Archivio mensile:Agosto 2007

Vanda coerulea, tutte le tonalità del blu

Un’orchidea delicata e molto amata dai collezionisti
Vanda coerulea, conosciuta anche con il nome popolare “Orchidea blu” è originaria dell’Asia sud orientale – Myanmar, Assam, Tailandia e vive ad altezze di 800 – 1600 metri.
Questa orchidea è epifita a sviluppo monopodiale e preferisce climi freschi.
Sono note molte varietà, si differenziano tra loro per la tessellatura più o meno marcata sui fiori, per le tonalità dei colori, che vanno dal blu marcato, semi alba, rosa e porpora chiaro e per la loro diversa dimensione.

Generalmente i mesi di fioritura della Vanda coerulea, sono Luglio, Agosto e Settembre.
Analizzando esemplari di Vanda coerulea si nota la netta differenza fra piante in coltivazione, selezionate da vari auto incroci per impollinazione, e piante provenienti dai luoghi d’origine raccolte in sito, che possiamo chiamare “selvagge”.

Vanda coerulea cultivar 4N – collezione Guido De Vidi

Dalla sua scoperta, la Vanda coerulea è stata progressivamente selezionata dall’uomo con auto incroci di varietà interessanti allo scopo di ottenere figli con le migliori caratteristiche dei vari progenitori, fiori grandi, colore intenso, tessellatura molto pronunciata e petali senza la caratteristica torsione orizzontale.
Vanda coerulea semi alba ‘Dottori” fiore- collezione Guido De Vidi

Le piante raccolte in sito hanno tonalità più pallide (a volte quasi alba), tessellature appena visibili e petali sensibilmente torti.
La natura però è imbattibile e agli occhi del collezionista attento non può sfuggire il fascino delicato delle piante di provenienza dai luoghi di endemicità.
Un’altra qualità caratteristica delle piante “selvagge” è il maggior vigore, la resistenza alle malattie ed agli insetti, la grande capacità di resistere a situazioni ambientali avverse ed inoltre la maggior fertilità dei semi. Per questi motivi, in certi casi è indispensabile ricorrere a semine asimbiotiche i cui semi derivino da impollinazioni di Vanda coerulea “cultivar”con i pollinia

di piante “selvagge”, sia per produrre piante più forti che per rimodellare le fioriture secondo le necessità del mercato: quindi gli esemplari “selvaggi” presenti nelle nostre collezioni vanno salvaguardati e tenuti in massima considerazione, forse potrebbe anche essere utile un censimento generale, almeno delle Vanda coerulea di sicura provenienza, presenti nelle collezioni italiane, ma questa è solamente una delle mie tante utopie.
Vanda coerulea var. rosea – collezione Guido De Vidi

In natura nulla è casuale o legato a mode e tendenze estemporanee, le forme dei fiori e le tonalità dei colori sono sempre delicate e nello stesso tempo luminose, ecco un esempio di tonalità deliziose: Vanda coerulea var. rosea (foto sopra).

Vanda coerulea semi alba ‘Dottori’ – collezione Guido De Vidi
Su indicazione di Philippe Christophe, che ringrazio per la collaborazione, correggo il nome: Vanda coerulea f. rogersii ‘Dottori’
Vanda coerulea Griff. ex Lindl. 1847
Sinonimi: Vanda coerulescens Lindl. 1857
Nomi popolari: Vanda blu, Autumn lady’s tresses orchid, Kwak Lei (Manipuri)
Etimologia del nome Vanda: da un parola Sanscrita con la quale le antiche popolazioni indiane indicavano la Vanda tessellata.
Abbastanza rara in natura, recentemente sono state individuate delle nuove varietà, che sono in attesa di classificazione.

Descrizione e coltivazione
Questa specie è dotata di un fusto vegetativo corpulento, presenta foglie coriacee, ligulate, distiche, conduplicate, oblique e tridentate agli apici. Gli steli fiorali possono raggiungere anche lunghezze di 60 cm ed escono dalle ascelle delle foglie a portamento eretto o sub eretto con 5-12 fiori di di grande dimensione e lunga durata.
Vanda coerulea a differenza di tante altre specie dello stesso genere, preferisce temperature intermedie fresche e luce media, con notti invernali fredde (alcuni coltivatori durante la stagione invernale tengono le loro piante di Vanda coerulea insieme ai Cymbidium con temperature notturne di pochi gradi sopra lo zero termico) e periodo secco (garantire solamente leggere nebulizzazioni di mantenimento) per favorire la successiva fioritura.
Fertilizzazioni: pochissime in inverno, leggere in primavera ed abbondanti durante la fase estiva.
Substrato di coltura: poiché questa specie forma molte e grosse radici lungo il fusto, se coltivata in serra, può anche essere tenuta a radice nuda, ad ogni buon conto la soluzione ideale rimane sempre il vaso forato o il cestino di stecche di legno.
Malattie e parassiti: resiste bene a qualsiasi attacco patogeno, agire preventivamente con qualche trattamento fungicida e fare molta attenzione alle lumache…quelle non mancano mai e basta una notte per mandare in fumo la fioritura.

Note storiche
Vanda coerulea è stata scoperta nel 1837 dal botanico inglese William Griffith (1810-1845), sugli alberi di Gordonia (Theaceae) delle foreste di pino e di quercia, durante un suo viaggio nelle zone collinose dell’India orientale (Khasia) .
Questa nuova orchidea rimase pressoché sconosciuta fino al 1847 quando Lindley la descrisse sulla base di un esemplare presente in un erbario.
La raccolta in sito è iniziata qualche anno più tardi, e nel 1850 con le importazioni in Inghilterra da parte di Thomas Lobb e Joseph Hooker, “l’Orchidea blu” poteva essere ammirata per prima vota dagli appassionati orchidofili europei, nelle serre della Ditta inglese (Veitch & Sons”).
Questo evento suscitò un gran interesse fra i collezionisti dell’epoca. Le raccolte indiscriminate, che seguirono la scoperta dell’”0rchidea blu” decimarono velocemente le varie colonie in sito e presto fu severamente limitata la commercializzazione di questa orchidea.
Ciò nonostante, sia dilettanti che professionisti incoraggiati dalle richieste di mercato, continuarono l’accumulazione di questa specie facilmente reperibile anche nei mercati locali sempre ben forniti di piante in fiore strappate nei siti di endemicità dalle popolazioni indigene.
Le raccolte eccessive di questa orchidea, la distruzione dell’habitat dovuto ad incendi dolosi per ricavare nuovi terreni coltivabili e non da ultimo il mutamento dell’equilibrio ambientale causato dal riscaldamento atmosferico per l’effetto serra, sono state e continuano ad essere le sue gravi minacce di estinzione in natura.
A tal proposito giunge strana la notizia che la Vanda coerulea è tornata, suo malgrado, in Appendice II del CITES.
Questa specie era stata inclusa in Appendice I (specie in forte pericolo di estinzione) del CITES nel 1979, ma successivamente nel 2004, in occasione del 13th Meeting of the Conferences of the Party in Bangkok è stata spostata in Appendice II ( possibilità di commercializzazione).

” Prop. 44. Transfer the blue vanda orchid (Vanda coerulea) from Appendix I to Appendix II (Thailand). Tentative U.S. negotiating position: Oppose. This orchid was severely depleted in portions of its range due to over-collection in the past, although, the proponent states that most range countries’ populations are believed to have recovered and that export of wild-collected specimens is prohibited in all range countries by domestic legislation. The preferred specimens for trade in this species are artificially propagated specimens of select clones and hybrids, which are vastly superior in color and form to wild-collected specimens. This species is listed as Rare in the 1997 IUCN Red List of Threatened Plants, although currently the main threat to the species is forest conversion and not collection from the wild for international trade. There is still concern, however, that this species continues to be collected from the wild, particularly in India and Myanmar”.

Le motivazioni sono state più o meno queste: impossibilità di stabilire con sicurezza il reale pericolo di estinzione in quanto i paesi interessati ritengono possibile il recupero delle popolazioni di Vanda coerulea ed inoltre la presa d’atto che le nuove tecnologie di riproduzione rendono meno appetibile il mercato delle piante in sito… poco convincenti a dire il vero.

Appunti di un viaggio nell’allora Birmania, apparsi in “American Orchid Society Bulletin September 1, 1952
“Orchids in Burma Today by Philip R. Fehlandt”

Vanda coerulea in una collezione di “Maymyo” (1000-1200 m) località montana della Birmania: eravamo alla fine degli anni 40.

Il signor Philip R. Fehlandt, americano e collezionista di orchidee, racconta la realizzazione di un suo grande sogno: poter visitare i paesi d’origine di molte orchidee della sua collezione.
Descrive con dovizia di particolari, delusioni, paure e difficoltà incontrate in un paese difficile, sempre in balia di guerre e colpi di Stato. Alla fine, le difficoltà incontrate, trovano soddisfazione con la conoscenza di un appassionato collezionista residente da anni in Birmania, il signor Bellamy.

Libera riduzione ed interpretazione del racconto pubblicato sul Bollettino dell’AOS

…Un motivo naturalmente, la guerra. Durante i quasi quattro anni del conflitto, la Birmania è stata devastata dalla guerra. L’avanzamento giapponese ed il ritiro degli americani, gli anni lunghi dell’occupazione giapponese sotto il bombardamento alleato quasi costante, poi la ritirata giapponese e l’avanzamento finale americano, hanno inflitto danni pesanti al paese.
In questa situazione girare per il paese a caccia di orchidee non poteva essere un’impresa facile… senza conoscenze locali, qualsiasi spostamento risultava infruttuoso per non dire pericoloso, ma col tempo qualche contatto cominciava a dare i suoi frutti.
Il primo incontro positivo si materializza con il solito missionario appassionato di orchidee, in questo caso un americano super conoscitore di tutti i Dendrobium indigeni, compreso il famoso Dendrobium rosso luminoso.
Il vero colpo di teatro succede quando, sparsasi la voce della passione per le orchidee di Philip R. Fehlandt, un conoscente del luogo gli propone un incontro con la principessa Ma Lat, cugina del Re. Si dice che abbia una collezione stupenda, colpo di fortuna! La Principessa per la verità è la moglie del signor Bellamy, un australiano geniale che vive in Birmania da oltre venticinque anni ed è lui il vero collezionista.
I coniugi Bellamy vivono nella Birmania del nord, a Maymyo, più di mille metri sul livello del mare, luce luminosa di giorno, fresco e ventilato la notte.
A mezzogiorno con il sole diretto il caldo si fa sentire, ma basta mettersi all’ombra per godere una temperatura frizzante.
Il signor Bellamy durante la guerra ha perso l’intera collezione ed ora sta ricostruendola con passione e con risultati lusinghieri.
L’incontro nella coltivazione del signor Bellamy avviene in un periodo di scarse fioriture, ma la visione delle piante in piena vegetazione, rigogliose e in perfetta salute è ugualmente uno spettacolo bellissimo – il vero appassionato di orchidee trova enorme soddisfazione quando può ammirare buone coltivazioni – e poi che meraviglia quel Saccolabium là in fondo, carico di fiori e le radici, tutte quelle radici aeree lunghe e ben sviluppate.

L’ orchidea preferita dal Signor Bellamy
Birmania è la patria della Vanda coerulea, e paese adottivo del signor Bellamy, nella sua collezione dovevano essere sicuramente presenti alcuni esemplari. Sì, eccoli in bella mostra, ben coltivati e carichi di fiori in tutte le tonalità naturali: blu, rosa e porpora.
La preferita del signor Bellamy è la Vanda coerulea sistemata nel cestello di legno con quattro gambi con steli fiorali per un totale di oltre 200 fiori, che spettacolo!
Qual’è il segreto di tanto successo nella coltivazione – chiede Philip – il segreto di tanto successo è semplicemente un buon periodo di riposo con notti fredde nel periodo invernale – esordisce il signor Bellamy – A Maymyo durante la stagione invernale le temperature oscillano da 35 gradi centigradi durante il giorno a 16 notturni.

Famosa rimane questa foto del signor Bellamy mentre mostra orgoglioso una delle sue piante di Vanda coerulea con ben quattro gambi in fioritura con oltre 200 fiori.
Le variazioni di colore delle varietà di Vanda coerulea della collezione del sig. Bellamy variano dall’azzurro profondo con blu-chiaro e dal lillà al colore rosa.
Eravamo sul finire degli anni 40 ma ancor oggi il periodo di fresco secco invernale è il vero segreto per poter godere superbe fioriture di Vanda coerulea.

Prove di nebulizzazione per terrari e per piccolissime serre

Prove artigianali ed economiche per produrre nebbia nel terrario ed in una piccola serra…per il momento ci sono ancora dei problemi tecnici

Prove eseguite per la nebulizzazione

La prima prova eseguita con pompa ad ultrasuoni:
La prova l’ho eseguita sul mio terrario che misura 70x70x50, le prove non sono andate male però ho constatato che è meglio abbinare anche un piccolo ventilatore per permettere alla nebulizzazione di arrivare anche al soffitto del terrario – in circa 15 minuti si riempie completamente.

Ho anche fatto una prova in una specie di serra (si fa per dire ) che misura 150x150x200 cm ed il risultato è discreto, però si deve considerare che con una sola pompetta ci vuole circa un’ora e mezza perché la serra si riempia di nebbia e poi in poco tempo sparisca tutto, quindi bisognerebbe ricominciare dopo circa dieci minuti.
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Il genere Angraecum

Il genere Angraecum è molto variegato, si va da piccole piante con foglie distiche e fiori minutissimi (Angraecum disticum) a piante imponenti con fiori enormi (Angraecum sesquipedale) oppure con steli fiorali lunghissimi (Angraecum eburneum sottospecie superbum).

Collezione Guido De Vidi – diritti riservati
Le varie specie sono impollinate da farfalle notturne e quindi i loro fiori sono di colore bianco per poter essere visti al buio e quasi tutti emanano fragranza solamente nelle ore notturne.
Più avanti nel post faremo una carrellata completa sulla sistemazione tassonomica del genere Angraecum, per ora godiamoci questa foto nella quale si può ammirare la piacevole sproporzione fra la dimensione della pianta e quella del fiore, ecco la scheda:
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Attenti a quei due

Tutto quello di cui le orchidee non hanno bisogno
Non fosse che questi personaggi sono dirigenti dell’orchidofilia nazionale, la cosa potrebbe sembrare perfino comica e non varrebbe nemmeno la pena di occupare tempo e spazio.
Leggete questo “eclatante” spaccato di un dialogo, scovato sul web orchidofilo italiano:

Siamo in un forum italiano e si sta discutendo di Laelie rupicole, la discussione naviga su binari corretti quando ad un certo momento scatta irrefrenabile nella mente del solito Ronin, la voglia di polemica e di denigrazione a cui fa prontamente eco un’altra “promessa” dell’orchidologia italiana, tale Filippo…che nel forum è pure moderatore, ovvero riveste il ruolo di chi dovrebbe frenare eventuali eccessi.
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….Ronin
Guru

See… “….”, non è che i brasiliani non le riconoscono… è che certe specie sono difficili da reperire in natura: per l’itambana, il cui intero territorio di distribuzione ricade in un’area protetta i raccoglitori, oltre a dover sfidare la sorveglianza di guardiaparco e guide locali (che ci sono), si devono sorbire 30 km tra andata e ritorno dall’auto, con un dislivello in salita di un migliaio di metri (a temperature tropicali); quindi, chi vuoi che ci vada? Fosse un rotschildianum…
Visto poi che da piccole son tutte simili ed in pochi sono in grado di distinguerle anche da adulte (dato che la vera itambana in pochi l’hanno vista), spacciare una briegeri per itambana è un gioco da ragazzi, così come vendere una sanguiloba o una cinnabarina per angereri, altra specie inconfondibile data la “stazza”, ma che io sappia non sul mercato.
Alla fine, chissà quante false angereri ed itambana ci saranno in giro, probabilmente tutte (o quasi) quelle vendute come tali!

Comunque, questa è una pratica abbastanza comune e non solo tra i venditori brasiliani: sono note le colossali fregature che rifila un famoso commerciante asiatico, da cui compri piante particolari (a caro prezzo, naturalmente), magari per migliaia di euro, per poi ritrovarti in fiore un comune (anche se bello) Paphiopedilum helenae …
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Filippo
Moderatore

Ronin ha scritto: citazione
per poi ritrovarti in fiore un comune (anche se bello) Paphiopedilum helenae …

ahahahah
Ma quell’helenae non era nemmeno poi così bello…Almeno, secondo me, non vale i soldoni che certamente sarà costato…
Fosse capitata una forma di colore particolare, forse….ne sarebbe valsa la pena prendere la sola….
Ma di helenae così ne trovi in giro anche per qualche decina di euro senza scomodare i cinesi. Basta contattare un qualunque “spennacchiatore di polli” per avere uno straccio di garanzia e piante certamente più sane.
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L’indecenza di questo dialogo è impressionante perché fa riferimento, con malcelata soddisfazione ed in forma anonima, a fatti specifici riguardanti scelte personali di un socio del nostro Club.
Ovviamente i fatti non stanno così come sono stati riportati dai due dialoganti, ma tant’ è, invece di avviare una seria riflessione sulla garanzia degli acquisti di specie botaniche si liquida il tutto con cattiveria e sarcasmo.
Il problema dell’incertezza tassonomica negli acquisti di orchidee è vecchio e purtroppo non risolvibile (potremo quasi dire che fa parte del gioco), ma usarlo come occasione di “sfottimento” cattivo ed anonimo è assai deplorevole, sterile e disgustoso.
Questo è il supporto informativo che si da sul forum agli appassionati? Vergogna!

Attenti a quei due… forse le orchidee non hanno bisogno di loro

Phalaenopsis deliciosa, Kingidm deliciosum o decumbens

Anche questa orchidea porta con se una lunga storia fatta di incertezze tassonomiche

Phalaenopsis deliciosa
Origine del nome di specie: dal Latino deliciosus, (delicato).
Distribuzione: Sri Lanka, India, Filippine, Borneo e Sumatra.

Mai come in questo caso, il nome di una specie vegetale risulta più rappresentativo delle sue caratteristiche, sia per i fiori, che per la delicatezza delle foglie.
Collezione Guido De Vidi – diritti riservati
Phalaenopsis deliciosa (Rchb.f 1854)

Sinonimi principali:
Kingidium deliciosum (Sweet 1970) – Doritis hebe (Schltr 1913) – Phalaenopsis alboviolacea (Ridl. 1893) – Aerides latifolia (Thw 1861) – Kingiella hebe (Rolfe 1917) – Doritis philippinensis (Hearts 1908) Doritis latifolia (Trim 1885) – Phalaenopsis wightii (Rchb.f 1862) – Kingiella philippinensis (Rolfe 1917) – Phalaenopsis bella (Teijsm & Binn 1862) – Doritis wightii (Benth & J.D.Hook 1883) – Doritis steffensii (Schlt. 1911) –Kingidium deliciosum var. Bellum (Gruss & Röllke 1993) – Kingidium wightii (Gruss & Röllke 1995) –
Phalaenopsis hebe var. Amboinensis (J.J Smith 1917) – Phalaenopsis hebe (Rchb.f 1862) – Phalaenopsis amethystina (Rchb.f 1865).
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