Archivio mensile:Luglio 2006

Coltivare le orchidee su zattere e tronchetti

Lo gradiscono le nostre orchidee e noi coltivatori ci appassioniamo ancor di più.

Gran parte delle tantissime specie d’orchidee conosciute sono epifite e/o litofite e quindi il loro ambiente di vita in sito è caratterizzato da anfratti formatisi su alberi e pendii rocciosi.
E’ l’evoluzione della specie, che ha portato tante piante a cercare condizioni ideali di vita oltre la fascia fertile del suolo terrestre, a volte per cercare più luce ed in altri casi per esporsi meglio alle visite degli insetti impollinatori.
Giunte nelle nostre coltivazioni, le orchidee subiscono notevoli adattamenti ambientali, che cambiano, a volte anche radicalmente, le loro necessità biologiche.
Fortunatamente per loro e per noi, le orchidee sono piante molto duttili e resistenti…forse anche questo particolare va annoverato fra i tanti motivi della loro attrazione fatale.

Coltivare le orchidee epifite nei vasi è un compromesso di comodità
Capita pertanto, che per comodità di coltivazione, specie da sempre vissute sugli alberi delle foreste tropicali si trovino a dover vivere in piccoli vasetti, oppure in grandi contenitori. In ogni caso, il substrato nel quale dimorano le orchidee epifite, anche se collocate in vasi, deve essere molto drenante per consentire alle loro radici di potersi sviluppare comodamente senza essere soffocate da terreni di coltura troppo impregnanti.
Le soluzioni e le miscele dei composti sono tante quanti sono i coltivatori e soprattutto sono strettamente legate alle disponibilità locali. Può essere quindi, che in certe zone geografiche è più in uso la fibra di cocco sminuzzata piuttosto che lo xaxim ed invece in altre località sia più comodo usare corteccia d’abete, carbone, torba e sfagno: ad ogni buon conto tutte le soluzioni devono rispondere alle richieste vitali della pianta in questione ed è per questo, che ogni coltivatore s’inventa alchimista, non sempre con ottimi risultati.

Perchè non far tornare le orchidee sugli alberi, anche in serra?

Nella foto sotto: Cattleya eros ‘coerulea’ (C. mossiae x walkeriana), ibrido creato da Veitch e figli , premiato con AM/RHS nel 1895 – divisione regalo dell’amico Gianni Morello, sistemata su tronchetto di Robina nel 2003 e fiorita per la prima volta in questi giorni.
Questo è il sogno di moltissimi coltivatori d’orchidee ed i risultati sono per certi aspetti molto soddisfacenti:
– La pianta cresce in libertà e si organizza come nei suoi luoghi endemici.
– Non servono i rinvasi periodici.
– Si possono ottenere grandi esemplari.
– La pianta crescendo su se stessa si autocostruisce il substrato colturale, che la rende meno vulnerabile a situazioni critiche.
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Lc Mini Purple

Cerco il nome di questo clone

Questi fiori stupendi sono della Lc Mini Purple (L. pumila x C. walkeriana) (1965) Ibrido registrato da Yamada, ma non conosco il nome del clone rappresentato nella foto, qualcuno mi può aiutare?

Altre info.

Questa foto mostra la pianta intera, gli pseudobulbi della divisione sono alti circa 10 centimetri… quello nuovo con i fiori, che si è formato nella mia collezione è più alto di 7-8 centimetri: forse troppa ombra …o troppa grazia!

Nel composto si nascondeva questa cartellinatura: Lc Mini Purple ‘hawaiian blu’…forse il clone andava scritto così ‘blu hawaii’…, ma mi rimane ancora qualche dubbio

Holcoglossum amesianum, orchidea afrodisiaca?

Dalla Cina…con amore

I CINESI HANNO SCOPERTO UN’ORCHIDEA AFRODISIACA
Scienziati cinesi della Tsinghua university di Shenzhen hanno scoperto un nuovo tipo di orchidea, l’ Holcoglossum amesianum, che vive a duemila metri, a temperature rigidissime, che è in grado di autoimpollinarsi e produce un polline che allontana gli insetti. Proprio da questo polline, trasformato in compresse, gli scienziati ritengono di poter ricavare un potente afrodisiaco che avrebbe un effetto rinvigorente per gli uomini e rivitalizzante e protettivo per le donne.

Questo trafiletto è apparso sul CORRIERE DELLA SERA di alcuni giorni fa: traetene le conclusioni che preferite, io presento una breve scheda del l’orchidea in questione, che coltivo da qualche anno. Con la prossima fioritura proverò a sintetizzare il polline dei suoi fiori…vi terrò informati.

Collezione Guido De Vidi -Diritti riservati.
Holcoglossum amesianum “DOTTORI” (Rchb. f.) Christenson 1987
Ex Vanda amesiana
Il nome proprio della specie è stato dato in onore del botanico Ames.
Questa orchidea di medie dimensioni, monopodiale, epifita e/o litofita è endemica in Birmania (nome attuale del paese Myanmar), Cambogia, Laos, Vietnam, Cina e Tailandia.
Predilige molta luce. In natura questa orchidea vive in pieno sole abbarbicata sui pendii rocciosi e sugli alberi delle foreste montane primarie a 1200 – 1600 metri di altitudine.
Possiamo considerarla un’orchidea da clima fresco, ma richiedente un periodo di caldo luminoso durante la fase vegetativa estiva.
Alla base del fusto rigido si sviluppano diverse foglie semi teretiformis, acuminate e di colore verde scuro dalle cui brattee ascellari crescono lunghi steli con diversi fiori bianchi (10 – 40) con il labello sfumato di viola: sono molto profumati e fioriscono in autunno/inverno.

Note di coltivazione:
L’Holcoglossum amesianum forma grosse radici e qualche volta tende a produrre più ceppi pseudo-basali, che non vanno confusi con quelli delle orchidee simpodiali, ma sono normali filiazioni tipiche delle Vandaceae (formazione di nuove piante lungo il podio principale). Questa caratteristica vegetativa consiglia di coltivare l’Holcoglossum amesianum in contenitori costruiti con asticelle di legno duro. Il substrato può essere costituito di bark grosso e carbone di legna. Si ottengono buoni risultati anche con sistemazioni su zattere di legno e/o sughero.
Collocando l’ Holcoglossum amesianum nella parte più luminosa della serra o dello spazio domestico disponibile, le fioriture sono puntuali e generose…in casa la scommessa si fa più difficile.
Questa orchidea non richiede particolari periodi di riposo vegetativo, ma è consigliata una particolare attenzione con le bagnature invernali: eccedendo si corre il rischio di procurare dei ristagni ascellari indesiderati.
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All’ombra della Stanhopea

Ballando sotto un tetto di fiori

Il caldo insopportabile ed alcune vicende “virtuali” hanno momentaneamente inibito la mia creatività di blogger imbranato…per riacquistare vigore ho ascoltato i saggi consigli di dolcissime orchidofile amiche, che mi consigliavano di andarmi a purificare alla “Fonte Castalia di Rio Parnasso” e portare poi un “oracolo in serra”, effettivamente, questi riti mi hanno consentito di riprendere i racconti “strafalcionati” delle mie orchidee.
I motivi? Il web è fantastico, ma nello stesso tempo è anche un grande mare arcano, pieno di folletti che fanno periodiche e dannose incursioni nelle varie isole, compresa anche la nostra.

Ripartiamo con il diario di Orchids.it, che spero riesca sempre a portarci nel magico mondo delle orchidee, senza se e senza ma.

Ieri, proprio durante il “rito purificatorio” – lasciatemi fantasticare – mentre stavo bagnando le orchidee sistemate all’esterno della serra e fra queste le possenti Stanhopee, ho vissuto attimi surreali (chissà, magari inebriato dall’intensissimo profumo), che mi hanno trasportato in luoghi stregati , sotto un tetto di fiori fragaranti a ballare strane danze in compagnia di esili figure deliziose…è durato pochissimo e mi son presto ritrovato nella realtà con la canna dell’acqua fra le mani a dar loro refrigerio.

Eccola la complice: Stanhopea oculata, che da qualche anno, regolarmente, a metà Luglio si conquista il set e recita la sua commedia

Ora dovrei scrivere qualche cosa di “scientifico” o meglio di tecnico, ma preferisco lasciare a questo post la sua dimensione surreale e fantastica… per le notizie informative posso sempre “linkarmi” ..non me lo vieto di sicuro!! Sì perchè in qualche forum italiano, è caldamente sconsigliato linkare, preferiscono tenere nella propria pancia notizie e foto di altri spazi web.

Sulle Stanhopeae ci sono vari post su questo blog, ecco alcuni: questo ancora uno
ed infine questo racconto

Paphiopedilum: è arrivato il libro!

Buone nuove per Orchids Club

Prima buona notizia tanto attesa: 20 libri di “Paphiopedilum Grower’s Manual di Lance A. Brik” sono giunti a casa mia oggi 22 Luglio 2006…dopo quasi 3 mesi di viaggio.
I primi 15 prenottati sono anche arricchiti della dedica “ad personam” autografa dell autore, che ringraziamo con tanto affetto.
Ecco la mia dedica:

Ho dato una breve occhiata al libro e posso senzaltro dire che è ben fatto, interessantissimo e molto attuale.
Sembra che non ci siano costi aggiuntivi.
Degli altri 5 senza dedica, 3 sono già assegnati a: Cocky, Lorenzo e Gabriella…e gli altri 2 sono a disposizione.

Altra buona notizia:

Domenica 6 Agosto 2006, L’Associazione Slovena Amatori Orchidee, farà visita alla mia collezione, l’evento è troppo ghiotto per non promuovere in concomitanza anche l’incontro d’Agosto del nostro Club.
L’occasione sarà ulteriormente propizia per distribuire i libri, che ne dite?
Io propongo questo programma:
Domenica 6 Agosto 2006
– ore 10: ritrovo a Pero c/o la mia serra per un saluto agli amici Sloveni.
– ore 10 30: breve chiaccherata sul collezionismo delle orchidee e presentazione del libro “Paphiopedilum Grower’s Manual di Lance A. Brik”
– ore 11: visita alla collezione con illustrazione delle più disparate tecniche di coltivazione.
– ore 12: ristoro con vari “peccati di gola” e prosecco doc.
Pomeriggio in libertà: per chi resiste ai calori agostani…ancora serra.
….come sempre, nessuno si senta escluso, basta avere la testa nelle orchidee per essere graditi ospiti!