Archivio mensile:Dicembre 2007

Oncidium e pavoncelle

I frutti dell’amicizia
Ripeto spesso che internet, i forum, le mailing list, i blog e tutti gli strumenti che la moderna tecnologia ci mette a disposizione, a nulla valgono se le comunità virtuali che essi creano non producono contatti reali fra le persone che le compongono.
Con l’ausilio di questo blog e con le iniziative del nostro Club orchidofilo, capita spesso di concretizzare quanto scritto sopra.
La nostra è una vera comunità alimentata dalla comune passione per le orchidee, internet è solamente una, delle componenti che la caratterizzano, forse neanche la più importante.
A conferma di quanto scritto sopra, desidero raccontarvi due piacevoli eventi.

L’antefatto
Una ventina di giorni fa, Tiziana da Rimini.. quella dei miracoli (ora vive in Romagna ma di radici trevigiane) è venuta a far visita alle orchidee, lo fa sempre quando sale al nord dai suoi e in quell’occasione, come si usa fra amici, ha portato anche qualche regalino: il pane dello zio fornaio, una bottiglia di vino e…udite udite, una coppia di colombi bianchi, belli, bellissimi.
Il pomeriggio piovoso ed umido era di quelli da buttare, ma i regali, le orchidee e la piacevole conversazione hanno riscaldato la situazione. Le ore sono volate via, Tiziana era in compagnia di un’ amica con la sua tartarughina reduce da una visita veterinaria, un caffè due piccoli bouquet, due piantine per alimentare il “virus” e via.

I frutti

La coppia di colombi bianchi, dal nome popolare “pavoncelle” per la struttura delle piume delle code, svolte a raggiera come quelle dei pavoni, evidentemente si trova bene a casa mia ed ecco che a distanza di pochi giorni… la pavoncella già mostra il suo primo uovo.
Ora ha deposto anche il secondo
e sta covando con passione.
Intanto lui, il maschio orgoglioso, fa la guardia affinché nessuno disturbi la sua signora.
Forse per i primi giorni dell’anno nuovo vedremo nascere i piccioncini, grazie Tiziana!!
A coronamento di quella giornata, ecco la mail e la foto inviatami da Tiziana, che mostra la sua piantina in fiore, ricevuta in occasione dell’incontro:” Oncidium ornithorhynchum “. Leggete anche questo articolo sul sito di Alberto Ghedin.

Ciao Guido,
ecco l’Oncydium che mi hai regalato, ora è tutto fiorito. E’ bellissimo, ho trovato anche un bel vaso dal colore simile ai fiori e in mezzo al tavolo è stupendo e mi profuma tutta la sala. Grazie, grazie, grazie!!!

Che dire? Se questi sono i frutti significa che siamo sulla strada giusta 🙂
…e visto che ci piace anche giocare, apriamo il concorso voto: “Dai un nome alle pavoncelle”
Il premio? Uno o due semi di Peristeria elata al nome più gettonato di entrambe le pavoncelle 😆

Il genere Cymbidium

L’articolo è interamente leggibile su questa pagina. La pagina sarà continuamente aggiornata. Questo post rimane attivo per i vostri commenti che tecnicamente non è possibile inviare direttamente sulla pagina.

Quando si sente pronunciare per la prima volta la parola “orchidea”il pensiero va facilmente al fiore di un Cymbidium

Per la verità, da qualche anno, questo affascinante genere è messo un po in disparte dagli appassionati per lasciar posto alle meno ingombranti Phalaenopsis, più economiche e fiorifere tutto l’arco dell’anno.
Però, nel cuore di ogni collezionista di orchidee rimane sempre il suo Cymbidium…quella prima orchidea tanto desiderata e finalmente acquistata.
Direi che l’idea di legare l’inizio della nostra passione ad una profumatissima pianta di Cymbidium fiorita è anche più poetica, rispetto alla ormai invadente Phalaenopsis ibrida.
Per questo apro un post dedicato al genere Cymbidium.

Entriamo nel tema con la presentazione di questo bel fiore profumato.

collezione Guido De vidi – foto 11.12.07

Cymbidium tracyanum Rolfe 1890

Nota: Nella pagina si continuerà a raccogliere quante più notizie possibili sul genere Cymbidium, compreso quanto giungerà dai vostri commenti. Il tutto sarà inserito nei link del pacchetto “Informazioni” in una pagina dal titolo ” Il genere Cymbidium.
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Paphiopedilum micranthum

Presentazione di un bellissimo cultivar d’importazione primaria, provenienza Lecoufle, raccolto in sito inizio anni 80.

Paphiopedilum micranthum appartiene al gruppo Parvisepalum.
Questa particolarissima specie è stata scoperta nella prima metà del ventesimo secolo (anni 40), in Cina (Maripoa) vicino al confine con il Vietnam. Paphiopedilum micranthum è considerato di origine cinese, però si possono trovare delle specie particolari anche nel Vietnam.

collezione Guido De vidi – foto 09.12.07
Paphiopedilum micranthum (Reichb.f.) Stein
Dopo la scoperta di questa specie, trascorreranno più di 10 anni prima di avere sue notizie ufficiali con la descrizione e registrazione da parte di J.Tang e F.C.Wangt, depositata soltanto nel 1951.
Si può ragionevolmente pensare che qualche botanico cinese abbia descritto questa specie sin dalla sua scoperta, ma il mondo scientifico non possiede documentazione scritta in tal senso.

Passano ancora diversi anni, prima che Paphiopedilum micranthum sia conosciuto dai collezionisti di orchidee. Siamo ormai negli anni 70 quando questa nuova specie, insieme ad un’altra ugualmente interessante – Paphiopedilum armeniacum– fanno la loro comparsa nelle esposizioni sorprendendo un po’ tutti i collezionisti per la loro forma e colore molto diversi dalle specie cinesi già note.
I dott. Karasawa e Saitoh, dopo aver notato la chiara differenza di queste nuove specie hanno deciso di costituire il nuovo sottogenere dei Parvisepalum, che attualmente le raggruppa.

collezione Guido De vidi – foto 09.12.07

Queste nuove specie hanno il sepalo dorsale più piccolo ed il labello (a forma di sacchetto) molto grande e squilibrato rispetto al resto del fiore. L’infiorescenza è più lunga delle altre specie incluse nei Brachypetalum.
L’area di sviluppo del Paphiopedilum micranthum, pur molto ampia ed a diverse altitudini (da 100 a 2000 metri) sul livello del mare – dal sud di Yunnan a Guangxi – è legata dalla comune composizione del substrato vegetativo costituito da spesse fasce calcaree coperte da strati di sedimenti fogliari e torbosi.
Paphiopedilum micranthum comprende 5 varietà consolidate, micranthum, marginatum, extendatum, eburneum, guangxi, ed una scoperta di recente in Vietnam, P. vietnamense molto simile al P. guangxi.

Collezione Guido De Vidi – Mostra di Pordenone – foto 10.03.05

Brevi note di coltivazione
In natura queste orchidee sono sottoposte a condizioni climatiche molto rigide, ma in coltivazione si adattano con facilità ad ambienti moderatamente temperati, 15° gradi di minima temperatura invernale.
Giova osservare che la temperatura minima di 15 gradi è utile ad un buono sviluppo della pianta, per favorire la fioritura conviene ridurre ulteriormente la temperatura minima invernale (10 gradi circa) ed aumentare l’esposizione luminosa, che normalmente va ridotta del 50% rispetto alla luce del sole.
Si consiglia di non eccedere con le fertilizzazioni, è bene ridurle a metà, sia nel dosaggio che nella frequenza rispetto alle dosi medie di etichetta.
Il substrato di coltivazione può essere costituito da corteccia, torba di sfagno, perlite e sabbia di fiume opportunamente miscelati nelle quantità che ognuno di voi riterrà opportune a garantire un substrato ben drenante.
La crescita vegetativa del Paphiopedilum micranthum si caratterizza per la produzione di estesi rizomi orizzontali che uscendo dal substrato formano nuovi ceppi abbastanza distanziati dalla vegetazione madre. Questa particolarità consiglia di non dividere le piante ancora giovani. Nel caso che i rizomi orizzontali trasbordino, conviene aumentare la dimensione del vaso, senza toccare l’apparato radicale.
Come per tutti i Paphiopedilum, anche il P. micranthum gradisce che il suo substrato rimanga sempre umido, mai bagnato fradicio.

Trichoceros muralis

Trichoceros muralis, una specie che difficilmente potrà arrampicarsi sui muri di casa vostra

Il nome stesso della specie, sottintende chiaramente che in natura questa orchidea si arrampica sui muri. Però non illudetevi di vederla arrampicarsi sulle colonne del vostro portico di casa, lei vive, sì in climi freschi, ma non può resistere alle temperature invernali italiane, almeno del centro nord Italia.
Bella come pianta, decisamente affascinante come tutte le orchidee i cui fiori simulano la femmina dell’insetto impollinatore.
In questo post, ho già illustrato il genere Trichoceros e nello specifico la specie Trichoceros antennifer (Humb. & Bonpl.) Kunth 1816
Oggi in serra ho scovato fra tante altre orchidee, un’altra specie dello stesso genere in fiore, ecco foto e descrizione.

trichoceros_muralis_fioretricoceros_muralis_pianta

Trichoceros muralis Lindl., Gen. Sp. Orchid. Pl.: 174 (1833).
Orchidea terricola/litofita che vive in ambienti rocciosi – secchi dell’Ecuador e del Perù ad altitudini oltre i 2000 metri (2300 – 3200).
Il nome di specie “muralis” sta ad indicare che il suo ambiente naturale è caratterizzato da pendii rocciosi verticali (muri, appunto).
Si sviluppa formando ceppi fogliari dotati di pseudobulbi appena accennati e di foglie coriacee, lanceolate, alla cui base si forma sia lo stelo fiorale, che il nuovo rizoma dove si svilupperà il getto nuovo.
Lo stelo fiorale è dotato di più fiori che si aprono in progressione per lungo tempo.
Forse la foto non evidenzia pienamente la straordinaria assomiglianza della parte centrale del fiore, ad una mosca; questa somiglianza serve a garantire la loro impollinazione per “pseudo copulazione”.
Come ho già scritto nel post linkato, la mosca maschio è attirata dal fiore di questa orchidea ed effettua l’impollinazione avvicinandosi per errore nell’intento di effettuare l’accoppiamento.
Questa specie, seppur considerata orchidea da clima freddo, si adegua bene anche al clima di serra intermedia è comunque utile evitare eccessivi periodi di secco accompagnati da luce troppo intensa.

Un libro da incorniciare

Giorni fa ho scritto della gradita visita di alcuni amici orchidofili veronesi fra i quali anche Luciano Costantini, socio GIROS, scrittore, botanico e naturalista.
Quella domenica abbiamo conversato amabilmente di natura e di tante altre cose amene in modo semplice e gioviale.
Oggi ho avuto la gradita sorpresa di ricevere in omaggio questo libro direttamente da Luciano Costantini, uno dei suoi autori.
Grazie Luciano, il tuo pensiero Natalizio mi è giunto graditissimo. Peccato che questo tuo libro, già esaurito, non sia più ristampato…
Nel libro sono mirabilmente descritte anche varie specie di orchidee spontanee presenti nel Monte Baldo, corredate di splendide foto.

Desidero far conoscere questo lavoro utile e minuzioso ai visitatori del blog, prendendo in prestito la prefazione di Renzo Giuliani Coordinatore del Comitato Gruppi Alpinistici e Naturalistici Veronesi

“Gli alpinisti e gli escursionisti hanno da sempre amato e rispettato l’ambiente e la natura anche se, spesso, nel loro deambulare hanno come scopo principale il raggiungimento della cima o del rifugio.
Certo che soffermarsi per osservare minuziosamente una roccia, un albero o un fiore può comportare un ritardo nel raggiungimento della mèta.
Ma siamo sicuri che la mèta sia soltanto un monte o un rifugio?
Certo l’alpinista e l’escursionista conoscono anche i fiori!: la stella alpina, l’anemone, il ranuncolo, la peonia, la genziana e qualche altro. Ma quante sono le specie e le varietà di fiori? E poi, sono fiori o infiorescenze?
Per il Monte Baldo lo illustrano e spiegano in modo semplice ed esauriente gli amici Lil De Kock e Luciano Costantini che dopo molti anni di ricerche, di studi, di escursioni in tutte le stagioni hanno saputo realizzare questo volume “Alla scoperta del Monte Baldo e della sua flora” con ben 832 foto a colori di piante e fiori scelte fra le migliaia di diapositive eseguite nel loro ambiente
naturale.
Quando un anno fa Luciano Costantini venne a propormi di stampare un libro sui fiori del Baldo, quale pubblicazione del Comitato Gruppi Alpinistici e Naturalistici Veronesi, ho provato un senso di orgoglio unito però ad una certa perplessità per l’impegno che ci saremmo assunti.
Fino ad oggi i Gruppi Alpinistici Veronesi si sono dedicati, con successo, alla pubblicazione delle quattro carte dei sentieri, che coprono tutto il territorio della collina e montagna della Provincia, ma la pubblicazione di questo libro risultava molto più impegnativa.
Noi però abbiamo ripreso a valutare la cosa e come buoni alpinisti ci siamo attrezzati… con corda e piccozza… e abbiamo raggiunto la cima e la stampa di questo libro.
Il nostro slogan è “alla ricerca di cose semplici” che bene si adice a questo volume al quale gli autori De Kock e Costantini hanno sapute? dare semplicità per un’opera altamente scientifica e nello stesso tempo alla portata di tutti: LA FLORA DEL MONTE BALDO – Guida per l’escursionista.”