Archivi categoria: Coltivazione

Consigli e scambi di esperienze sulla coltivazione delle orchidee esotiche.

Il fascino delle epifite

Che affascinanti quelle coreografie dipinte dalle orchidee sugli alberi delle foreste tropicali.

Gran parte delle orchidee – si sa – sono epifite ed amano quindi vivere aggarppate agli alberi dove possono trovare la giusta luce.
Nelle coltivazioni, questa predisposizione naturale delle orchidee epifite è un po il cruccio dei collezionisti che, con molta fantasia cercano di simulare il più possibile gli appoggi naturali sui quali esse prosperano.
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baby cattleya

Cattleya Baby Kay (scritto da Alberto)

Cattleya Baby Kay (c. bicolor × c. luteola) registrato da Keller l’1/1/1963.

Questo ibrido primario rifiorito puntualmente in questi giorni è molto prezioso, ha riavuto il suo nome lo scorso anno , grazie ad un colpo di fortuna. Ebbi l’accortezza di curiosare in una banca dati, (CD)
tra le Cattleye di colore verde, una breve consultazione con Giudo , (la pianta proviene dalla sua serra) e arrivò la conferma. L’orchidea ibrido era catalogata sommariamente col nome di C. Gren Orchid g 703.
Come si può chiaramente notare ha i segni distintivi di tutte e due le specie. Per ora posso constatare che fiorisce nel medesimo periodo, non come la luteola che può fiorire casualmente più volte in un anno.
La caratteristica è di avere dei fiori relativamente piccoli da cui il nome baby, come la luteola e dei pseudobulbi affusolati come matite come la bicolor. Si dimostra molto resistente e di facile coltivazione.

– foto 27-8-08 Alberto Ghedin

Dracula severa

Dracula severa (Rchb.f.) Luer, Selbyana 2: 197 (1978).

Origine del nome specifico: dal Latino “severus”, “duro, forte”, in riferimento alle pubescenze che spuntano sulle marcate maculature dei petali e dei sepali.

Sottogenere: Dracula
Sezione: Dracula
Sottosezione: Dracula
Sinonimi: Masdevallia chimaera var. severa (Rchb.f.) H.J.Veitch 1889; (basionimo) Masdevallia severa Rchb.f. 1875; Masdevallia spectrum Rchb.f. 1875

Dracula severa è endemica nella Cordigliera occidentale di Antioquia (Colombia) ad altezze di 1600 – 2000 metri.
Orchidea epifita di piccole dimensioni, desidera temperature fresche, buona umidità ambientale e luce soffusa. Si sviluppa in forma simpodiale producendo foglie conduplicate e petiolate che escono da foderi basali cresciuti lungo un rizoma orizzontale.
Gli steli fiorali si formano in progressione alla base delle nuove vegetazioni, escono attraverso il substrato e si allungano con struttura coriacea per circa 30-40 cm. All’apice degli steli fiorali si formano singoli fiori molto vistosi e di grande dimensione. Il colore dei fiori è ocra-carneo con numerose maculature scure dotate di punti coriacei (verruche) e pubescenti.
Il periodo di fioritura va dalla tarda primavera e, poiché gli steli fiorali si sviluppano in progressione temporale, essa si protrae per molti giorni. Ad onor del vero i fiori completamente aperti durano molto poco (da cui il sinonimo chimaera) ed inoltre sono molto sensibili alla luce ed al secco eccessivo, al punto che solamente portando fuori la pianta dalla serra, si assiste alla repentina chiusura dei fiori: vedi la prima foto in alto a sinistra.

Coltivazione:
Si consiglia di coltivare questa specie, in cestini retinati con substrato per la metà inferiore con bark e per la parte superiore che racchiude le radici, con sfagno o di miscela di torba e bark sminuzzato.
Sporadiche fertilizzazioni bilanciate, umidità elevata, temperature fresche, clima ventilato e luce ovattata da cercarsi nelle parti basse della serra.

Note:
– Quelle che racchiudono in fiori in foto sono le mie mani…scusa se sono sporche e callose 😉 …sono le mani di un manovale.
– La pianta descritta in questo post è stata acquistata in Colombia dal coltivatore James Posada di Bogotà.
Leggi anche questo post ed anche, quest’altro ed infine quest’ultimo
– le foto sono state fatte il 10 Luglio 2008
– i dati tassonomici e le notizie scientifiche di base sono state tratte da internet.

Le orchidee sono desiderate dagli orchidofili, ma dalle lumache ancor di più!

La tua orchidea, che curi da mesi, se non da anni è prossima alla fioritura. Gli pseudobulbi gonfi promettono molti steli fiorali, ma…
>…in una sola notte le lumache, ne basta anche una, ti rovinano tutto.

Le cene galeotte delle lumache
Questo che vedete nella foto a sinistra è un bellissimo esemplare di Stanhopea nigrovilacea (fioritura 2007), l’ultima pianta della collezione “Villa Franchetti” ancora sistemata nella sua museruola originale, chissà, forse sarà li da più di 40 anni. Me la consegnò una quindicina di anni fa, il giardiniere della Villa, giusto in tempo per salvarla da morte sicura e lei mi ricompensa puntualmente ogni anno con stupende fioriture.
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Acari e batteriosi nelle Phalaenopsis

Continuando la collaborazione con Marcus V. Locatelli, ecco un altro interessante articolo da lui redatto e da me liberamente tradotto. Ovviamente chi avesse osservazioni da fare o inesattezze da segnalare è invitato a farlo:

La batteriosi nelle Phalaenopsis, ha come maggior agente scatenante, citato in letteratura (almeno per quello che ho potuto trovare), i batteri Pectobacterium carotovora , i cui sintomi più comuni di infezione sono le muffe molli sulle foglie (enzimi pectolitici rilasciati da Pectobacterium carotovora nel tessuto interno della pianta,il mesofilo, degradano i pectati di Ca nella lamella mediana che è il “cemento” che unisce una cella ad un’altra nelle piante) e muffa molle negli pseudobulbi, muffa che è chiamata anche anasarca (regioni acquose e cattivo odore). In aggiunta a questo agente, sono stati citati altri batteri con il potenziale di causare malattie nelle orchidee in generale, come ad esempio Pseudomonas spp., Erwinia carotovora, Erwinia chrysanthemi e Acidovorax avenae pathovar cattleyae, ma per individuarle correttamente sono necessari test biochimici più complessi.
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