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Categoria madre del blog: giorno per giorno con le orchidee, diario di un appassionato.

Le grandi tribù delle orchidee: odontoglossum

La tribù degli odontoglossum

E’ da tempo che mi riprometto di raccontare gli Oncidium, partendo dalla loro grande tribù di appartenenza: la tribù degli Odontoglossum.
Spesso, i lavori descrittivi, racconti e/o trasposizioni di esperienze personali, portano traccia di percorsi letterari di altri autori e non può che essere così: il nuovo, se c’è, va inteso come arricchimento dell’esistente, ed in quest’ottica non ho difficoltà ad affermare che la mia introduzione ruba a piene mani dai racconti di Rebecca Tyson Northen, delicatissima interprete e profonda conoscitrice del fantastico mondo delle orchidee.

Collezione Guido De Vidi
Odontoglossum grande Lindl.

“Soltanto un artista potrebbe trovare le parole e gli aggettivi per descrivere le stupende piante che appartengono a questa tribù di epifite. Si dovrebbero fare paragoni con le piume, gli elfi dei boschi, o con le farfalle e le viole, con i monili in filigrana e figurine uscite da un balletto classico. Si dovrebbero ricordare i dorati raggi del sole, oppure gli incanti delle notti di gelo. Una volta messe insieme le lettere per dire tutto ciò, le lettere formerebbero le parole Odontoglossum, Oncidium e Miltonia, che sono i membri più importanti di questa tribù.”

La Northen inizia il capitolo con queste parole e la sua descrizione poetica, coglie pienamente il grande fascino e l’inesauribile ammirazione che regalano le migliaia di specie facenti capo a questa tribù….

I generi che appartengono alla tribù degli Odontoglossum, sono così affini che alcuni botanici li considerano solamente un unico, vasto e variegato genere.
Tutti i membri della tribù possono essere incrociati tra loro con estrema facilità; tanti sono gli ibridi naturali scoperti, e, come scritto sopra, il lavoro di classificazione per distinguerli dalle specie note è ancora oggetto di lavoro degli studiosi.

La tribù è diffusa nell’America tropicale, dal Messico alla Bolivia e cresce in climi assai diversi, dalle calde regioni costiere sino alle fresche e nebbiose altitudini delle Ande.
Le specie che provengono dalle zone meno elevate possono essere coltivate ovunque, mentre quelle provenienti dalle zone collinari intermedie richiedono più attenzioni, ad ogni buon conto, molti tipi prosperano benissimo nella serra delle Cattleya. I tipi che hanno l’habitat naturale nelle zone fresche e alte, specialmente l’Odontoglossum crispum, hanno requisiti di coltura ancora più difficili.

La storia
Sappiamo che le orchidee esotiche approdarono in Europa, provenienti dalle Colonie lontane e l’Inghilterra, Paese colonizzatore per antonomasia, fu letteralmente invaso dalla febbre orchidofila.
In quei tempi la coltivazione delle orchidee era una passione elitaria e costosa, solamente la classe abbiente si poteva cimentare in questo hobby, sia per la difficoltà di reperimento sia per l’onerosità del loro mantenimento.

Gli Odontoglossum e le Miltonia furono molto coltivati nell’Inghilterra dell’Ottocento, le gentildonne dell’epoca si vantavano di poter esibire bouquet di Odontoglossum e gli artisti al soldo dell’aristocrazia, si pavoneggiavano con singoli fiori di Miltonia all’occhiello.

Per dare il senso dell’atmosfera dell’epoca, ripropongo la lettura di questo mio articolo.

Il genere Oncidium: introduzione
Oncidium varicosum LDL. Var. rogersii Rchb. F.

Questo genere, composto di oltre 500 specie, offre diversità di forme e colori che non trova altri paragoni nella grande famiglia delle orchidee.
Botanici e tassonomi sono in continua fibrillazione per sistemare e risistemare le varie specie appartenenti a questo genere: più avanti cercheremo di entrare nella logica delle sezioni predisposte. Il genere Oncidium può essere da solo, occasione di collezione…tante sono le soddisfazioni e non da ultime, le sfide che riesce a dare.

A riguardo degli Oncidium, la Northen scrive questa efficacissima sintesi:

……”.Qualunque sia stata l’ispirazione della natura quando ha creato le altre orchidee, certamente era ricca di fantasia quando ha ideato gli Oncidium. Essa sembra aver messo insieme i guizzanti raggi di luce, i mobili disegni delle macchie del sole e dell’ombra, le forme dei piccoli esseri fatati che l’uomo non sa vedere, per dar vita a questi adorabili, bizzarri e deliziosi fiori. Questa generosissima natura, che ci ha fatto dono di tanto splendore altrove, ha riversato in questo genere tutta la sua appassionata immaginazione. Almeno 300 specie di Oncidium sono state scoperte. Descriverne soltanto alcune è come soffrire il supplizio di Tantalo, perché ci si vorrebbe soffermare su tutto il genere al completo. È facile scegliere tra le specie le proprie beniamine, e non vi saranno due appassionati che sceglieranno le medesime come le più degne di attenzione.”….

Il genere Oncidium è endemico nel continente americano, dai tropici al Brasile. Alcune specie prosperano in zone pianeggianti calde e umide, altre invece crescono in zone più alte e fresche.
Rispetto al genere Odontoglossum, appartenente alla stessa tribù, molte specie del genere Oncidium si adattano più facilmente a situazioni di coltivazione diverse dai luoghi d’origine.
La coltivazione degli Oncidium è dunque abbastanza facile, sia in serra che in casa, sta al collezionista saper scegliere le piante giuste da inserire nella propria collezione, evitando, fra l’altro, di insistere su specie che danno grossi problemi.

A tal proposito giova sempre ricordare questa metafora: “non sempre quello che cresce bene nella serra dell’amico, può vivere bene anche nella nostra”.
Le orchidee sono molto particolari e capita che qualche pianta si diverta a fare i dispetti più subdoli: prospera magnificamente nella finestra del principiante e va in crisi nelle serre degli esperti.
Il genere Oncidium comprende piante epifite con stili di vita e strutture morfologiche estremamante variabili. Gli pseudobulbi possono essere rotondeggianti, appiattiti, oppure addirittura inesistenti. Le foglie a volte sono carnose, ovali e appuntite, con una nervatura centrale in rilievo, sottili, con molte nervature, o anche cilindriche.
Le infiorescenze degli Oncidium, in certi casi sono appariscenti e dotate di lunghi steli, spesso ricadenti, oppure eretti.
I fiori possono essere diversissimi per forma e colore, a volte grandi e vistosi, oppure piccoli e raffinati. Quasi tutti i fiori di Oncidium, hanno la cresta del labello decorata da molte protuberanze (da cui l’origine del nome generico “oncos”, parola greca significativa di tale caratteristica), che li rende ancor più decorativi. La variante fondamentale che distingue gli Oncidium dagli Odontoglossum è la base del labello: negli Odontoglossum è orizzontale rispetto alla colonna, mentre negli Oncidium forma con questa un angolo retto. La colonna è corta e fornita di ali.

Le sezioni del genere Oncidium
Oncidium bifolium Sims 1812 – Oncidium bifolium var. majus hort. ex B.S. Williams

Il genere Oncidium, raggruppa piante con fiori attraenti, dai colori molto luminosi, che possono essere coltivate in condizioni ambientali molto diverse.
Le piante di Oncidium sono state fra le prime orchidee epifite tropicali ad essere introdotte nelle coltivazioni Europee.
Nonostante la loro bellezza e duttilità, sono assai rare nelle coltivazioni ed è difficile trovare collezioni con tante specie, così come capita ad esempio per i Paphiopedilum o altri generi.
Forse, il motivo che tiene lontani i collezionisti dagli Oncidium, sta nell’enorme quantità e diversità di specie appartenenti al loro genere.

Il genere Oncidium è così vario nella struttura delle sue piante, nella forma e colore dei suoi fiori, che molti coltivatori e perfino i botanici che studiano quest’unione, trovano difficoltà a proporre una classificazione duratura e condivisa da tutti.
Le specie, un tempo incluse in un’unica Tribù, sono spostate di tanto in tanto, in Sottotribù: vedi Odontoglossum, Miltonia e Brassia.
Gli Oncidium sono soprattutto piante epifite a sviluppo simpodiale, con pseudobulbi chiusi da foderi, brattee o cuscinetti che avvolgono i lati opposti degli stessi pseudobulbi.
Questa caratteristica vegetativa, a prima vista di scarsa importanza, condiziona enormemente i successi e gli insuccessi di coltivazione degli Oncidium.
Ad esempio, molte specie del genere Oncidium, sono sensibili alla stagnazione d’acqua fra le brattee e gli pseudobulbi: questa particolarità morfologica può dar luogo a indesiderate marcescenze, in molti casi letali per la pianta.

Coltivare le orchidee in casa

I consigli di Gianni

LA FINESTRA DI GIANNI

Gianni Morello, un Veneziano (anzi un Mestrino) in Germania con l’hobby delle orchidee, coltiva dove può, oltre 200 piante: il classico collezionista del davanzale tanto caro a molte/i appassionati italiani.

Gianni ha molte eperienze utili da raccontarvi, gli ho chiesto la cortesia di farlo in questo blog: lui ha accettato e quindi nasce “LA FINESTRA DI GIANNI”, una rubrica interattiva con i visitatori di orchids.it.

b> Con Gianni potete dialogare utilizzando la finestra dei commenti, io mi limito a portare nella rubrica, le vostre discussioni.
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TRIBUNA APERTA: QUALE ACQUA?

Che acqua bevono le nostre orchidee?

I visitatori chiedono:

…. che acqua usi per bagnare le piante? io uso ancora l’acqua del rubinetto… non mi sembra che le piantine si lamentino in maniera eccessiva ma volevo sapere se conoscevi qualche sistema pratico (e magari economico!!!) per migliorare quest’acqua… raccogliere la piovana purtroppo non posso, abito vicino a una statale… utilizzare acqua demineralizzata è un impresa, mi ci vorrebbero + di 2 ore per bagnare bene tutte con uno spruzzino…
ciao e ancora auguri!!!
Matteo

Penso che il problema della qualità dell’acqua sia di interesse generale e quindi rispondo con questo post, ciao. Guido

Uso acqua di pozzo abbastanza dolce, lo posso notare dalla scarsa presenza di calcare residuo sulle foglie. Sono fortunato di abitare in una zona molto ricca di risorgive al punto che ogni abitazione può attingere in proprio, l’acqua dalle falde freatiche che a varie stratificazioni costituisce il sottosuolo del mio paese.
Uso anche l’acqua piovana che raccolgo in una grande vasca sotterranea, dove può decantarsi e perdere le impurità che porta con sé, cadendo dall’ambiente inquinato.

L’acqua è presente nelle orchidee fino al 95% del peso dei suoi organi vegetativi, molto meno nei semi.

Il 99% dell’acqua assorbita dalle radici delle orchidee, dopo essere servita alle piante come vettore dei sali minerali utili per il loro nutrimento e per il processo di fotosintesi clorofilliana, sarà eliminata sotto forma di vapore tramite la traspirazione. Il resto potrà servire per la costituzione di nuovo materiale vegetale.

La qualità dell’acqua da usare per le nostre orchidee dovrà essere la migliore possibile: in teoria non dovrebbe contenere sostanze tossiche, come il cloro spesso aggiunto come disinfettante negli acquedotti, o sali alcalini.

Collezione Guido de Vidi. Foto Graziano 29.12.04
Maxillaria sophronitis (Rchb. f.) Garay 1958
Indovina le dimensioni del fiore?
Personalmente sono convinto che nella pratica e soprattutto in coltivazioni amatoriali non sia utile enfatizzare il “purismo, ma sia sufficiente raggiungere naturalmente, il giusto equilibrio possibile, tenuto anche conto che la gran parte delle orchidee è molto rustica e resistente.

Posto che l’acqua delle reti idriche Italiane è dura o mediamente dura, cioè ricca dei sali disciolti, raccolti nel terreno delle falde durante il suo tragitto sotterraneo, e considerato che è disinfettata con cloro o più comunemente con biossido di cloro, si tratta di valutare visivamente, eventuali effetti collaterali indesiderabili, ad esempio la patinatura bianca delle foglie con i residui di calcare.

A mio avviso, l’acqua di rubinetto non presenta grossi problemi alle orchidee, tuttavia è buona norma lasciar ‘decantare’ l’acqua per 24 ore in un contenitore aperto, in modo da consentire l’evaporazione di buona parte del cloro presente.

Nei casi d’eccesso di cloro ( presenza di forte odore), per eliminarlo immediatamente, si può ricorrere all’uso d’acqua ossigenata diluita al 3% del tipo in vendita nelle farmacie, così facendo si ottiene anche un importante risultato collaterale: l’apporto d’enorme quantità d’ossigeno aggiunto, alle radici delle orchidee.

La presenza nell’acqua di sali minerali del tipo: calcio, magnesio e metalli pesanti, potrebbe manifestare lievi fenomeni di carenze, facilmente rimediabili con fertilizzazioni diversificate, ad ogni modo, bisogna sempre aver presente che le orchidee sono poco esigenti ed è difficile che sia l’acqua a causare problemi di carenza nutritiva.

I produttori commerciali possono trarre vantaggio da un’alimentazione pilotata e forzata: ad esempio una dieta abbondante di calcio garantisce la crescita e la consistenza degli pseudobulbi, mentre un’alimentazione molto azotata, accelera l’attività vegetativa. Come si può capire, forzare lo sviluppo delle orchidee, accelera la loro crescita e le rende commerciabili in minor tempo…. poi le dobbiamo coltivare noi dilettanti e non possiamo ovviamente impazzire con i bilancini, sali minerali aggiuntivi e depuratori di varia origine: le nostre orchidee per poter vivere tutte “un po’ bene”, devono stare tutte “un po’ male”…. non servono “laboratori sterili ed acque miracolose”.

Buon anno nuovo a tutti

Fine anno, tempo di consuntivi anche per orchids.it.

Sophronitis cernua Lindley 1828
Questo sito internet un po’ così, blog, ma anche un po’ forum, mi piacerebbe immaginarlo come una libera Associazione virtuale.

Sono trascorsi appena 10 mesi dalla sua nascita e sembra una vita che siamo insieme.

Nonostante orchids.it sia solamente una spartana paginetta, senza sezioni né indici di ricerca, il suo successo va ascritto alla continua attualità delle sue notizie e magari all’interattività, che consente a tutti di intervenire in tempo reale.

I primi mesi sono serviti per conoscerci ed ora orchids.it sta diventando una piccola biblioteca in continua crescita, a disposizione degli orchidofili, soprattutto italiani, che lamentano giustamente la limitatezza di fonti d’informazione sulle orchidee.

Penso che questo blog monotematico piaccia proprio perché racconta in maniera semplice, e si aggiorna in continuazione. In questo strumento informativo, inevitabilmente si riflette la personalità del suo conduttore, perché raccontare significa esporre ed esporsi senza filtri.
Chi legge può decidere di accettare oppure rifiutare i contenuti del blog ed inoltre, laddove sono previste le finestre dei commenti, può esprimere le sue idee anche in forma anonima.

Orchids it è tutto questo: dà quel che può senza chiedere e come tutte le idee forti, è condiviso, rifiutato, criticato, sopportato, snobbato o seguito.

…ed io voglio che vengano con me
la ragazza, il minatore,
l’avvocato, il marinaio,
il fabbricante di bambole e che entrino
con me in un cinema e che escano a bere
con me il vino più rosso.

Io qui non vengo a risolvere nulla.

Sono venuto solo per cantare
e per farti cantare con me.

Ultimi versi della poesia: “Ode alla pace” di Pablo Neruda …….”Pablo Neruda, lo pseudonimo che il poeta cileno scelse in onore del poeta cecoslovacco del diciannovesimo secolo, Jan Neruda, cantore della povera gente. Pablo nacque a Parral nel 1904, da famiglia modesta che trascorse l’infanzia scontrosa nel piovoso, malinconico e selvaggio sud del Cile; frequentò le scuole fino al liceo nella cittadina di Temuco e poi l’Università a Santiago.”

Grazie a tutti e buone feste.