Paphiopedilum: la grande avventura della loro coltivazione

Paphiopedilum… un pianeta fatto di orchidee

collezione Guido De Vidi – Paphiopedilum oulettianum album
Questo post raggruppa e riorganizza in un unico capitolo 6 precedenti articoli con tema: Conoscere e coltivare i Paphiopedilum

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Introduzione
Al genere Paphiopedilum, forse appartengono le più affascinanti orchidee asiatiche. La bellezza dei suoi fiori, turgidi e consistenti è quasi sinistra.
Le straordinarie fioriture dei Paphiopedilum, che in alcune specie o ibridi, possono essere ammirate anche per tre o quattro mesi di seguito, collocano queste piante ai vertici dei desideri degli orchidofili.
Collezione Guido De Vidi foto del 15.11.04-tutti i diritti sono riservati.
Paphiopedilum fairieanum (Lindl.) Stein

Le diverse specie di Paphiopedilum fioriscono in epoche differenti e si possono quindi ammirare i loro fiori tutto l’anno. Una delle qualità apprezzabili di queste piante (fatte salve poche eccezioni) è la loro facilità di coltura.
Gli appassionati d’orchidee che non possiedono una serra possono tranquillamente coltivarne qualche vaso sul davanzale o nelle deliziose oasi domestiche del verde, in compagnia di altre piante.

Le specie, con qualche eccezione per quelle rare, non sono costose e con pochi Euro è possibile acquistare anni di gioia.
Le 70 o più specie oggi conosciute sono originarie dell’Asia tropicale, Malesia e delle isole vicine. Alcune crescono ad altitudini abbastanza elevate, sulle catene montuose dove cade pioggia abbondante con temperature fresche e vivono su strati di vegetazione in decomposizione oppure su sporgenze o in crepacci di rocce calcaree, parzialmente coperte dall’ombra delle pareti sovrastanti o dagli alberi. Altre specie vivono in regioni meno elevate dove le temperature sono più alte.

Collezione Guido De Vidi – foto del 15.11.04 – diritti riservati
Paphiopedilum wardii Summerhayes 1932

Primi passi
I maggiori timori dei neofiti che si accingono alla coltivazione dei Phapiopedilum, derivano soprattutto dalla lentezza con la quale si sviluppa questo genere di orchidee.
Effettivamente i Paphiopedilum si sviluppano lentamente, tuttavia se forniamo loro, condizioni climatiche buone, riusciranno a mantenersi rigogliosi anche se non si formano nuove radici.
Fornire condizioni climatiche buone, significa dar loro temperatura, umidità e luminosità ideali.

Normalmente, per percepire la regolarità dello sviluppo delle orchidee, basta verificare il buono stato vegetativo del loro apparato radicale, ma con i Phapiopedilum, l’equazione non è sempre funzionante perché appunto nella loro crescita s’inseriscono varianti dovute all’andamento stagionale, alla loro particolare caratterizzazione biologica ed al loro bagaglio genetico.
In certi casi le radici dei Phapiopedilum smettono di crescere anche per un anno intero mentre il ceppo vegetativo prospera regolarmente e non sarà certamente possibile controllare continuamente il substrato per capire la salute delle piante.
Possiamo quindi sostenere, che coltivare Paphiopedilum non è un’impresa difficile basta tenere sempre presente che abbisognano di continue ed amorevoli cure.

12 pensieri su “Paphiopedilum: la grande avventura della loro coltivazione

  1. Gianluca

    Ciao a Tutti

    Volevo fare 2 domande specifiche al rinvado dei paphio:

    1)dove è possibile trovare della torba di sfagno?
    2)se non fossi in grado di reperirla, cosa posso usare per avere un composto simile?

    Grazie

    Gian

    Rispondi
  2. Guido

    Grazie Pietro, una foto ce la fai a linkarla? Puoi anche inviarla a info@orchids.it e poi la pubblichiamo, sarebbe utile per capire se hai avuto la fortuna di beccarti una specie. A volte capita che qualche specie, tipo il P. primulinum si trovi anche nei garden dei centri commerciali.

    La torba deve essere di sfagno abbastanza filamentosa, poi devi miscelarla con bark, perlite e un pugno di sabbia calcarea.
    Ciao
    Guido

    Rispondi
  3. Pietro

    Fantastica guida, io sono un neofita delle orchidee in genere è ho trovato una paphiopedilum in un brico, bella è pure a buon mercato, 5€ penso che lo sia.
    mi son tolto tanti interrogativi sul come e quando, mi mancano solo alcuni dubbi, primo la torba che tipo deve essere e che caratteristiche deve avere? io uso torba per piante carnivore che è molto acida, va bene?
    Altra domanda per identificare la specie come faccio? La cosa di cui sono sicuro è che fa più fiori sullo stelo che crescono in sequenza, ma la specie non la so. Le foto delle due specie che nella guida appartengono al gruppo 3 assomigliano solamente, potrebbe essere un ibrido?
    grazie mille

    Rispondi
  4. Guido

    Risolto il mistero dei commenti che non passano:
    colpa del programma antispam o meglio a forza di autoistruirsi per bloccare i tantissimi messaggi spam è diventato talmente attento, che qualche volta blocca anche commenti di visitatori già riconosciuti.
    Il guaio è che per riconoscere quelli buoni devo controllare in media 200 spam automatici giornalieri. Ultimamente i programmi spam si sono evoluti e per passare copiano titoli di post e inviano frasi in ingua italiana – in genere pubblicità porno e divolerie varie- con il risultato che il blog blocca anche commenti veri e qualche volta con la cancellazione degli spam corre il rischio di andarsene anche qualche commento.
    Questa volta ho controllato con attenzione!
    Ciao Roberta e grazie a tutti per gli apprezzamenti.
    Guido

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