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Angraecum sesquipedale… e la strana falena notturna

angraec_sesqui_fioriAngraecum sesquipedale Thours 1822
Sezione: Angraecum
Sinonimi: Aeranthes sesquipedalis [Thou] Lindley 1824; Angorchis sesquipedale [Thou] O.Ktze. 1891; Angraecum bosseri Senghas 1973; Angraecum sesquipedale var. angustifolium Bosser & Morat 1972; Macroplectrum sesquipedale [Thou] Rolfe; Macroplectrum sesquipedale [Thou.] Pfitz. 1889; Mystacidium sesquipedale Rolfe 1904
Sappiamo tutti che i fiori di questa specie di orchidea sono impollinati da uno sfingide malgascio Xanthopan morgani praedicta, sappiamo anche che l’esistenza del grosso lepidottero africano fosse stata “predetta”, attraverso un semplice processo deduttivo, scientificamente inattaccabile. Al fascino di questo anomalo utilizzo della scienza, nella fattispecie dell’evoluzione biologica, giova aggiungere che l’autore della predizione è Charles Darwin: proprio il naturalista che per primo formalizzò in chiave moderna la teoria dell’evoluzione biologica.

“Nel 1862, il celebre naturalista Charles Darwin pubblicò uno studio sulla biologia delle orchidee. Nel capitolo dedicato alle Angraecoides, notava che questo gruppo di orchidee era impollinato da insetti specifici, ed una di queste orchidee, Angraecum sesquipedale, originaria del Madagascar e scoperta all’inizio del diciannovesimo secolo da Dupetit Thouars, si distingueva per possedere uno sperone molto lungo:

angraec_sesqui_pianta“In molti fiori che mi ha mandato Mr. Bateman, ho trovato un nettario di undici pollici e mezzo [29 cm] di lunghezza, dove solamente il pollice e mezzo inferiore [4 cm] era pieno di un nettare molto dolce. [… ]è tuttavia sorprendente che un insetto sia capace di raggiungere il nettare: le nostre sfingi inglesi hanno delle proboscidi lunghe quanto il loro corpo, ma in Madagascar devono esserci delle farfalle con proboscidi capaci di un’estensione di una lunghezza compresa tra i dieci ed undici pollici! [25-30 cm] (Darwin 1862)”.

Secondo Darwin, doveva esserci un insetto capace di provvedere alla fertilizzazione dell’orchidea, e motivava la sua reale esistenza sulla base di argomenti ecologici:

“Il polline non avrebbe modo di uscire se non con l’intervento di un’enorme farfalla, con una proboscide straordinariamente lunga. Se queste grandi farfalle venissero a mancare in Madagascar, l’Angraecum si estinguerebbe certamente a sua volta.”

In una lettera pubblicata nel numero del 12 giugno 1873 di Nature, W.A Forbes chiese ai lettori scienziati di questa prestigiosa rivista se erano a conoscenza dell’esistenza di tali farfalle in Madagascar, ed egli avanzò un’identificazione:

“Sono probabilmente degli sfingidi di qualche specie, perché nessun’altra farfalla potrebbe combinare una taglia ed una lunghezza di proboscide sufficiente.” (Forbes 1873). “
Nel mondo scientifico di allora – non c’è da meravigliarsi perché anche tutt’ora la teoria dell’evoluzionismo è messa in discussione dal filone del creazionismo – si sviluppò una diatriba che andò avanti per oltre 40 anni. Ben 41, difatti, dovette aspettarne la zoologia perché gli entomologi Rothschild e Jordan descrivessero la specie Xanthopan morgani praedicta, effettiva impollinatrice dell’Angraecum sesquipedale, il cui nettario aveva dato il là alla predizione.

Ecco un video da You Tube che dimostra la predizione di Darwin

Non solo orchidee… Marco coltiva anche…

Typhonium venosum (Dryand. ex Aiton) Hett. & P.C. Boyce

Il Typhonium venosum (volgarmente Giglio Voodoo), è una pianta perenne della famiglia delle Araceae, originario dell’ India e dell’ Himalaya. Questa pianta presenta numerosi sinonimi, visto che la sua classificazione ha avuto diverse modifiche rispetto a quella di origine. Lo possiamo quindi riconoscere anche come Arum cornutum (precedente classificazione), Arum guttatum, Sauromatum guttatum (Schott), Sauromatum venosum.

Descrizione

Si presenta come un bulbo sferico e appiattito, di color marrone dal cui centro si sviluppa una spata floreale che negli esemplari più grandi può raggiungere il metro di altezza. Cresce in ambiente temperato e in luoghi leggermente ombreggiati. Il periodo invernale coincide con il riposo del bulbo in ambiente totalmente secco, buio e fresco. La prima fase del ciclo vitale va da marzo a giugno, periodo di fioritura della pianta. Il fiore lungo e stretto è tinto di viola e puntinato di giallo all’interno sfumando quasi al nero sulla parte esterna. La crescita della spada floreale è molto rapida e quando sboccia emette un odore molto intenso e sgradevole. La fase vegetativa prosegue con l’emissione di un’unica foglia dalla forma molto simile ad una mano, sorretta da un robusto gambo dal colore biancastro fittamente maculato di punti neri. La foglia si seccherà verso l’inizio dell’autunno, quando il bulbo inizierà il riposo invernale. Tutte le parti di questa pianta sono velenose .

Coltivazione

Resiste molto bene al freddo, ho dei tuberi che hanno superato degli inverni con -10°C, predilige un terreno ricco di humus e soffice, predilige zone ombreggiate e umide, si propaga facilemente attraverso i piccoli bulbetti che si formano sul tubero principale, il fiore è molto bello e particolare, purtroppo di breve durata, non più di un paio di giorni. Se non si ha la possibilità di metterlo in piena terra si può lasciare in vaso, l’importante è avere un buon drenaggio, quindi niente sottovasi! Dopo la fioritura produce una foglia dall’aspetto poco comune che può arrivare a più di un metro di altezza, tende ad espandersi molto velocemente. Non serve concimare più di tanto, va trattato come una qualunque bulbosa da giardino, io l’ho messo in un angolo ombreggiato del giardino insieme ai Tulipani, Narcisi e Crocus, se volete potete rimuoverlo dal terreno nel periodo invernale trattarlo come i Tulipani per intenderci. Potete trovare altre piante di questa specie sul sito dell’International Aroid Society sotto la voce Typhonium Se qualcuno è interessato a questa pianta dispongo di una buona scorta di bulbetti da regalare, sono un paio di centimetri di diametro, diciamo che in un paio di anni potete vedere il fiore.
Contattatemi qui Marco.Giovanni.Motta at gmail.com

Nota di redazione: La passione per il collezionismo delle piante è ondivaga ed un po’ gitana, si comincia con una famiglia e, cammin facendo, la maestosità del mondo della botanica ti porta ad approdare verso altre tribù… spesso è la famiglia delle Orchidaceae a stregare i collezionisti. Questo blog, seppur a vocazione monotematica, ospita con interesse, qualsiasi lavoro botanico.

Orchids.it ringrazia l’amico Marco per la preziosa collaborazione.

A Schio… e dintorni

La bellissima intuizione di riportare le orchidee a Schio – famosa la serra esotica nel Giardino Jacquard, spazio storico naturalmente deputato per eventi legati alle specie esotiche, orchidee comprese – ha radicato nel territorio dell’alto vicentino. Ecco una delle tante iniziative a riguardo.

Nell’attesa che i due Comuni contendenti (Schio e Thiene) trovino un modus vivendi per proporre al meglio una o più eventi orchidofili nel territorio, gli appassionati locali si radunano spontaneamente per approfondire la loro passione orchidofila.
Ecco il manifesto promozionale: chi è interessato prenda contatti con i promotori… potremmo già chiamarli “Gruppo orchidofilo Jacquard”, ma questo è solo un mio pensiero.

Laelia albida… usi, tradizioni e note botaniche

Una specie molto popolare in Messico, conosciuta anche con il nome di monjita blanca (suora bianca)
Il genere
Laelia Lindley… leggi anche questo post
Gen.Sp.Orchid.Pl. 96,115(1831).
Sottofamiglia: Epidendroideae
Tribù: Epidendreae
Sottotribù: Laelininae
Etimologia del nome: orchidea dedicata a Laelia (mitologia romana) una delle sei Vestali che alimentavano il fuoco sacro del tempio di Vesta (dea del focolare) – nella mitologia greca Hestia, figlia di Crono e Rea. Laelia è anche il nome dato alle femmine della famiglia romana dei Laelius.
Specie tipo: Laelia grandiflora
Basionimo: Bletia speciosa Kunth
Sinonimo: Laelia speciosa (Kunth) Schlechter

… la monjita blanca

laelia_albidaLaelia albida Bateman ex Lindl. 1839
Sottogenere: Laelia
Sezione: Podolaelia Schlechter
Sinonimi: Amalia albida (Bateman ex Lindl.) Heynh. 1846; Bletia albida Rchb.f 1862; Cattleya albida Beer 1854; Laelia candida Lodd. ex W.Baxter 1850 Laelia discolor A. Rich. & Gal. 1845

Laelia albida Bateman ex Lindl. descritta in “Botanical Register” (1839). L’epiteto di specie deriva dal latino albidus nel senso di “biancastra”.
Questa specie è stata scoperta nel 1832 dal conte Karwinski nello Stato di Oaxaca (Mesico). La scoperta è stata facilitata grazie all’evidente differenza di colore rispetto alle altre specie a quel tempo conosciute.
James Bateman scelse il nome ‘albida’per evidenziare il colore bianco del fiore di questa nuova specie. Al momento della pubblicazione era un’assoluta novità: tutte le specie di Laelia allora conosciute, avevano i fiori di colore rosa o lilla.
Laelia albida è quasi sempre epifita, raramente litofita. La pianta produce gruppi di pseudobulbi di 3-4 cm di lunghezza (piante in sito), 5-8 cm (piante in coltivazione), allungati, ovoidali, che diventano rugosi quando sono vecchi. All’apice degli pseudobulbi crescono 2 o 3 foglie lineari, lanceolate, rigide come il cuoio, di colore verde scuro, lunghe 10-20 cm.
L’infiorescenza è arcuata e può raggiungere anche i 40-60 cm di lunghezza, portando al suo apice da 5 a12 fiori. I fiori misurano da 3 a 5 cm ed emanano un forte profumo dal sapore di miele. I sepali ed i petali sono di colore bianco o crema, a volte le punte si tingono di rosa. Il labello è bianco, rosa pallido e rosa al profondo centro con tre striature parallele centrali di colore giallo. La base del labello può essere rivestita di macchie rosso-porpora.
L. albida è nativa in Messico, dove è relativamente comune su una vasta area negli stati di Sinaloa, Durango, Nayarit, Jalisco, Michoacán, Guerrero, Oaxaca e Puebla. Cresce ad altitudini da 1300 a 2600 metri nelle foreste asciutte, miste di pini ed alberi decidui, soprattutto su querce sempreverdi, talvolta su yuccas, più raramente su rocce. Le piante native nella parte nord-occidentale del Messico producono brevi infiorescenze che difficilmente superano la lunghezza delle foglie ed i fiori sono di piccole dimensioni. Le piante della regione di Oaxaca hanno una grande variazione del colore dei fiori, con il labello che varia dal bianco, rosa o rosa scuro. In certe località crescono delle varietà con i fiori completamente rosa (fma. rosea) con il labello colore rosa scuro, esiste anche una forma salmonea con sepali e petali color roseo.
Laelia albida è da considerarsi pianta di difficile riproduzione e coltivazione. La raccolta di questa specie è protetta e regolamentata da una precisa normativa (NOM-005-RECNAT-1997), che stabilisce procedimenti, criteri e relative specifiche per poter ottenere legalmente delle piante.

Coltivazione
Laelia albida in coltivazione assume dimensioni e caratteristiche morfologiche diverse rispetto a quelle “in sito”. I motivi principali sono imputabili alla alimentazione più ricca ed alle modificate condizioni di luce sia in termini di intensità che di durata.
Una divisione di Laelia albida giunta nella mia collezione a metà degli anni 80, proveniente dal Vivaio “Orquideas Mexicanas” si distinse subito per l’enorme crescita dei nuovi pseudobulbi (sicuramente più del doppio di quelli sviluppatisi in sito) e per una relativa facilità di sviluppo.
Sin dal suo arrivo è stata sistemata su zattera e posta sulla parte alta della serra a temperatura intermedia (15 gradi minimi e 30 massimi).
Dopo un periodo di buon sviluppo iniziò a manifestare i primi sintomi di quella che spesso definisco “crisi dell’esemplare”, e anno dopo anno iniziò la sua fase regressiva, fino a bloccare lo sviluppo.
La cosiddetta “crisi dell’esemplare” aggredisce le piante quando raggiungono la loro massima possibilità vegetativa.
Mentre in natura, trovano nuovi spazi e magari si dividono, dando vita a nuove colonie, in coltivazione sono obbligate a svilupparsi su se stesse e non tutte le specie accettano questa situazione. Il problema è quello di stabilire il momento improcrastinabile della “divisione”… facile a dirsi!
Quella volta intervenni con un’energica divisione degli pseudobulbi. Durante le operazioni di divisione della pianta potei notare che le radici non riuscivano più a svilupparsi in modo efficace (questo era il motivo della crisi). I periodi critici per la Laelia albida sono essenzialmente due: un periodo di riposo semi secco dopo la fioritura ed una fase di controllo delle bagnature durante il primo periodo della crescita dei nuovi pseudobulbi (l’acqua che rimane fra le guaine basali dei nuovi germogli è pericolosa), onde evitare marciumi letali. Conviene non concimare durante la fase di semi riposo.

Note storico scientifiche
Laelia albida, conosciuta con il nome popolare di “monjita blanca”, nei luoghi di endemicità è molto comune ed è utilizzata per ornamenti floreali nelle feste e nelle ricorrenze religiose. Le colonie presenti nella valle de Zapotitlan e nella Valle de Salinas, che fanno parte della “Riserva della Biosfera Tehuacán-Cuicatlán”, la monjita blanca ha ancora un uso tradizionale nella festività di tutti i Santi.
In passato è stata usata anche per scopi medicinali. Gli usi tradizionali, sia ornamentali che medicinali, fanno sì che questa, ed anche altre specie di Laelia di origine messicana, siano da tempo raccolte per essere coltivate nei giardini ed in ogni altro posto abitato. Questo fenomeno è stato oggetto di uno studio scientifico e le ricerche evidenziarono una marcata divergenza biologica fra le varie popolazioni di Laelia albida, ; da sito a sito, ma anche rispetto a quelle coltivate nei luoghi antropizzati. Purtroppo, probabilmente a causa della raccolta incontrollata, lo studio rilevò una progressiva recessione delle colonie in sito.
Per questo motivo si cercò di individuare una strategia comune per conservare la specie, sia in sito che nei luoghi di coltivazione. Il principale obbiettivo degli studiosi fu quello di divulgare i risultati della ricerca allo scopo di sensibilizzare le popolazioni locali, sulla necessità di salvaguardare l’habitat naturale di questa orchidea e nello stesso tempo di approfondire le conoscenze botaniche e biologiche utili alla coltivazione ed alla propagazione estensiva.
I risultati di questa iniziativa, che ha visto protagoniste due associazioni locali, si potranno apprezzare nel prossimo futuro.

Riferimenti:
Illustrated Dictionary of ORCHID GENERA – The Marie Selby botanical Garden
Bechtel, H., Cribb, P. & E. Launert. (1992).
Halbinger, F. (1993). Laelias de Messico . Asociación Mexicana de Orquideologia, Messico.