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Note dscrittive di orchidee in coltivazione nella collezione Guido De Vidi.

Psychopsiella limminghei

Splendida ed insolita miniatura endemica in Brasile e Venezuela

Non capita spesso di vedere in fioritura questa orchidea nelle collezioni, ma quando si apre l’unico fiore all’apice di un esile stelo, la soddisfazione del suo coltivatore è grande.

psychopsiella_-limminghei_cPsychopsiella limminghei (C. Morren ex Lindley) E. Lückel & G. J. Braem 1982
Basionimo: Oncidium limminghei Morren ex Lindl 1855
Sinonimi: Oncidium echinophorum Barbosa Rodriguez 1881; Psychopsis limminghei?
Etimologia del nome: in onore del nobile e botanico belga, Conte Alfred de Limminghe.
La splendida Psychopsiella limminghei , per molti anni è rimasta inclusa nella sezione Glanduligera, insieme con Oncidium papilio Lindley, Oncidium kramerianum Rchb. f., Oncidium sanderae Rolfe, e Oncidium versteegianum Pullè. Questo gruppo di specie è stato successivamente trasferito nel genere Psychopsis, ma Oncidium limminghei, per la netta diversità delle masse polliniche dei suoi fiori, per la sua unicità di habitat, per le diversità dei vari segmenti floreali rispetto ad altre specie del gruppo in cui era inclusa, e per un diverso numero di cromosomi è stato sistemato in un genere monospecifico, Psychopsiella da Lückel – Braem nel 1982.
psychopsiella_-limminghei_fpsychopsiella_-limminghei_pPsychopsiella limminghei è una fantastica miniatura. Pseudobulbi e foglie, crescono piatti e sovrapposti in adesione alla corteccia del supporto ospitante. Gli pseudobulbi sono compressi ed avvolti da numerose ed evanescenti guaine basali bianche.
Le foglie misurano appena 2 cm, sono a forma di cuore, ellittiche ed ottuse, di colore verde opaco con evidenti maculature rosse.
Lo stelo fiorale esce dalla base dello pseudobulbo giovane, cresce fino a 10-15 cm di lunghezza e di solito porta un fiore.
Il fiore misura 3-4 cm di diametro, il labello è giallo luminoso con piccole macchie marrone, più marcate su petali e sepali.
Psychopsiella limminghei fiorisce tra maggio ed agosto.
Anche se la letteratura a volte dipinge questa orchidea come facile da coltivare, non condivido affatto questa opinione… direi che è vero l’opposto. E’ una specie molto capricciosa che richiede continue cure ed amorevoli attenzioni.

COLTIVAZIONE
La luce deve essere filtrata, l’ambiente di coltivazione deve essere ventilato e non esposto ad eccessive rampe di calore.

TEMPERATURE: Massime estive, giorno non oltre i 27 gradi, notte 18-20 (importante lo sbalzo termico fra giorno e notte), in inverno può sopportare anche temperature minime di 14-15 gradi

UMIDITA’: 75-80% tutto l’anno.

ACQUA: Bagnature copiose per la maggior parte dell’anno, soprattutto nella fase di crescita, con rallentamento in inverno allo scopo di garantire asciugature più prolungate fra le bagnature, senza eccessivi periodi di secco (non più di una settimana). Il drenaggio del supporto deve essere efficiente per consentire alle radici di svilupparsi con forza.

CONCIME
: Settimanale quando le piante sono in fase di sviluppo, con valori N.P.K equilibrati e quasi elimunato durante la stagione fredda.
Psychopsiella limminghei è più facile da gestire se coltivata su zattere di sughero o xaxim e/o altre felci, ma si può coltivare anche in vasi o cestini. Le bagnature dovranno essere più frequenti nei casi di coltivazione su zattera.
Nota: mantenere le radici in buona salute e fare attenzione che non rimanga l’acqua delle bagnature nelle guaine delle giovani vegetazioni.

Qualche nota sul genere Restrepia

Piccole orchidee, generose ed affascinanti in tutte le loro forme

Una collezione di orchidee senza qualche specie del genere Restrepia non è nemmeno immaginabile, tanto sono delicate ed esili da non poter negare loro un posticino in serra.
I fiori stilizzati assumono posizioni a volte leggiadre e sbarazzine, in certe specie (R.muscifera ad esempio) si nascondono dietro le foglie quasi a voler manifestare la loro timidezza.
restrepia-cuprea_1 Restrepia cuprea Luer & Escobar
Dal latino cupreus, “color rame” che fa riferimento al colore del sinsepalo.
Sottogenere: Restrepia
Sezione: Restrepia
Specie nativa in una sola valle alle pendici orientali della Cordigliera Centrale colombiana a 1600-1700 metri di altitudine.
Il genere appartiene alla sottotribù delle Pleurothallidinae e raggruppa circa 50 specie di piccola dimensione e difficili da classificare con assoluta sicurezza.
Da molti anni coltivo circa 20 specie e/o varietà del genere Restrepia, purtroppo, a distanza di tanto tempo devo ancora fare i conti con le incertezze tassonomiche di questo genere pieno di insidie dovute alle molteplici varianti presenti in molte sue specie.
Probabilmente il lavoro che segue avrà bisogno di ulteriori verifiche, per il momento prendiamolo come traccia utile per approfondire la conoscenza di queste deliziose orchidee.

Il genere Restrepia
Restrepia, Kunth 1815
Nov. Gen. Sp. 1: 366, t. 94 (1816).
SOTTOFAMIGLIA: Epidendroideae
TRIBU’: Epidendreae.
SOTTOTRIBU’: Pleurothallidinae.
020 Restrepia contorta (Ruiz & Pavon) Luer
Collezione Guido De Vidi – foto 28.11.06
La prima specie del genere è stata scoperta da Ruiz e Pavon, nel 1779, a nord del Perù ed è stata descritta nel 1798 con il nome di Humboldtia contorta

Il genere è stato descritto e pubblicato in: Nova Genera et Species Plantarum Vol: 1, pag: 366, Tav:94, (1816) da Humboldt, Bompland e Kunth. restrepia_antennifera La pianta campione in analisi per la descrizione (raccolta in Colombia) è stata nominata Restrepia antennifera ed è la specie tipo del genere. Il nome Restrepia è stato dato da Karl Sigismund Kunth in onore di José M. Restrepo.

Nota:
L’epiteto di specie “antennifera” è spesso usato anche per altre specie, quasi a considerarle sue varietà. Questo aspetto contribuisce a creare disorientamento e difficoltà nell’esatta individuazione tassonomica.
Sisitemazione tassonomica
Il genere Restrepia ha messo più volte in confusione i botanici, che spesso si sono divisi sulla loro sistemazione (Barbosella, Brachionidium e Dresslerella); ora è collocato nella sottotribù delle Pleurothallidinae (Luer, verso la fine del 20° secolo, nella sua monografia Icones Pleurothallidinarum tomo XIII”, chiarisce la situazione, nomi di specie, sinonimi e classificazione infragenerica); allo stato attuale si conoscono circa 50 specie.

La classificazione infragenerica stabilita da Carlyle Luer divide le Restrepia in 3 sottogeneri:
Ecmeles, con una specie: Restrepia aberrans, caratterizzta dalla particolare struttura dei suoi sepali.
Pachymeles, anche questo monospecifico: Restrepia chocoensis, caratterizzata da foglie succulente e falciformi.
Restrepia, riferito a tutte le altre specie, ulteriormente divise in due specifiche sezioni a seconda della lunghezza del loro peduncolo fiorale:
Sezione Pleurothallopsis, che raggruppa le specie a peduncolo fiorale corto e fiori seminascosti dalle foglie.
Sezione Restrepia, che comprende tutte le specie con il peduncolo fiorale lungo e fiori ben slanciati oltre le foglie.

Descrizione del genere.
Le piante del genere Restrepia sono minute e senza pseudobulbi, epifite, più raramente litofite e sono originarie dell’America centrale: dal Sud del Messico alla Bolivia, passando per il Venezuela fino all’estremo nord dell’Argentina. Ecuador e Colombia sono i 2 paesi più ricchi di specie.
Prediligono ambienti freschi, umidi e luminosi: in natura vivono ad alte quote, lungo la catena delle Ande, a 1600 – 2400 metri di altitudine in ampi spazi luminosi vicino i fiumi.
I fiori delle Restrepia escono dalla guaina che avvolge la parte basale delle foglie e si aprono in successione anche più volte l’anno, i sepali laterali sono fusi insieme e formano una sorta di piccolo scafo di vario colore e disegno. La vegetazione si sviluppa su di un corto rizoma orizzontale dotato di radici, sul quale crescono nuovi germogli verticali costituiti da steli più o meno lunghi e avvolti da bractee somiglianti a carta sottile, dalle quali esce la nuova foglia e si formano i peduncoli fiorali.
Le foglie sono carnose, obtuse, larghe, a volte lunghe, stilizzate e tendenti ad assumere pigmentazioni violacee con l’esposizione a luminosità intensa. I fiori formatisi alla base delle foglie sono sostenuti da esili peduncoli, più o meno lunghi, che danno sovente la sensazione di spazialità ed altrimenti di timidezza, quando ad esempio sono nascosti dietro le foglie. I due sepali laterali uniti a forma synsepala sono la parte più appariscente del fiore, a volte punteggiati o striati di colore scuro su fondo crema, bianco, rosa o arancio.
Il labello minuscolo, generalmente orientato nella stessa direzione del sinsepalo (dalla composizione della parola greca syn “insieme” e quella latina sepalum “sepalo”)- organo derivato dalla fusione dei due sepali inferiori di un’orchidea), porta due lobi laterali destinati ad orientare l’insetto per l’impollinazione. Molto caratteristico è il labello della Restrepia pandurata, a forma di violino, da cui appunto il nome dal latino “panduratus”. I petali ed i sepali dorsali sono filiformi e terminano quasi in tutte le specie con una prospicenza rotondeggiante.

Coltivazione
Quasi tutte le specie del genere Restrepia, preferiscono temperature fresche, umide e ventilate; le varie specie della mia collezione sono coltivate in piccoli vasi con substrato di corteccia finemente sminuzzata, mescolata con torba di sfagno e agriperlite, ma crescono molto bene anche sistemate su zattere di legno, con un po’ di muschio fra le radici.
Anche se preferiscono temperature fredde, la maggior parte delle specie sono molto tolleranti sulle condizioni di crescita. Se il composto di coltivazione è mantenuto sempre umido, sono in grado di sopportare temperature superiori ai 35 ° C. Le temperature colturali ideali sono comprese tra i 10 ei 18 ° C di notte e da 18 a 26 ° C durante il giorno.
Le piante di Restrepia possono essere coltivate in vasi con composto fine e drenante di corteccia di pino e sfagno sminuzzato, che può essere aggiunto alla perlite e carbone, con poco polistirolo sminuzzato in piccole quantità sul fondo dei vasi. Possono essere coltivate con successo anche in puro sfagno, lana di roccia, o montate su zattere di sughero e di felce arborea.
E’ utile mantenere un buon tasso di umidità, al di sopra del 60% per le piante da vaso, vicino al 80% per le piante su zattere. E’ raccomandata una buona ventilazione ambientale.
Le Restrepia sono anche molto tolleranti verso la luce. Colture sotto luci artificiali funzionano perfettamente. Troppa luce provoca un arrossamento delle foglie, senza conseguenze per la salute delle piante. E’ da evitare la luce diretta del sole che brucia e produce la necrosi delle foglie.
In buone condizioni di crescita, i ciuffi di Restrepia raddoppiano di volume ogni anno. Molte specie, inoltre, producono piantine o keiki, ed è quindi possibile, se adeguatamente sviluppati, separarli dalla pianta madre.

Il rinvaso
Fatta un po di dimestichezza con questo genere, possiamo ora avventurarci con le cure del rinvaso di queste orchidee inusuali, piccole, per certi aspetti assai delicate, ma con una forza di sopravvivenza impareggiabile. Seppur esili, le Restrepia non abbandonano mai il loro coltivatore perché, soprattutto in condizioni di estrema crisi trovano quasi sempre la forza di produrre dei keikis a garanzia della loro salvezza.
Immaginiamo di possedere una pianta con evidenti problemi dovuti alla decomposizione del substrato ed alla colonizzazione di felci nel suo piccolo vaso.
La pianta rappresentata nella foto a sinistra è in buona salute, ma il substrato ormai vecchio di due anni è stato abbondantemente colonizzato da felci di varia natura. Le felci creano una piacevole coreografia alla pianta, ma nel contempo la loro fitta ragnatela di radici soffoca lo sviluppo dell’apparato radicale dell’orchidea stessa.
Esteriormente non si ha l’impressione che le felci siano invasive, basta però svasare la pianta per valutare appieno il problema (vedi foto a sinistra).
Nel caso di specie ci si accorge che oltre alle felci, nel substrato ci sono anche le famigerate chioccioline, notoriamente ghiotte delle sottili radici delle nostre Restrepiae pertanto la rigenerazione del composto di coltivazione è quanto mai indispensabile.
La pianta che stiamo rinvasando è Restrepia antennifera var. roseola. Bellissima specie ormai adulta e felicemente ambientata nella mia serra da una quindicina d’anni. Durante tutto questo tempo è vissuta in varie parti della serra sopportando condizioni limite, sia per quantità di luce che di umidità e temperatura.
Nel periodo di tanta luce si è notata una abbondante pigmentazione scura delle foglie ed invece in condizioni eccessivamente secche si sono formati dei provvidenziali keiki (nuove piantine) nelle pagine inferiori delle foglie (vedi foto a sinistra).
A questo punto non ci rimane che procedere con l’operazione di pulizia e di recupero delle nuove piantine.

Pulizia delle radici
Sono state eliminate le felci è stato tolto il bark vecchio ed ora la nostra Restrepia può essere analizzata per capire se ci sono muffe, parassiti vari o altri problemi; nel nostro caso possiamo notare qualche radice mangiucchiata dalle chioccioline, ma complessivamente le condizioni sono buone, pertanto è possibile staccare i keiki dalla pianta madre e dar vita a nuove piante.
Una sommaria valutazione consiglia di dar vita a due piante: pianta madre da sola e tutti i keiks insieme in una nuova pianta.
La scelta della dimensione dei vasi è molto importante, non bisogna usare vasi troppo grandi (il composto rimane troppo bagnato) ne troppo piccoli (si asciugano troppo in fretta). Il diametro ideale è di 7 – 8 cm. per arrivare ad un massimo di 10. Nel caso il ceppo della pianta da rinvasare sia troppo esteso conviene dividerlo.

Il composto
Vale il solito consiglio: i materiali del composto devono essere drenanti e nel contempo assorbenti, a seconda delle possibilità di reperimento possiamo usare bark, perlite, torba di sfagno, seramis ed altro. Io uso bark sminuzzato 50%, torba di sfagno abbastanza filamentosa 25% e perlite 25%.
Tutte le componenti del substrato sono umide (il bark va messo a bagno per alcuni giorni e poi lasciato asciugare qualche ora), per garantire umidità alle radici nella fase del post rinvaso.

Le operazioni di sistemazione


Raccogliere il ceppo da sistemare e posizionarlo al centro del vasetto per poterlo riempire comodamente con il composto preparato in precedenza.
Coprire fino quasi all’orlo superiore e battere leggermente il vasetto per la giusta sistemazione del composto fra le radici della pianta. Attenzione a non comprimere troppo il composto.
In questa prima fase abbiamo sistemato i keiki. Come si può notare non neccessitano nemmeno di tutore, nel caso dovesse servire un sostegno basta piantare una piccola asticella di bambù al centro del vaso e legare attorno ad essa la pianta.
Ora si può procedere allo stesso modo con la pianta madre.
L’operazione di rinvaso è ultimata, il composto è già umido e quindi per alcuni giorni non serve bagnarlo (è sufficente spruzzare le foglie) e durante la prima settimana del post rinvaso conviene tenere sotto controllo l’evolversi della situazione senza fertilizzazioni.

All’inizio delle operazioni di rinvaso avevamo una sola pianta, ora le piante sono due, una, volendo, può essere per gli amici.

Descrizione di alcune specie della mia collezione.
restrepia_quiz_marzo_09 Restrepia guttulata Lindl. 1836.
Questa specie giunge nella mia collezione una ventina di anni fa dalla Colombia, con il nome: Restrepia antennifera. Purtroppo, come la gran parte delle specie del genere Restrepia, soprattutto quando non è chiara l’esatta sistemazione tassonomica, riportano l’epiteto “antennifera”. Il post riportato nel link è stato scritto successivamente a questo, quando, con l’aiuto di internet siamo riusciti a classificarla correttamente.

Collezione Guido De Vidi – foto 25.11.06
Restrepia metae Luer
Sottogenere: Restrepia
Sezione: Restrepia
Questa specie è endemica della regione di Meta in Colombia, dove è stata scoperta ad altitudini di 500 – 600 metri. In rapporto alla media dimensione delle specie del suo genere, la Restrepia metae è una pianta piuttosto vigorosa. Il fiore presenta un synsepalo molto lungo (oltre 20 mm), di colore giallo delicatamente punteggiato di porpora, petali e sepalo dorsale con evidenti striature orizzontali scure e labello vagamente rettangolare (lungo 8 mm e largo 2) con piccolissime verruche.
Questa specie rarissima è giunta nella mia collezione dalla Colombia negli anni 80 con altro nome.
Restrepia metae può essere coltivata in piccoli vasi con composto ( 60% bark sminuzzato, 30% torba di sfagno e 10% perlite) oppure su zattere di corteccia con un piccolo cuscino di sfagno. Resiste bene alla luce, produce facilmente keikis e fiorisce regolarmente al sopraggiungere dei freddi autunnali.

Collezione Guido De Vidi – foto 25.11.06
Restrepia trichoglossa F. Lehm. Ex Sander 1901
Sottogenere: Restrepia
Sezione: Restrepia
Etimologia del nome di specie: dal Greco trichoglossa (lingua pelosa) con riferimento alle evidenti fimbriature del labello. Di tutte le specie scoperte ad oggi, la Restrepia trichoglossa è la più distribuita in sito e nelle collezioni. Può essere trovata in vari paesi dell’America Centrale, Chiapas, Messico, catena delle Ande, Colombiane, Ecuador e Perù, ad altitudini, che partono da 300 e vannoaad oltre 3300 metri. La grande diffusione geografica di questa orchidea, facilita anche la variabilità di colori e decorazioni dei suoi fiori. Le caratteristicche comuni che uniscono tutte le varianti, sono la taglia del synsepalo lungo 20 mm e la fimbriatura del labello. Il synsepalo può essere di colore giallo vivo, oro piuttosto che rosa, con striature scure oppure a volte con punteggiature estese.
Restrepia trichoglossa è una specie frequente nelle collezioni ed è consigliabile coltivarla perché si adatta facilmente anche a condizioni critiche di massima temperatura. Fiorisce abbondantemente e in vari periodi dell’anno perchè produce spesso keikis che incespiscono la pianta e la fanno fiorire a profusione.
Questa deliziosa e minuta orchidea può essere trovata nel mercato delle specie botaniche anche con questi sinonimi: R. filamentosa, R. angustilabia, R. leontoglossa, R. serrilabia.

Collezione Guido De Vidi – foto 18.11.06
Restrepia aristulifera Garay & Dunst. in Garay & Dunst. 1972
Sottogenere: Restrepia
Sezione: Pleurothallopsis
Etimologia del nome di specie: dal latino “aristulifer“, con riferimento alla particolare caratteristica dei petali, che sono muniti di piccole ariste alla base. Questa specie vive in Colombia (parte nord) ed in Venezuela: può essere trovata a 1800 – 2700 metri di altitudine.
La Restrepia aristulifera, rispetto alla media del genere è una pianta di taglia abbastanza grande (20 -25 cm) : le foglie sono allungate e di forma ellittica.

Fiori
I peduncoli corti mostrano i fiori a portamento verticale, sulla pagina superiore delle foglie. Il synsepalo ovale è caratterizzato da striature verticali color porpora, che partono dalla base e si trasformano in punteggiature verso l’apice. I petali, come si è scritto sopra, sono muniti di piccole ariste alla base.
Questa specie non è molto presente nelle collezioni e può essere considerata rara.

La prossima pianta la dedico al carissimo amico Marco di Brescia per farmi perdonare un errore tassonomico: Marco, scusami, ma non sò proprio dove sono andato a scovare il nome “filiformis”, la giusta classificazione della tua piccola Restrepia è quello della seguente descrizione

Collezione Guido De Vidi – foto 18.11.06
Restrepia elegans H. Karst. 1847
Sinonimi: Restrepia antennifera sottosp. erythroxantha (Rchb.f.) H.Mohr 1996 – Restrepia erythroxantha Rchb.f 1850 – Restrepia leopardina auct. (1899) – Restrepia leopardiana var. rosea
Sottogenere: Restrepia
Sezione: Restrepia
Etimologia del nome: dal Latino “elegans”, con riferimento al portamento elegante della pianta.
Nota: Restrepia elegans, i suoi vari sinonimi, comprese le varietà, individuano la specie e le affinità delle sue varianti (vedi le due foto sopra)
Questa specie vive sulle montagne costiere del Venezuela (Caracas), in Perù e attraverso le Ande è presente anche oltre la frontiera colombiana ad altitudini di 1400 – 2700 metri.
Le dimensioni di questa pianta sono piccole rispetto alle altre specie del genere.
Restrepia elegans è frequente ed apprezzata nelle collezioni per la sua generosità e facilità di coltivazione.

Fiori
Il sinsepalo lungo circa 20 mm è di colore biancastro–ocra gialla, puntato di bruno o di porpora. Il labello di 3 x 6 mm segue la disposizione del sinsepalo. Tolta la leggera apertura degli apici dei synsepali, i fiori di questa specie, sono abbastanza simili a quelli della Restrepia guttulata.

Collezione Guido De Vidi – foto 27.11.06
Restrepia sanguinea Rolfe, Kew Bull. 1896: 44 (Ic.T.13:125; ONC 4 #558).

In occasione della prima descrizione del genere Restrepia, soprattutto per l’originalità dei fiori del campione in esame, i tassonomi hanno deciso di assegnare il nome “antennifera”, che è stato poi ripreso in occasione di successive classificazioni apparentemente similari.
La differenza dei colori ed altre piccole varianti dei fiori degli esemplari in studio, sono state risolte di volta in volta con un diverso epiteto di sottospecie. Da ciò, con l’epiteto “antennifera“, sono oggi raggruppate varie sottospecie, che formano una nutrita famigliola.
Quindi, in presenza del nome di specie “antennifera”, per evitare di acquistare la stessa pianta con nomi diversi, conviene analizzare per bene i vari sinonimi.

Ecco gli esempi:
Restrepia antennifera sottosp. erythroxantha (Rchb. f.) Mohr – oppure R. elegans H. Karst
Restrepia antennifera sottosp. hemsleyana Mohr 1996 – oppure R. antennifera Humboldt, Bonpland, & Kunth
Restrepia antennifera sottosp. klabochorum Mohr 1996 – oppure R. antennifera Humboldt, Bonpland, & Kunth
Restrepia antennifera sottosp. leontoglossa (Rchb. f.) Mohr – oppure R. trichoglossa Lehmann ex Sander
Restrepia antennifera sottosp. striata (Rolfe) Mohr – oppure R. brachypus Rchb. f.

Etimologia del nome di specie: dal latino antennifer, “dotata di antenne” , con riferimento alla conformazione dei fiori.
Sottogenere: Restrepia
Sezione: Restrepia
Questa specie è endemica in Venezuela, Colombia, Ecuador, Perú e Bolivia ad altitudini di 1700–3500 metri. Le diverse sottospecie di Restrepiaantennifera sono epifite ed i loro fiori variano di colore, punteggiatura o striatura del synsepalo: fucsia, granata, giallo ocra e marrone.
Questa specie ha la particolarità di produrre un liquido acquoso dai suoi fiori.

Collezione Guido De Vidi – foto 18.11.06
Restrepia cuprea Luer & R. Escobar 1996
Etimologia del nome di specie: dal latino cupreus, “color rame” con riferimento al colore del synsepalo.

Sottogenere: Restrepia
Sezione: Restrepia
Questa specie molto originale è endemica in una valle andina della regione d’Antioquia nel nord est della Colombia e può essere trovata attorno ai 1700 m d’altitudine. Nella grande incertezza a riconoscere con sicurezza le varie specie del genere Restrepia, questa è inconfondibile per il diffuso e marcato colore rame del synsepalo dei suoi fiori. La pianta è di grande dimensione rispetto alla media del genere (14 – 18 cm).

Fiori
Il largo synsepalo è dipinto uniformemente di arancio-rame, esclusa una piccola maculatura color porpora, marginale, lungo i bordi esterni verso l’attaccatura. Il labello, orientato nella stessa direzione del synsepalo è della medesima tonalità. Questa specie è rara e ricercata, apprezzata per la bellezza dei suoi fiori, molto duraturi e rifiorenti.

Coltivazione
Come tutte le altre specie, la Restrepia cuprea può essere coltivata su zattera oppure in piccoli vasi con composto misto a bark, torba di sfagno e perlite: resiste bene anche a temperature intermedie.

Collezione Guido De Vidi – foto 18.11.06
Restrepia jesupiana Luer 1996
Sottogenere: Restrepia
Sezione: Restrepia
Origine etimologica del nome di specie: in onore di Ann Lauer Jesup di Bristol, CT, storico collezionista di questa specie. Questa specie è endemica nelle zone montagnose di Merida nel Venezuela occidentale, in Colombia, dove può essere trovata con facilità a 2000 – 2700 metri di altitudine.
E’ una pianta di dimensioni minute (10 – 15 cm) ed è molto rara nelle collezioni.

Fiori
Il fiore, molto stilizzato, si caratterizza per il colore giallo luminoso del suo synsepalo, leggermente striato di porpora alla base. Il labello giallo è lievemente verrucoso e misura 9 mm in lunghezza e 3 – 4 in larghezza.

Collezione Guido De Vidi – foto 28.11.06
Restrepia muscifera (Lindl.) Rchb.f.

Etimologia del nome di specie: dal latino muscifer , “cuscinetto della mosca„, con riferimento alla somiglianza del fiore ad una mosca.

Sottogenere: Restrepia
Sezione: Pleurothallopsis

Restrepia muscifera è la classificazione corrente, di specie identificate anche con altri nomi.
Sinonimi: Pleurothallis dayana [Rchb.f] Lo Williams 1940 – Pleurothallis muscifera Lindl. 1842 – Restrepia dayana Rchb.f 1875 – Restrepia lansbergii Rchb.f 1861 – Restrepia muscifera subsp. shuttleworthii (Rolfe) H. Mohr – Restrepia powellii Schlechter 1922 – Restrepia shuttleworthii Rolfe 1892 – Restrepia tonduzii Schlechter 1922. La specie è stata descritta per la prima volta John Lindley nel 1842 come Pleurothallis muscifera in Edwards’ Botanical Register, basandosi su una pianta presente nella collezione Guatemalteca di George Ure Skinner. In seguito (1859) Reichenbach figlio l’ha trasferita nel genere Restrepia in Folia Orchidaceae. Questa specie è molto diffusa in vaste zone dell’america centrale. Può essere trovata in Messico (Chiapas, Guerriero e Oaxaca), nel Belize, in Guatemala, in Salvador, in Honduras, in Nicaragua, nel Costa Rica, a Panama, ed anche in Colombia. E’ un’orchidea epifita e vive a 400 – 2500 metri di altitudine. Le piante di questa specie sono di dimensioni variabili, con gambi che vanno da 2,5 a 17 centimetri, avvolti da 4 – 8 foderi biancastri e dotati di foglie laterali lunghe, stilizzate e più ellittiche di altre specie del genere.

Fiori
I fiori solitari a portamento verticale, si formano in successione su corti peduncoli, nascosti ed addossati sotto la pagina posteriore delle foglie. Il sepalo dorsale dei fiori è eretto, triangolare con la punta ispessita, generalmente bianco o giallo macchiato di porpora. Il synsepalo è bianco o giallo-rosa soffuso con punteggiature color rosso – viola. I petali stretti ed il labello oblungo-ovoide sono anch’essi della stessa combinazione di colori descritti sopra. Restrepia muscifera è abbastanza presente nelle collezioni ed è di facile coltivazione, gli amatori la scelgono per i suoi piccoli fiori e talvolta anche per le sue foglie particolari.

Collezione Guido De Vidi – foto 18.11.06 – diritti riservati
Restrepia citrina Luer & R. Escobar 1983
Etimologia del nome di specie: dal latino citrinus, “giallo limone„ con riferimento al colore giallo del synsepalo.
Sottogenere: Restrepia
Sezione: Restrepia

Questa specie è originaria del Paramo (Páramo o Páramos è una regione biogeografica dell’America meridionale, situata nella catena andina di Venezuela, Colombia, Ecuador e Perù), ed è endemica nelle foreste della Cordigliera orientale della Colombia a circa 2.600 metri di altitudine. Orchidea epifita di grande dimensione rispetto alla media del genere e si caratterizza per il colore giallo-citrino del synsepalo, dotato anche di punteggiature color porpora-marrone. La Restrepia citrina può essere confusa con la R. guttulata, che per altro è molto variabile nella colorazione del synsepalo e quindi bisogna essere attenti solamente alla presenza del synsepalo con fondo giallo. Si riproduce con rapidità, ma è poco generosa nelle fioriture

Una rassegna di specie colombiane…divertitevi a dare un odine tassonomico a questa bella famigliola

Orchidee della collezione Guido De Vidi – foto 18.11.06

Pabstia viridis, una strana orchidea terricola brasiliana

Il genere
Pabstia Garay
Bradea 1(27):306 (1973).
Sottofamiglia: Epidendroideae
Tribù: Cymbidieae
Sottotribù: Zygopetalinae

Etimologia: nome dato in onore di Guido Joao Federico Pabst (1914 – 1980), un botanico e scopritore amatoriale Brasiliano, direttore del traffico aereo per le compagnie aeree Varig, fondatore dell’Herbarium Bradeanum in Rio de Janeiro e co-autore di Orchidaceae Brasiliensis.

Specie tipo: Pabstia viridis (Lindley) Garay

Collezione Guido De Vidi – Foto 29.06.04
pabstia_viridis Pabstia viridis (Lindl.) Garay 1973
Basionimo:Maxillaria viridis Lindl. 1833
Sinonimi: Colax viridis (Lindl.) Lindl. 1843 – Colax tripterus Rolfe – Colax viridis var. parviflorus Hoehne – Colax viridis var. pluriflora Cogn. – Maxillaria viridis var. platysepala Regel – Pabstia triptera (Rolfe) Garay – Pabstia viridis var. parviflora (Hoehne) Garay – Zygopetalum viride (Lindl.) Schltr.

pabstia_viridis_stampa La foto a sinistra riproduce il disegno della Maxillaria viridis come fu descritta da Lindley in Botanical Register.
Si ringrazia Missouri Botanical Garden
La pianta su cui Lindley si basò per la descrizione venne spedita da Rio da Sir Henry Chamberlain (1733-1829), diplomatico inglese, console in Brasile, nominato 1° Baronetto. La pianta fiorì nel maggio del 1831 nelle serre dell’Horticultural Society’s Garden.
Pabstia viridis (ex Colax viridis) vive come pianta terricola nelle foreste umide della regione sud-est del Brasile. La sua caratteristica distintiva è il lobo mediano del labello a forma triangolare. Il genere Pabstia è strettamente legato allo Zygopetalum e con esso sono stati creati alcuni ibridi molto interessanti, noti col nome Zygopabstia (o Zygocolax per i coltivatori più anziani !).
Pabstia viridis gradisce le zone ombreggiate nella costiera montagnosa (Rio de Janeiro e São Paulo principalmente), prospera bene da sia 150-200 metri slm. fino alla cima delle montagne (più o meno 1300 metri slm.). In estate è umido e caldo, ma con costante circolazione d’aria. In inverno è freddo, soprattutto nella parte superiore della montagna (che è anche l’habitat della Sophronitis coccinea), la pioggia è assente, ma l’umidità è garantita dall’oceano che si trova di fronte. Le condizioni ambientali per questa specie possono essere equiparate alla Sophronitis coccinea, fatta eccezione per la luce che dovrebbe essere molto meno intensa.
Questa specie è a sviluppo simpodiale, ha gli pseudobulbi quadrangolati, con due foglie apicali leggiadre e molto grandi. Gli steli fiorali sono molto corti e si formano alla base degli pseudobulbi giovani e portano singoli fiori carnosi di 5 cm. Fiorisce all’inizio dell’estate. I fiori sono per lo più di colore verde con i petali fortemente maculati . Da lontano si fatica a distinguere quando la pianta è in fiore, ciò nonostante questa specie è un vero gioiello da tenere nella propria collezione di orchidee.
In coltivazione gradisce temperature da serra intermedia con molta ventilazione, che serve a prevenire ristagni d’acqua, con conseguente marciume tra le foglie e gli pseudobulbi durante la fase vegetativa.
Può essere coltivata in vaso, con substrato di corteccia di pino mescolata con poca torba di sfagno.
Le bagnature e fertilizzazioni vanno somministrate regolarmente ( composto sempre umido e concimazioni bilanciate ogni 15 giorni) durante la stagione calda, facendo attenzione a non far ristagnare l’acqua fra le pieghe delle foglie e rallentarle decisamente in inverno con la fase fredda ed asciutta.

Neofinetia falcata l’orchidea dei samurai

Un’orchidea entrata nella storia e nella leggenda del mondo feudale nipponico

collezione Guido De Vidi – foto 31.03.06
neofinetiafalcata_400GENERE:Neofinetia
AUTORE: H.H.Hu.
PUBBLICAZIONE: Rhodora27: 107 (1925)
SOTTOFAMIGLIA: Epidendroideae
TRIBU’: Vandeae
SOTTOTRIBU’: Aeridinae
SPECIE TIPO: Neofinetia falcata (Thunberg) Hu 1925
Basionimo: Orchis falcata Thumb. (1784)
Sinonimi: Aerides thunbergii Mig. – Angraecum falcatum (Thunb.) Lindl. – Finetia falcata (Thunb.) Schltr. – Oeceoclades falcata (Thunb.) Lindl. – Nipponorchis falcata (Thunb.) Masamune – Holcoglossumn falcatum (Thunb.) Garay & Sweet – Angraeacaopsis falcata (Thunb.) Schltr.

Nomi popolari: orchidea dei samurai – orchidea del vento (in giapponese – Fuuran)
Il nome del genere è stato assegnato in onore di Achille Eugène Finet (1863, Argenteuil -1913, París), botanico francese che ha dedicato gran parte della sua vita allo studio delle orchidee cinesi e giapponesi.
Il nome di specie deriva dal latino “falcatus” e fa riferimento alla figura a forma di falce, creata delle foglie di questa orchidea.
Neofinetia falcata è un’orchidea epifita di piccole dimensioni (raramente supera i 15 centimetri di altezza), a sviluppo monopodiale con foglie laterali, alternate e pseudo teretiformi.
I fiori si aprono all’apice di corte infiorescenze a gruppi di 5-6, tra Marzo ed Aprile e sono di colore bianco candido con qualche sfumatura gialla sul labello.
La fragranza dei fiori di questa specie è molto intensa ed inconfondibile, ci riconduce a mille sensazioni olfattive, la più immediata è quella del sapore dolciastro di qualche sciroppo medicinale.
Distribuzione: Cina, Corea, Giappone, Taiwan e le isole di Ryukyu.
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