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Orchidee in mostra… virtuale

Tanti visitatori all’esposizione virtuale: superate le 400 visite giornaliere al blog
Internet-expò può essere visitata anche sul sito di Alberto

Ancora una rossa veramente maestosa.

Lc Fire Dance ‘Patricia’ (=C. aurantiaca x Fire Island)
Per poter ammirare la pianta nella sua completezza vi rimando ad una foto dell’ anno scorso…da solo non riesco a togliere la pianta dalla sua postazione in serra.

Abbandoniamo le rosse…per il momento e concediamoci una vera chicca:

Laelia sincorana Schlechter 1917
Sottogenere: Crispae
Sezione: Sincoranae Withner 1990
Sinonimi: Cattleya grosvenori Ruschi 1969; Hadrolaelia sincorana ( Schltr. ) Chiron & VPCastro 2002; Sophronitis sincorana (Schltr.) C. Berg & MW Chase 2000

Mniatura brasiliana epifita e/o litofita da clima secco. E’ endemica ad altitudini di circa 1100 1500 metri dove cresce sugli anfratti delle lastre rocciose di arenaria sterile e sui tronchi dei cespugli di Velloizia.
Orchidea a sviluppo simpodiale con pseudobulbi sub-globosi, leggermente compressi lateralmente e dotati di un’unica foglia apicale (7-10 cm), di forma ovale o ellittica, rigida, carnosa de un po arrotondata.
Laelia sincorana fiorisce in inverno e primavera. All’apice dei nuovi pseudobulbi si formano delle corte infiorescenze che portano da 1 a 4 fiori di grande dimensione (7-10 cm) rispetto alla pianta. In coltivazione questa specie ha bisogno di un riposo molto secco in inverno e può essere coltivata sia su zattera che su vaso con substrato sterile (miscela di materiale roccioso) oppure anche in bark.
Per ottenere buone fioriture è indispensabile coltivare questa specie in un luogo luminoso ventilato con temperature intermedie.
La foto vi mostra la pianta coltivata in vaso con substrato di “bark” corteccia d’abete di media pezzatura.
Come si può notare anche le specie di Laelia più “ostiche” possono essere facilmente coltivate senza l’ausilio di substrati misteriosi.
Altre notizie sulla Laelia sincorana le potete trovare su questo post
Nota: la stessa pianta, quest’anno è fiorita con un mese d’anticipo rispetto all’anno scorso.

Sophronitis: “modeste” ma belle

Sophronitis Lindley 1828. E’ un genere di orchidee epifite a sviluppo simpodiale costituito da specie di piccole dimensioni.

Il genere Sophronitis appartiene alla sottotribù delle Laeliinae.
Il nome del genere trae origine dalla parola greca “SOPHRON”, che significa (modesto, discreto), proprio per le piccole dimensioni della pianta descritta da Reichenback, la: Sophronitis coccinea. Coccinea deriva sempre dal greco, ad evidenziare il colore vermiglio o scarlatto dei suoi piccoli fiori.
Ulteriori approfondimenti fanno pensare che essendo considerata la Sophronitis cernua, specie tipo di questo genere, il suo nome “Sophronitis” sia stato indicato da Lindley nella sua descrizione del 1828.

Sophronitis cernua – collezione Guido De Vidi – tutti i diritti sono riservati

Le infiorescenze molto appariscenti con colorazioni che vanno dal rosso rubino, scarlatto, viola, rosa ed anche varietà alba, escono dalla parte superiore di piccoli pseudobulbi compatti e si presentano a fiore singolo (Soph. coccinea – brevipenducolata), oppure a piccoli gruppi (Soph. cernua)
Tutte le specie sono interessanti in coltivazione, sia per la loro bellezza e soprattutto per la piccola dimensione delle piante; quest’ultima caratteristica, consente di sistemarle in piccoli spazi tipo le “wardiane” o terrari che dir si voglia.

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Dendrobium, facili o difficili?

Un genere con oltre 1500 specie, tanto desiderate, temute e poco conosciute.

E’ assai difficile descrivere con semplicità e completezza le orchidee appartenenti al genere Dendrobium.
Questo genere assume il nome Dendrobium nel 1799 con la descrizione del botanico Svedese Olof Swartz (1760-1818), pubblicata su (Nova Acta Regiae Societatis Scientiarum Upsalensis ser. 2, 6: 82 (1799).
L’appellativo deriva dalla combinazione di due parole greche (dendron = albero e bios = vita) a significare la vocazione epifitica di gran parte delle specie appartenenti a questo genere (vita sugli alberi).

All’inizio erano note poche decine di specie, ora oltre 1500 e questo genere è uno dei più numerosi nella famiglia delle orchidee, la specie tipo è: Dendrobium moniliforme.
Il genere Dendrobium è presente in tutto il Sud Est Asiatico e nel continente Australe. E’ un genere molto complesso, sia per la forma e dimensione delle sue piante, che per esigenze biologiche e vive in habitat molto diversi, dalle pianure basse alle alte foreste umide.

Dendrobium farmeri
Collezione Guido De Vidi

Ci sono specie piccolissime, 5 centimetri ed altre enormi con fusti lunghi anche 4 – 5 metri, alcune hanno foglie caduche piuttosto che teretiformis e molte invece sono sempre verdi, disposte in sequenza distica oppure a foglia singola.
Le infiorescenze dei Dendrobium possono essere laterali, subapicali o apicali, munite di pochi fiori oppure con fitti pannicoli a forma di spazzola.

Questa breve introduzione del genere Dendrobium lascia subito intendere quanto è difficile cimentarsi nella coltivazione e non da ultimo anche nello studio scientifico.
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Cattleya, la regina delle orchidee

Con questo post desidero scoprire insieme a voi l’orchidea per antonomasia “la Cattleya
Non sarà un trattato scientifico, ma un viaggio a nel tempo, nei miti e nelle passioni create da questa orchidea.
Cattleya jenmanii Rolfe 1906
Collezione Guido De Vidi. Foto del 05.02.05
Inizio il viaggio presentando una specie abbastanza rara. Questa specie non è fra più appariscenti della mia collezione, ma per me ha un valore simbolico: è stata portata in Italia direttamente dal suo paese d’origine durante uno di quei tanti viaggi di ritorno dei nostri migranti in cerca dell’America, che poi non hanno trovato.
Origine del nome: in onore di Mr. G. S. Jenman, direttore del Giardino Botanico di Georgetown (Guiana Inglese), nel tardo 19° secolo.
Cattleya jenmanii è l’ultima Cattleya scoperta in Venezuela ed è stata descritta da Rolfe nel 1906.
Vive nel sud di Bolivar è stata trovata nella fitta foresta del Gran Sabana nel sud-est del Venezuela a 300 a 600 metri di altezza sul livello del mare, ed al limite della frontiera fra il Brasile e Guaiana ad altitudini di 800-1200 m. Sono state trovate colonie anche in Colombia.
In genere, questa specie preferisce crescere vicino a fiumi e torrenti. Ama ambienti con umidità relativa elevata, appartiene al gruppo delle Cattleye unifoliate, generalmente è epifita, ma si sviluppa senza problemi anche su supporti litofiti. Fiorisce da Febbraio ad Aprile e da Settembre ad Ottobre, produce uno o più fiori, che possono raggiungere anche la misura di 15 cm.
Cattleya jenmanii ‘alba’
Collezione Gianni Morello
I fiori di questa specie sono profumati e di vari colori, vanno dal rosa carico alla forma alba o semi alba.
Cattleya jenmanii, richiede clima caldo intermedio e nel suo periodo vegetativo desidera essere innaffiata e fertilizzata adeguatamente, mentre durante la fase di riposo è utile garantire condizioni più secche. Una buona ventilazione e tanta luce garantiscono buone fioriture.

Cattleya, storie e miti sull’origine del nome

Bc Pastoral ‘Innocence’ AM/AOS
Collezione Guido De Vidi.Cattleya: la regina delle orchidee, sicuramente la più conosciuta dal pubblico e per molti decenni il suo fiore è stato simbolo di classe e signorilità negli omaggi floreali, forse lo è ancora.
Il nome Cattleya porta con sé, storie e miti intriganti.
Ci sono Paesi in cui crescono migliaia di orchidee diverse, Phragmipedium, Sobralia, Miltoniopsis ecc, tuttavia il loro fiore nazionale è la Cattleya: il Venezuela con la Cattleya mossiae e la Colombia con la Cattleya trianaei.
cattleya_labiata_1_rodrigocattleya_labiata_stampaCattleya labiata Lindley 1821
Il nome al genere Cattleya è stato dato in onore del coltivatore inglese Sir William Cattley, che ha esposto per la prima volta questa orchidea fiorita in una mostra: a quella orchidea fu dato il nome Cattleya labiata.
I misteri ed i racconti attorno ai fatti di allora, occuparono molte pagine delle riviste specializzate ed alimentarono discussioni fra raccoglitori e collezionisti di piante tropicali dell’epoca.
La storia più colorita racconta che William Cattley, coltivatore e collezionista di muschi e licheni ricevette da William Swainson un carico dal Brasile, imballato con materiale vegetale, che gettò fra i bancali della sua serra. Con sua sorpresa dopo qualche tempo scoprì che delle strane foglie turgide avevano prodotto dei fiori strani ed appariscenti, erano i fiori della Cattleya labiata.

Il mito dell’orchidea fiorita incidentalmente fu alimentato anche dal racconto “THE LOST ORCHID.” a pag. 173 del libro di Frederick Boyle (1893) dal titolo “ABOUT ORCHIDS A CHAT (1893)
Probabilmente con quel racconto Boyle intendeva ironizzare sul fatto che il raccoglitore William Swainson non aveva colto l’importanza di quella pianta, ne sapeva o voleva spiegare dove era stata trovata; più tardi Swainson raccontò che quelle strane piante forse le aveva trovate in altri luoghi uno sfortunato cercatore morto a Rio e successivamente usate per proteggere i suoi licheni da spedire in Europa.
Effettivamente, nel 1893 nessuno sapeva ancora dove era stata trovata la strana orchidea, ma quell’assurda storia raccontata da Boyle fu presa molto sul serio dai produttori del tempo.
Solamente nel 1900 quando fu pubblicato il resoconto di un viaggio effettuato da Swainson attraverso il Brasile tra il 1817 ed il 1818, si fece chiarezza degli avvenimenti.
Swainson raccontò che quelle piante le scoprì in Pernambuco e non a Rio de Janeiro. In quell’occasione, vedendole in piena fioritura le descrisse a William Cattley che manifestò di gradirle. Furono inviate successivamente a Carnet e William Cattley se le prese in cura e le fece fiorire alcuni anni dopo.

Flash: le vostre Cattleye
La prima Cattleya di Raffaele
Anche le Cattleye fioriscono in salotto – condividiamo tutti insieme la grande gioia di Raffaele “autodefinitosi principiante” ecco i fiori della sua LC Beaumesnil ‘Roquebrune’ (= Lc. Culminant x C. loddigesii Pff. V. & L.1977) Complimenti Raffaele.
Inviate vostre le foto e le schede delle vostre Cattleye a orchids.it, la redazione le inserirà su questa pagina.

Dendrochilum tenellum sez. Acoridium

dendrochillum_tennellum
Genere: Dendrochilum – Blume 1825
Sottofamiglia: Epidendroideae
Tribù: Coelogyneae
Sottotribù: Coelogyninae.
Sinonimi: Acoridium Nees e Meyen 1843 – Platyclinis Benth. 1881
Il genere Dendrochilum conta centinaia di specie.
Le piante appartenenti a questo genere sono epifite, litofite e molto raramente terrestri.
Si sviluppano in forma simpodiale lungo un rizoma orizzontale sul quale si formano gli pseudobulbi cilindrici, basali e avvolti da una guaina color marrone, dalla quale escono gli steli fiorali.
Specie: Dendrochilum Tenellum (Nees & Meyen) Ames 1907
Sezione Acoridium [ Nees & Meyen ] Pfitzer & Kranzlin
Sinonimi: Acoridium tenellum Nees & Meyen 1843 – Ceratostylis gracilis Naves 1878
Nome Comune: Dendrochilum Fragile
Questa graziosa specie epifita di piccole dimensioni è originaria delle Filippine e può essere trovata tra i 1000 – 1400 metri d’altitudine, ben ancorata sui tronchi delle zone boschive a clima caldo.
La prima impressione che si prova al cospetto di questa pianta, è quella di trovarci davanti ad un cespuglio d’erba dalle numerose ed esili foglie cilindriche.
Dendrochilum tenellum a differenza delle altre specie del suo genere, formano lo stelo fiorale, quasi all’apice dell’esile pseudobulbo cilindrico.
Gli steli fiorali affusolati a forma semi- incurva, spuntano ai primi giorni di gennaio ed impiegano circa un mese per aprire i numerosissimi fiori ( circa 30) di colore bianco – ocra.
Questa pianta può essere coltivata sia in vaso con substrato di corteccia d’abete sia su zattere di legno duro oppure sughero con una sottile lettiera di sfagno o muschio.
Dendrochilum tenellum va tenuto costantemente in ambiente caldo/intermedio, umido e ventilato e non necessita di marcati periodi di riposo ed è sufficiente garantire la normale fase di rallentamento post – fioritura.
Note tassonomiche sui Dendrochilum.
Il genere dei Dendrochilum come tanti altri della grande famiglia delle orchidee, si presta all’incertezza della corretta conoscenza dei nomi.
Il genere Dendrochilum è suddiviso in sei sezioni:
Platyclinis.
Eurybrachium.
Luzonorchis.
Convoluta.
Acoridium.
Heterantha.

Qualche nota sul nome: Acoridium
Nees von Esenbeck & Meyen
Nov. Act. Nat. Cur. 19(Suppl. 1): 131 (1843).
ETIMOLOGIA: diminutivo di Acorus (Araceae), perché la forma delle foglie assomiglia un po all’Acorus Calamus (Sweet flag).
SPECIE TIPO: Acoridium tenellum Nees & Meyen
Ora è riconosciuto come appartenente al genere Dendrochilum, (sezione Acoridium (Pfitzer & Kraenzlin). Le piante sviluppano piccoli e compatti pseudobulbi a forma ovoidale, ciascuno con una foglia solitaria simile ad un filo d’erba di colore verde scuro. Le infiorescenze spuntano in prossimità della punta delle foglie e formano un arco “twistato” di numerosi fiori piccolissimi, generalmente di poca durata, fragranti, di colore bianco, giallo pallido al crema. I sepali laterali sono uniti alla base della colonna. Il piccolo labello di colore verde-giallo è trilobato con piccoli lobi laterali un po più grandi del lobo mediano.

Acoridium è stato inizialmente descritto da Nees & Meyen e sistemato nelle Philydraceas (una piccola famiglia di piante delle zone umide). Nel 1843 Endlicher (Grundzuge der Botanik, 59) lo ha spostato nel genere Burmanniaceae; nel 1862 Bentham e Hooker (Generi Piantarum, 2: 123) lo ha incluso nella famiglia Cyperacese, e nel 1893 la specie originale, Acoridium tenellum, è stata messa in Orchidaces da BD Jackson (Indice di Kew., 1:31, 488) come sinonimo di Ceratostylis gracilis. Rolfe (1904) ha spostato la specie tipo nel genere Platyclinis (Orchid Reuiew, 12: 219). Nel 1905 Ames ha ristabilito il genere Acoridium aggiungendo molte altre specie (Orchidaceae, 1:3) e ha classificato la specie tipo come Acoridium sphacelatum. Oggi questo genere è considerato un sinonimo di Dendrochium, genere stabilito da Ames nel 1907 (Philippine Journal of Science, 2:318).