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Fotosintesi clorofilliana

… quel meraviglioso processo chimico o fisico attraverso il quale le piante vivono

costantiaE’ sempre affascinante affrontare questo processo della vita che avviene nelle piante e in alcuni organismi unicellulari. E’ materia per chi studia biologia, chimica o fisica, ma può essere di utile conoscenza anche per noi che ci dilettiamo con la coltivazione delle orchidee.
A proposito delle nostre orchidee, uno dei temi sempre attuali per la loro giusta coltivazione è la luce. Luce soffusa, luce buona, luce diretta, 10 ore di luce piuttosto che 12, queste sono le frasi che leggiamo spesso sui consigli di coltivazione, ma questa benedetta luce perché è tanto importante?
In questo senso la carissima Maya, socia di Orchids Club, ha posto delle osservazioni assai interessanti:

… “mi trovavo ieri a far visita a Valentina e, osservando le sue piante, pressoché tutte in buone condizioni, ho osservato una notevolmente scarsa pigmentazione delle foglie in generale ed ecco che si accende la lampadina:
le condizioni in cui coltiva le sue piante sono più o meno uguali alle mie, in casa, luce naturale proveniente da una finestra, direi buone condizioni di umidità (più o meno intorno al 70%) e temperatura, annaffiature regolari anche se un po scarse a mio parere, concimazioni regolari, eppure, foglie di un verde molto chiaro e steli fiorali apparentemente più deboli, quasi incolori e spesso tendenti all’aborto dei boccioli. Anche i fiori che
sbocciano sono evidentemente meno pigmentati dei precedenti, quasi evanescenti…
Dunque eccoti i quesiti: questa evidente riduzione di fotosintesi potrebbe dipendere esclusivamente dalla scarsità di luce? Dall’angolo d’incidenza della luce stessa sulle piante (nel mio caso arriva dall’alto)? Oppure
possiamo riferirla a una non corretta interrelazione tra la clorofilla e il derivante processo legato alla luce? Ti faccio queste domande perché nel mio caso la scarsità di luce provoca al massimo una non fioritura ma mai una riduzione della pigmentazione. Avendo portato a casa una pianta Dendrobium kingianum, voglio ora provare a vedere se, cambiando le condizioni ambientali e il metodo di concimazione e innaffiatura, cambia qualcosa”

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Cycnoches chlorochilon

Questo post è scritto da Francesco, 17 anni, quarta liceo scientifico. Francesco è il più giovane orchidofilo che segue e commenta sul blog, grazie e buone orchidee.
L’articolo è materialmente postato dalla redazione in attesa che Francesco riceva la password di autore e di nuovo membro della redazione di orchids.it

cycnoches_chlorochilonCycnoches chlorochilon
Sinonimi: Cycnoches ventricosum var. chlorochilon
Questo genere vanta 16 specie, che sono diffuse nelle regioni tropicali dell’America centrale e meridionale.
Il nome del genere viene dal greco kuknos=cigno e aichen=collo, in riferimento alla colonna di queste orchidee piegata
La specie C.chlorochilon si può considerare la specie tipo del genere.
La pianta presenta pseudobulbi fusiformi alti fino a 25 cm con foglie elittiche decidue di colore verde chiaro;le infiorescenze sono ascellari e sono composte fino a 10 fiori per i fiori maschili d un massimo di 5 per quelli femminili, spesso di grandi dimensioni e molto profumati.
Questa specie fiorisce generalmente in inverno ed ha la caratteristica di produrre il tipo di fiori in modo differente per evitare l’autoimpollinazione.
Di questo genere sono noti alcuni ibridi come la Cycnoches “Wine delight” ed pochi altri.
Un altro genere prossimo è Catasetum, che hanno diversa morfologia di fiori ma la stessa caratteristiche di produrre i fiori in condizioni differenti.
Le piante producono fiori femminili in presenza di luce ed umidità elevata mentre quelle maschili in condizione di ombra e poca umidità.
La pianta chiede discrete quantità di acqua durante la crescita mentre da dopo la fioritura non deve essere irrigata perché facilmente soggetta a marciume radicale.
Alcuni coltivatori levano la pianta dal vaso , gli taglino quasi tutte le radici ed aspettano la comparsa di un nuovo germoglio per ripiantarla.
E’ una pianta che da discreta soddisfazione e sopporta temperature anche alte e può rifiorire due volte l’anno se ha le cure adatte.

Nota bene: queste informazioni sono state prese dall’articolo precedente di Guido sulla sua Cycnoches peruviana e sul web…accetto qualsiasi segnalazione di errori da parte mia(non sono mai stato un buon scrittore!)

Neofinetia falcata l’orchidea dei samurai

Un’orchidea entrata nella storia e nella leggenda del mondo feudale nipponico

collezione Guido De Vidi – foto 31.03.06
neofinetiafalcata_400GENERE:Neofinetia
AUTORE: H.H.Hu.
PUBBLICAZIONE: Rhodora27: 107 (1925)
SOTTOFAMIGLIA: Epidendroideae
TRIBU’: Vandeae
SOTTOTRIBU’: Aeridinae
SPECIE TIPO: Neofinetia falcata (Thunberg) Hu 1925
Basionimo: Orchis falcata Thumb. (1784)
Sinonimi: Aerides thunbergii Mig. – Angraecum falcatum (Thunb.) Lindl. – Finetia falcata (Thunb.) Schltr. – Oeceoclades falcata (Thunb.) Lindl. – Nipponorchis falcata (Thunb.) Masamune – Holcoglossumn falcatum (Thunb.) Garay & Sweet – Angraeacaopsis falcata (Thunb.) Schltr.

Nomi popolari: orchidea dei samurai – orchidea del vento (in giapponese – Fuuran)
Il nome del genere è stato assegnato in onore di Achille Eugène Finet (1863, Argenteuil -1913, París), botanico francese che ha dedicato gran parte della sua vita allo studio delle orchidee cinesi e giapponesi.
Il nome di specie deriva dal latino “falcatus” e fa riferimento alla figura a forma di falce, creata delle foglie di questa orchidea.
Neofinetia falcata è un’orchidea epifita di piccole dimensioni (raramente supera i 15 centimetri di altezza), a sviluppo monopodiale con foglie laterali, alternate e pseudo teretiformi.
I fiori si aprono all’apice di corte infiorescenze a gruppi di 5-6, tra Marzo ed Aprile e sono di colore bianco candido con qualche sfumatura gialla sul labello.
La fragranza dei fiori di questa specie è molto intensa ed inconfondibile, ci riconduce a mille sensazioni olfattive, la più immediata è quella del sapore dolciastro di qualche sciroppo medicinale.
Distribuzione: Cina, Corea, Giappone, Taiwan e le isole di Ryukyu.
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Cattleya mossiae

cattleya_mossiae Cattleya mossiae Hooker 1838
Edizione: 1
Lit. Citazione: Curtis’s Botanical Magazine, Vol.65, t.3669, 1838 – 1839
Nota: Nuova serie, Vol.12
Tipo: Articolo
Redattori: Samuel Curtis & William Jackson Hooker
Editore: Couchman, Londra
Sinonimi:
Cattleya aliciae L. Linden 1895; Cattleya carrieri Houller. 1883; Cattleya edithiana Warner ex Williams 1868; Cattleya labiata var atropurpurea Paxton 1844; Cattleya labiata var candida Lindley & Paxton 1850; Cattleya labiata var mossiae [Hkr.]Lindley 1840; Cattleya labiata var picta Lindley & Paxton 1850; Cattleya labiata var picta [Lindley & Paxton]Rchb.f 1874; Cattleya labiata var reineckiana [Rchb.f]A.D.Hawkes; Cattleya mossiae Hkr. var. reineckiana Hook.; Cattleya mossiae var. wageneri Braem 1986; Cattleya reineckiana Hort. 1883; Cattleya reineckiana Rchb.f 1856; Cattleya wageneri Rchb.f 1854; Cattleya wagneri Hort.; Epidendrum labiatum var. mossiae [Hkr.] Rchb.f 1861

Curiosità e note storiche
catt_mossiae_in_sitoUna specie proveniente dalla foresta venezuelana, bella, profumata e nota a tutti gli appassionati di orchidee. Ned Nash la considera fra le “tre grandi specie di Cattleya”, insieme con C. labiata (Brasile) e C. trianei (Colombia).
C. mossiae è stata così nominata in onore di Mr. & Mrs. Thomas Moss di Aigburgh (banchieri di Liverpool), nella cui collezione fiorì per la prima volta in Europa.
Cattleya mossiae è il fiore nazionale del Venezuela dal 1951. Hooker, in un passaggio della sua analisi descrittiva, evidenzia i particolari di questa nuova specie unifoliata (scoperta subito dopo la C. labiata), e scrive…”i fiori di questa orchidea sono i più grandi finora conosciuti dell’intera famiglia; sono inoltre molto appariscenti e nessun pennello d’artista può riprodurne la bellezza”
Per qualche tempo ci furono delle dispute sul fatto, che fosse una specie assestante e non solamente una varietà della labiata, poi fu deciso per considerarla una nuova specie.
Cattleya mossiae é una specie epifita, unifoliata a sviluppo simpodiale, endemica del Venezuela, vive sulla fascia montagnosa litoranea e sui pendii occidentali delle Ande a 1000 – 1600 metri di altitudine.
Questa specie presenta le infiorescenze molto grandi a gruppi di 3 – 5 fiori con tonalità di colore variabili dal lavanda pallido, al concolor alba, fino alla bellissima varietà coerulea.
L’introduzione nel mondo orticolo Europeo della Cattleya mossiae (1836), di più facile reperimento della C. labiata, creò molta sensazione ed interesse (denaro permettendo) fra i collezionisti dell’epoca e negli anni a venire furono molti i premi conquistati da questa nuova orchidea nelle esposizioni: fra il 1865 ed il 1913, la Royal Horticultural Society assegnò 37 (Awards of Merit) e 16 (First Class Certificates), a 53 nuovi cloni di C. mossiae.
La Cattleya mossiae fiorisce nei mesi di Marzo, Aprile e Maggio ed in Venezuela è chiamata l’orchidea di Pasqua.

Grande successo come fiore reciso
Le più belle varietà e le prime ibridazioni furono molto usate per produrre fiori recisi, che fecero la fortuna dei coltivatori degli anni 40 e 50; in quei tempi le confezioni di fiori della C. mossiae rappresentavano il delicato omaggio che ogni figlio dedicava alla mamma in occasione della sua festa.
Si racconta che a partire dal 1934 e per diversi anni di seguito, un raccoglitore di orchidee nella zona di El Tocuya, Venezuela, spedì mediamente ogni anno, 20 – 50 casse Wardiane di C.mossiae a Mr. Edward A. Manda.
In natura sono state raccolte diverse C.mossiae forma “blu coerulee”, famose sono le varietà ‘Reineckiana, Blue Lip’ e ‘McPeaks’.
Gli appassionati delle Cattleya devono assolutamente cercare questa stupenda specie botanica perché è molto resistente ed adattabile alle varie condizioni critiche: in caso di disfatta della collezione rimarrà sicuramente vivo un esemplare di questa specie.

Note colturali
Cattleya mossiae va coltivata in vaso, io, però coltivo con buoni risultati, anche qualche esemplare in zattere di legno duro; va bagnata regolarmente durante la fase dello sviluppo, avendo però l’attenzione di garantire una breve asciugatura fra le bagnature e di porre molta attenzione con le bagnature invernali, che devono essere fatte con parsimonia.
Una buona luminosità accompagnata da ambiente caldo e ventilato garantisce piante in salute ed ottime fioriture.
Le fertilizzazioni vanno somministrate a dosi leggere, mezzo grammo di NPK 20.20.20 solubile, per litro d’acqua ogni 3 bagnature: in inverno dimezzare dosi e frequenza.
Questa orchidea è dormente a partire da novembre a febbraio, fiorisce in tarda primavera (emisfero nord) e rimane in leggero riposo vegetativo sino all’inizio dell’estate per ricominciare poi il nuovo sviluppo, che dura fino ad Ottobre.
I rinvasi e le divisioni sono consigliabili: solamente quando cominciano a vegetare le prime radici nuove.