sarebbe utile sapere dove vengono coltivate le orchidee, in serra, in abitazione ecc.
Allora, visto che le Phalaenopsis fioriscono regolarmente, posso pensare che l’ambiente sia buono, ma con poca luminosità per le Cattleya e le Vandacee che invece amano più luce, umidità e temperature più alte ( 30°).
Il Paphiopedilum, dovrebbe fiorire con facilità, probabilmente ci saranno problemi con le radici, forse il composto del vaso sarà deteriorato e quindi i germogli della pianta non riescono a maturare.
Soprattutto le Vanda e le Cattleya, vanno fertilizzate abbondantemente: concime N.P.K. 20-20-20, 0,5 grammi per litro d’acqua ogni 15 gg. primavera, estate, autunno ed un po’ meno nella stagione invernale.
Bisogna garantire buona umidità ambientale con un umidificatore, oppure spruzzando spesso le radici aeree e le foglie delle piante.
Conosco Zagabria e so che l’inverno è particolarmente freddo, quindi durante i prossimi mesi bisogna fare molta attenzione alle temperature ed alle bagnature.
Sempre a disposizione per ulteriori aiuti. Guido.

Cattleya aclandiae

Cattleya aclandiae

Cattleya aclandiae è originaria del Brasile (Stato di Bahia), vive in climi caldi ed asciutti per gran parte dell’anno, ad altitudini di circa 400 m.
E’ un’orchidea epifita di piccole dimensioni, appartiene al gruppo delle Cattleyae bifoliate e sviluppa pseudobulbi non più alti di 10 cm, alla cui base si formano poche radici, lunghe e consistenti.

Cattleya aclandiae Lindley, Edwards’s Botanical Register -1840.
Sinonimo: Epidendrum aclandiae (Lindl.) Rchb. f., WALPERS Annales Botanices Systematicae 6:312,1861.
Etimologia: il nome è stato dato in onore di Lady Acland

Cattleya aclandiae, similarmente a Cattleya violacea e Cattleya schilleriana, fiorisce in tarda primavera, le infiorescenze escono all’apice dei nuovi pseudobulbi di fresca maturazione ed hanno la caratteristica di formarsi contemporaneamente alla crescita delle due foglie.
I fiori di questa specie (generalmente 2, più raramente 3) misurano 5-7 cm e sono molto grandi in proporzione alle dimensioni della pianta. I petali ed i sepali sono notevolmente maculati di marrone su fondo ocra chiara, mentre il labello è di colore rosa carminio con due piccole alette laterali color bianco.
Come molte bifoliate, Cattleya aclandiae ama ambienti luminosi e sopporta senza subire bruciature, livelli elevati di luce.
La particolare struttura dell’apparato radicale, rado e consistente, consiglia di coltivare quest’orchidea su zattere di legno duro, oppure di sughero, affinché le radici possano crescere liberamente ed evitare marcescenze dovute a stagnazioni d’acqua.
Durante la stagione calda innaffiare ogni giorno le piante montate su zattera e diminuire le bagnature nel periodo invernale, prestando attenzione che i nuovi pseudobulbi di eventuali sviluppi secondari non raggrinziscano troppo.
Con la pianta posta nella parte più luminosa della serra, si possono godere anche due fioriture annuali, una primaverile ed un’ altra autunnale.
Fertilizzare la pianta con concime equilibrato a cadenza regolare ogni 20 gg. durante la stagione calda e rallentare leggermente nella fase di semi riposo vegetativo che interviene dopo la fioritura.

Spazio aperto

Mi procura molta gioia rendere pubblica la felicità dei primi traguardi di una neofita…si può cominciare anche con una specie

…….. A parte queste mie personali impressioni sull’esposizione in Villa Manin ti scrivo per dirti una cosa molto importante. Innanzi tutto ti rammento che io sono una delle 12 persone che ha partecipato al corso tra maggio e il solstizio d’estate a Via Parnasso 1, che in quell’occasione ci hai donato una piantina di Miltonia regnellii e proprio oggi é sbocciato il primo fiore, ed é stato un momento molto felice trovarlo aperto al mio ritorno dal lavoro.
Spero di avere al più presto altre occasioni di incontro con te, altri amanti delle orchidee e loro, le mitiche orchidee.
Bouonanotte e a risentirci a presto.
Eleonora.

Ho risposto chiedendogli una foto da pubblicare nel Blog…. Complimenti Eleonora, vedo che le lezioni sui nomi e la loro corretta scrittura ti sono state utili.

Ciao Guido,
ti allego due foto della miltonia fiorita. Per me é un evento ma forse non é così perfetta per essere pubblicata sul sito, anche perché, come noterai, la pianta ha subito una scottatura estiva perché l’avevo esposta al sole diretto, senza alcun riparo. Il fiore che vedi é il primo di due steli con cira 5 boccioli ciascuno.
Un consiglio: la sera porto in casa la miltonia per non fargli subire gli sbalzi di temperatura notturna, faccio bene?
A presto Eleonora

Il consiglio: finchè le temperature noturne non scendono sotto i 13-14 gradi, la tua Miltonia regnellii può rimanere fuori, ciao e grazie per le tue parole.