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Dal Costa Rica… specie da classificare…

Dovrebbe trattarsi di Epidendrum ramosissimum, ma non ho nessuna certezza, se mi aiutate a classificarla ve ne sarò molto grato.
ep_ramosissimum_2ep_ramosissimum_1Epidendrum ramosissimum Ames & C.Schweinf., (1925).

Queste son le uniche note in mio possesso. La pianta proviene dal Costa Rica: I fusti sono alti 30-35 cm, fiorisce in Aprile e produce una corta infiorecsenza apicale con 2-3 fiori (solo un fiore aperto), che si aprono in prograssione.
Su internet ho trovato questo link.
Grazie per l’eventuale collaborazione.
Guido

Qualche nota sul genere Restrepia

Piccole orchidee, generose ed affascinanti in tutte le loro forme

Una collezione di orchidee senza qualche specie del genere Restrepia non è nemmeno immaginabile, tanto sono delicate ed esili da non poter negare loro un posticino in serra.
I fiori stilizzati assumono posizioni a volte leggiadre e sbarazzine, in certe specie (R.muscifera ad esempio) si nascondono dietro le foglie quasi a voler manifestare la loro timidezza.
restrepia-cuprea_1 Restrepia cuprea Luer & Escobar
Dal latino cupreus, “color rame” che fa riferimento al colore del sinsepalo.
Sottogenere: Restrepia
Sezione: Restrepia
Specie nativa in una sola valle alle pendici orientali della Cordigliera Centrale colombiana a 1600-1700 metri di altitudine.
Il genere appartiene alla sottotribù delle Pleurothallidinae e raggruppa circa 50 specie di piccola dimensione e difficili da classificare con assoluta sicurezza.
Da molti anni coltivo circa 20 specie e/o varietà del genere Restrepia, purtroppo, a distanza di tanto tempo devo ancora fare i conti con le incertezze tassonomiche di questo genere pieno di insidie dovute alle molteplici varianti presenti in molte sue specie.
Probabilmente il lavoro che segue avrà bisogno di ulteriori verifiche, per il momento prendiamolo come traccia utile per approfondire la conoscenza di queste deliziose orchidee.

Il genere Restrepia
Restrepia, Kunth 1815
Nov. Gen. Sp. 1: 366, t. 94 (1816).
SOTTOFAMIGLIA: Epidendroideae
TRIBU’: Epidendreae.
SOTTOTRIBU’: Pleurothallidinae.
020 Restrepia contorta (Ruiz & Pavon) Luer
Collezione Guido De Vidi – foto 28.11.06
La prima specie del genere è stata scoperta da Ruiz e Pavon, nel 1779, a nord del Perù ed è stata descritta nel 1798 con il nome di Humboldtia contorta

Il genere è stato descritto e pubblicato in: Nova Genera et Species Plantarum Vol: 1, pag: 366, Tav:94, (1816) da Humboldt, Bompland e Kunth. restrepia_antennifera La pianta campione in analisi per la descrizione (raccolta in Colombia) è stata nominata Restrepia antennifera ed è la specie tipo del genere. Il nome Restrepia è stato dato da Karl Sigismund Kunth in onore di José M. Restrepo.

Nota:
L’epiteto di specie “antennifera” è spesso usato anche per altre specie, quasi a considerarle sue varietà. Questo aspetto contribuisce a creare disorientamento e difficoltà nell’esatta individuazione tassonomica.
Sisitemazione tassonomica
Il genere Restrepia ha messo più volte in confusione i botanici, che spesso si sono divisi sulla loro sistemazione (Barbosella, Brachionidium e Dresslerella); ora è collocato nella sottotribù delle Pleurothallidinae (Luer, verso la fine del 20° secolo, nella sua monografia Icones Pleurothallidinarum tomo XIII”, chiarisce la situazione, nomi di specie, sinonimi e classificazione infragenerica); allo stato attuale si conoscono circa 50 specie.

La classificazione infragenerica stabilita da Carlyle Luer divide le Restrepia in 3 sottogeneri:
Ecmeles, con una specie: Restrepia aberrans, caratterizzta dalla particolare struttura dei suoi sepali.
Pachymeles, anche questo monospecifico: Restrepia chocoensis, caratterizzata da foglie succulente e falciformi.
Restrepia, riferito a tutte le altre specie, ulteriormente divise in due specifiche sezioni a seconda della lunghezza del loro peduncolo fiorale:
Sezione Pleurothallopsis, che raggruppa le specie a peduncolo fiorale corto e fiori seminascosti dalle foglie.
Sezione Restrepia, che comprende tutte le specie con il peduncolo fiorale lungo e fiori ben slanciati oltre le foglie.

Descrizione del genere.
Le piante del genere Restrepia sono minute e senza pseudobulbi, epifite, più raramente litofite e sono originarie dell’America centrale: dal Sud del Messico alla Bolivia, passando per il Venezuela fino all’estremo nord dell’Argentina. Ecuador e Colombia sono i 2 paesi più ricchi di specie.
Prediligono ambienti freschi, umidi e luminosi: in natura vivono ad alte quote, lungo la catena delle Ande, a 1600 – 2400 metri di altitudine in ampi spazi luminosi vicino i fiumi.
I fiori delle Restrepia escono dalla guaina che avvolge la parte basale delle foglie e si aprono in successione anche più volte l’anno, i sepali laterali sono fusi insieme e formano una sorta di piccolo scafo di vario colore e disegno. La vegetazione si sviluppa su di un corto rizoma orizzontale dotato di radici, sul quale crescono nuovi germogli verticali costituiti da steli più o meno lunghi e avvolti da bractee somiglianti a carta sottile, dalle quali esce la nuova foglia e si formano i peduncoli fiorali.
Le foglie sono carnose, obtuse, larghe, a volte lunghe, stilizzate e tendenti ad assumere pigmentazioni violacee con l’esposizione a luminosità intensa. I fiori formatisi alla base delle foglie sono sostenuti da esili peduncoli, più o meno lunghi, che danno sovente la sensazione di spazialità ed altrimenti di timidezza, quando ad esempio sono nascosti dietro le foglie. I due sepali laterali uniti a forma synsepala sono la parte più appariscente del fiore, a volte punteggiati o striati di colore scuro su fondo crema, bianco, rosa o arancio.
Il labello minuscolo, generalmente orientato nella stessa direzione del sinsepalo (dalla composizione della parola greca syn “insieme” e quella latina sepalum “sepalo”)- organo derivato dalla fusione dei due sepali inferiori di un’orchidea), porta due lobi laterali destinati ad orientare l’insetto per l’impollinazione. Molto caratteristico è il labello della Restrepia pandurata, a forma di violino, da cui appunto il nome dal latino “panduratus”. I petali ed i sepali dorsali sono filiformi e terminano quasi in tutte le specie con una prospicenza rotondeggiante.

Coltivazione
Quasi tutte le specie del genere Restrepia, preferiscono temperature fresche, umide e ventilate; le varie specie della mia collezione sono coltivate in piccoli vasi con substrato di corteccia finemente sminuzzata, mescolata con torba di sfagno e agriperlite, ma crescono molto bene anche sistemate su zattere di legno, con un po’ di muschio fra le radici.
Anche se preferiscono temperature fredde, la maggior parte delle specie sono molto tolleranti sulle condizioni di crescita. Se il composto di coltivazione è mantenuto sempre umido, sono in grado di sopportare temperature superiori ai 35 ° C. Le temperature colturali ideali sono comprese tra i 10 ei 18 ° C di notte e da 18 a 26 ° C durante il giorno.
Le piante di Restrepia possono essere coltivate in vasi con composto fine e drenante di corteccia di pino e sfagno sminuzzato, che può essere aggiunto alla perlite e carbone, con poco polistirolo sminuzzato in piccole quantità sul fondo dei vasi. Possono essere coltivate con successo anche in puro sfagno, lana di roccia, o montate su zattere di sughero e di felce arborea.
E’ utile mantenere un buon tasso di umidità, al di sopra del 60% per le piante da vaso, vicino al 80% per le piante su zattere. E’ raccomandata una buona ventilazione ambientale.
Le Restrepia sono anche molto tolleranti verso la luce. Colture sotto luci artificiali funzionano perfettamente. Troppa luce provoca un arrossamento delle foglie, senza conseguenze per la salute delle piante. E’ da evitare la luce diretta del sole che brucia e produce la necrosi delle foglie.
In buone condizioni di crescita, i ciuffi di Restrepia raddoppiano di volume ogni anno. Molte specie, inoltre, producono piantine o keiki, ed è quindi possibile, se adeguatamente sviluppati, separarli dalla pianta madre.

Il rinvaso
Fatta un po di dimestichezza con questo genere, possiamo ora avventurarci con le cure del rinvaso di queste orchidee inusuali, piccole, per certi aspetti assai delicate, ma con una forza di sopravvivenza impareggiabile. Seppur esili, le Restrepia non abbandonano mai il loro coltivatore perché, soprattutto in condizioni di estrema crisi trovano quasi sempre la forza di produrre dei keikis a garanzia della loro salvezza.
Immaginiamo di possedere una pianta con evidenti problemi dovuti alla decomposizione del substrato ed alla colonizzazione di felci nel suo piccolo vaso.
La pianta rappresentata nella foto a sinistra è in buona salute, ma il substrato ormai vecchio di due anni è stato abbondantemente colonizzato da felci di varia natura. Le felci creano una piacevole coreografia alla pianta, ma nel contempo la loro fitta ragnatela di radici soffoca lo sviluppo dell’apparato radicale dell’orchidea stessa.
Esteriormente non si ha l’impressione che le felci siano invasive, basta però svasare la pianta per valutare appieno il problema (vedi foto a sinistra).
Nel caso di specie ci si accorge che oltre alle felci, nel substrato ci sono anche le famigerate chioccioline, notoriamente ghiotte delle sottili radici delle nostre Restrepiae pertanto la rigenerazione del composto di coltivazione è quanto mai indispensabile.
La pianta che stiamo rinvasando è Restrepia antennifera var. roseola. Bellissima specie ormai adulta e felicemente ambientata nella mia serra da una quindicina d’anni. Durante tutto questo tempo è vissuta in varie parti della serra sopportando condizioni limite, sia per quantità di luce che di umidità e temperatura.
Nel periodo di tanta luce si è notata una abbondante pigmentazione scura delle foglie ed invece in condizioni eccessivamente secche si sono formati dei provvidenziali keiki (nuove piantine) nelle pagine inferiori delle foglie (vedi foto a sinistra).
A questo punto non ci rimane che procedere con l’operazione di pulizia e di recupero delle nuove piantine.

Pulizia delle radici
Sono state eliminate le felci è stato tolto il bark vecchio ed ora la nostra Restrepia può essere analizzata per capire se ci sono muffe, parassiti vari o altri problemi; nel nostro caso possiamo notare qualche radice mangiucchiata dalle chioccioline, ma complessivamente le condizioni sono buone, pertanto è possibile staccare i keiki dalla pianta madre e dar vita a nuove piante.
Una sommaria valutazione consiglia di dar vita a due piante: pianta madre da sola e tutti i keiks insieme in una nuova pianta.
La scelta della dimensione dei vasi è molto importante, non bisogna usare vasi troppo grandi (il composto rimane troppo bagnato) ne troppo piccoli (si asciugano troppo in fretta). Il diametro ideale è di 7 – 8 cm. per arrivare ad un massimo di 10. Nel caso il ceppo della pianta da rinvasare sia troppo esteso conviene dividerlo.

Il composto
Vale il solito consiglio: i materiali del composto devono essere drenanti e nel contempo assorbenti, a seconda delle possibilità di reperimento possiamo usare bark, perlite, torba di sfagno, seramis ed altro. Io uso bark sminuzzato 50%, torba di sfagno abbastanza filamentosa 25% e perlite 25%.
Tutte le componenti del substrato sono umide (il bark va messo a bagno per alcuni giorni e poi lasciato asciugare qualche ora), per garantire umidità alle radici nella fase del post rinvaso.

Le operazioni di sistemazione


Raccogliere il ceppo da sistemare e posizionarlo al centro del vasetto per poterlo riempire comodamente con il composto preparato in precedenza.
Coprire fino quasi all’orlo superiore e battere leggermente il vasetto per la giusta sistemazione del composto fra le radici della pianta. Attenzione a non comprimere troppo il composto.
In questa prima fase abbiamo sistemato i keiki. Come si può notare non neccessitano nemmeno di tutore, nel caso dovesse servire un sostegno basta piantare una piccola asticella di bambù al centro del vaso e legare attorno ad essa la pianta.
Ora si può procedere allo stesso modo con la pianta madre.
L’operazione di rinvaso è ultimata, il composto è già umido e quindi per alcuni giorni non serve bagnarlo (è sufficente spruzzare le foglie) e durante la prima settimana del post rinvaso conviene tenere sotto controllo l’evolversi della situazione senza fertilizzazioni.

All’inizio delle operazioni di rinvaso avevamo una sola pianta, ora le piante sono due, una, volendo, può essere per gli amici.

Descrizione di alcune specie della mia collezione.
restrepia_quiz_marzo_09 Restrepia guttulata Lindl. 1836.
Questa specie giunge nella mia collezione una ventina di anni fa dalla Colombia, con il nome: Restrepia antennifera. Purtroppo, come la gran parte delle specie del genere Restrepia, soprattutto quando non è chiara l’esatta sistemazione tassonomica, riportano l’epiteto “antennifera”. Il post riportato nel link è stato scritto successivamente a questo, quando, con l’aiuto di internet siamo riusciti a classificarla correttamente.

Collezione Guido De Vidi – foto 25.11.06
Restrepia metae Luer
Sottogenere: Restrepia
Sezione: Restrepia
Questa specie è endemica della regione di Meta in Colombia, dove è stata scoperta ad altitudini di 500 – 600 metri. In rapporto alla media dimensione delle specie del suo genere, la Restrepia metae è una pianta piuttosto vigorosa. Il fiore presenta un synsepalo molto lungo (oltre 20 mm), di colore giallo delicatamente punteggiato di porpora, petali e sepalo dorsale con evidenti striature orizzontali scure e labello vagamente rettangolare (lungo 8 mm e largo 2) con piccolissime verruche.
Questa specie rarissima è giunta nella mia collezione dalla Colombia negli anni 80 con altro nome.
Restrepia metae può essere coltivata in piccoli vasi con composto ( 60% bark sminuzzato, 30% torba di sfagno e 10% perlite) oppure su zattere di corteccia con un piccolo cuscino di sfagno. Resiste bene alla luce, produce facilmente keikis e fiorisce regolarmente al sopraggiungere dei freddi autunnali.

Collezione Guido De Vidi – foto 25.11.06
Restrepia trichoglossa F. Lehm. Ex Sander 1901
Sottogenere: Restrepia
Sezione: Restrepia
Etimologia del nome di specie: dal Greco trichoglossa (lingua pelosa) con riferimento alle evidenti fimbriature del labello. Di tutte le specie scoperte ad oggi, la Restrepia trichoglossa è la più distribuita in sito e nelle collezioni. Può essere trovata in vari paesi dell’America Centrale, Chiapas, Messico, catena delle Ande, Colombiane, Ecuador e Perù, ad altitudini, che partono da 300 e vannoaad oltre 3300 metri. La grande diffusione geografica di questa orchidea, facilita anche la variabilità di colori e decorazioni dei suoi fiori. Le caratteristicche comuni che uniscono tutte le varianti, sono la taglia del synsepalo lungo 20 mm e la fimbriatura del labello. Il synsepalo può essere di colore giallo vivo, oro piuttosto che rosa, con striature scure oppure a volte con punteggiature estese.
Restrepia trichoglossa è una specie frequente nelle collezioni ed è consigliabile coltivarla perché si adatta facilmente anche a condizioni critiche di massima temperatura. Fiorisce abbondantemente e in vari periodi dell’anno perchè produce spesso keikis che incespiscono la pianta e la fanno fiorire a profusione.
Questa deliziosa e minuta orchidea può essere trovata nel mercato delle specie botaniche anche con questi sinonimi: R. filamentosa, R. angustilabia, R. leontoglossa, R. serrilabia.

Collezione Guido De Vidi – foto 18.11.06
Restrepia aristulifera Garay & Dunst. in Garay & Dunst. 1972
Sottogenere: Restrepia
Sezione: Pleurothallopsis
Etimologia del nome di specie: dal latino “aristulifer“, con riferimento alla particolare caratteristica dei petali, che sono muniti di piccole ariste alla base. Questa specie vive in Colombia (parte nord) ed in Venezuela: può essere trovata a 1800 – 2700 metri di altitudine.
La Restrepia aristulifera, rispetto alla media del genere è una pianta di taglia abbastanza grande (20 -25 cm) : le foglie sono allungate e di forma ellittica.

Fiori
I peduncoli corti mostrano i fiori a portamento verticale, sulla pagina superiore delle foglie. Il synsepalo ovale è caratterizzato da striature verticali color porpora, che partono dalla base e si trasformano in punteggiature verso l’apice. I petali, come si è scritto sopra, sono muniti di piccole ariste alla base.
Questa specie non è molto presente nelle collezioni e può essere considerata rara.

La prossima pianta la dedico al carissimo amico Marco di Brescia per farmi perdonare un errore tassonomico: Marco, scusami, ma non sò proprio dove sono andato a scovare il nome “filiformis”, la giusta classificazione della tua piccola Restrepia è quello della seguente descrizione

Collezione Guido De Vidi – foto 18.11.06
Restrepia elegans H. Karst. 1847
Sinonimi: Restrepia antennifera sottosp. erythroxantha (Rchb.f.) H.Mohr 1996 – Restrepia erythroxantha Rchb.f 1850 – Restrepia leopardina auct. (1899) – Restrepia leopardiana var. rosea
Sottogenere: Restrepia
Sezione: Restrepia
Etimologia del nome: dal Latino “elegans”, con riferimento al portamento elegante della pianta.
Nota: Restrepia elegans, i suoi vari sinonimi, comprese le varietà, individuano la specie e le affinità delle sue varianti (vedi le due foto sopra)
Questa specie vive sulle montagne costiere del Venezuela (Caracas), in Perù e attraverso le Ande è presente anche oltre la frontiera colombiana ad altitudini di 1400 – 2700 metri.
Le dimensioni di questa pianta sono piccole rispetto alle altre specie del genere.
Restrepia elegans è frequente ed apprezzata nelle collezioni per la sua generosità e facilità di coltivazione.

Fiori
Il sinsepalo lungo circa 20 mm è di colore biancastro–ocra gialla, puntato di bruno o di porpora. Il labello di 3 x 6 mm segue la disposizione del sinsepalo. Tolta la leggera apertura degli apici dei synsepali, i fiori di questa specie, sono abbastanza simili a quelli della Restrepia guttulata.

Collezione Guido De Vidi – foto 27.11.06
Restrepia sanguinea Rolfe, Kew Bull. 1896: 44 (Ic.T.13:125; ONC 4 #558).

In occasione della prima descrizione del genere Restrepia, soprattutto per l’originalità dei fiori del campione in esame, i tassonomi hanno deciso di assegnare il nome “antennifera”, che è stato poi ripreso in occasione di successive classificazioni apparentemente similari.
La differenza dei colori ed altre piccole varianti dei fiori degli esemplari in studio, sono state risolte di volta in volta con un diverso epiteto di sottospecie. Da ciò, con l’epiteto “antennifera“, sono oggi raggruppate varie sottospecie, che formano una nutrita famigliola.
Quindi, in presenza del nome di specie “antennifera”, per evitare di acquistare la stessa pianta con nomi diversi, conviene analizzare per bene i vari sinonimi.

Ecco gli esempi:
Restrepia antennifera sottosp. erythroxantha (Rchb. f.) Mohr – oppure R. elegans H. Karst
Restrepia antennifera sottosp. hemsleyana Mohr 1996 – oppure R. antennifera Humboldt, Bonpland, & Kunth
Restrepia antennifera sottosp. klabochorum Mohr 1996 – oppure R. antennifera Humboldt, Bonpland, & Kunth
Restrepia antennifera sottosp. leontoglossa (Rchb. f.) Mohr – oppure R. trichoglossa Lehmann ex Sander
Restrepia antennifera sottosp. striata (Rolfe) Mohr – oppure R. brachypus Rchb. f.

Etimologia del nome di specie: dal latino antennifer, “dotata di antenne” , con riferimento alla conformazione dei fiori.
Sottogenere: Restrepia
Sezione: Restrepia
Questa specie è endemica in Venezuela, Colombia, Ecuador, Perú e Bolivia ad altitudini di 1700–3500 metri. Le diverse sottospecie di Restrepiaantennifera sono epifite ed i loro fiori variano di colore, punteggiatura o striatura del synsepalo: fucsia, granata, giallo ocra e marrone.
Questa specie ha la particolarità di produrre un liquido acquoso dai suoi fiori.

Collezione Guido De Vidi – foto 18.11.06
Restrepia cuprea Luer & R. Escobar 1996
Etimologia del nome di specie: dal latino cupreus, “color rame” con riferimento al colore del synsepalo.

Sottogenere: Restrepia
Sezione: Restrepia
Questa specie molto originale è endemica in una valle andina della regione d’Antioquia nel nord est della Colombia e può essere trovata attorno ai 1700 m d’altitudine. Nella grande incertezza a riconoscere con sicurezza le varie specie del genere Restrepia, questa è inconfondibile per il diffuso e marcato colore rame del synsepalo dei suoi fiori. La pianta è di grande dimensione rispetto alla media del genere (14 – 18 cm).

Fiori
Il largo synsepalo è dipinto uniformemente di arancio-rame, esclusa una piccola maculatura color porpora, marginale, lungo i bordi esterni verso l’attaccatura. Il labello, orientato nella stessa direzione del synsepalo è della medesima tonalità. Questa specie è rara e ricercata, apprezzata per la bellezza dei suoi fiori, molto duraturi e rifiorenti.

Coltivazione
Come tutte le altre specie, la Restrepia cuprea può essere coltivata su zattera oppure in piccoli vasi con composto misto a bark, torba di sfagno e perlite: resiste bene anche a temperature intermedie.

Collezione Guido De Vidi – foto 18.11.06
Restrepia jesupiana Luer 1996
Sottogenere: Restrepia
Sezione: Restrepia
Origine etimologica del nome di specie: in onore di Ann Lauer Jesup di Bristol, CT, storico collezionista di questa specie. Questa specie è endemica nelle zone montagnose di Merida nel Venezuela occidentale, in Colombia, dove può essere trovata con facilità a 2000 – 2700 metri di altitudine.
E’ una pianta di dimensioni minute (10 – 15 cm) ed è molto rara nelle collezioni.

Fiori
Il fiore, molto stilizzato, si caratterizza per il colore giallo luminoso del suo synsepalo, leggermente striato di porpora alla base. Il labello giallo è lievemente verrucoso e misura 9 mm in lunghezza e 3 – 4 in larghezza.

Collezione Guido De Vidi – foto 28.11.06
Restrepia muscifera (Lindl.) Rchb.f.

Etimologia del nome di specie: dal latino muscifer , “cuscinetto della mosca„, con riferimento alla somiglianza del fiore ad una mosca.

Sottogenere: Restrepia
Sezione: Pleurothallopsis

Restrepia muscifera è la classificazione corrente, di specie identificate anche con altri nomi.
Sinonimi: Pleurothallis dayana [Rchb.f] Lo Williams 1940 – Pleurothallis muscifera Lindl. 1842 – Restrepia dayana Rchb.f 1875 – Restrepia lansbergii Rchb.f 1861 – Restrepia muscifera subsp. shuttleworthii (Rolfe) H. Mohr – Restrepia powellii Schlechter 1922 – Restrepia shuttleworthii Rolfe 1892 – Restrepia tonduzii Schlechter 1922. La specie è stata descritta per la prima volta John Lindley nel 1842 come Pleurothallis muscifera in Edwards’ Botanical Register, basandosi su una pianta presente nella collezione Guatemalteca di George Ure Skinner. In seguito (1859) Reichenbach figlio l’ha trasferita nel genere Restrepia in Folia Orchidaceae. Questa specie è molto diffusa in vaste zone dell’america centrale. Può essere trovata in Messico (Chiapas, Guerriero e Oaxaca), nel Belize, in Guatemala, in Salvador, in Honduras, in Nicaragua, nel Costa Rica, a Panama, ed anche in Colombia. E’ un’orchidea epifita e vive a 400 – 2500 metri di altitudine. Le piante di questa specie sono di dimensioni variabili, con gambi che vanno da 2,5 a 17 centimetri, avvolti da 4 – 8 foderi biancastri e dotati di foglie laterali lunghe, stilizzate e più ellittiche di altre specie del genere.

Fiori
I fiori solitari a portamento verticale, si formano in successione su corti peduncoli, nascosti ed addossati sotto la pagina posteriore delle foglie. Il sepalo dorsale dei fiori è eretto, triangolare con la punta ispessita, generalmente bianco o giallo macchiato di porpora. Il synsepalo è bianco o giallo-rosa soffuso con punteggiature color rosso – viola. I petali stretti ed il labello oblungo-ovoide sono anch’essi della stessa combinazione di colori descritti sopra. Restrepia muscifera è abbastanza presente nelle collezioni ed è di facile coltivazione, gli amatori la scelgono per i suoi piccoli fiori e talvolta anche per le sue foglie particolari.

Collezione Guido De Vidi – foto 18.11.06 – diritti riservati
Restrepia citrina Luer & R. Escobar 1983
Etimologia del nome di specie: dal latino citrinus, “giallo limone„ con riferimento al colore giallo del synsepalo.
Sottogenere: Restrepia
Sezione: Restrepia

Questa specie è originaria del Paramo (Páramo o Páramos è una regione biogeografica dell’America meridionale, situata nella catena andina di Venezuela, Colombia, Ecuador e Perù), ed è endemica nelle foreste della Cordigliera orientale della Colombia a circa 2.600 metri di altitudine. Orchidea epifita di grande dimensione rispetto alla media del genere e si caratterizza per il colore giallo-citrino del synsepalo, dotato anche di punteggiature color porpora-marrone. La Restrepia citrina può essere confusa con la R. guttulata, che per altro è molto variabile nella colorazione del synsepalo e quindi bisogna essere attenti solamente alla presenza del synsepalo con fondo giallo. Si riproduce con rapidità, ma è poco generosa nelle fioriture

Una rassegna di specie colombiane…divertitevi a dare un odine tassonomico a questa bella famigliola

Orchidee della collezione Guido De Vidi – foto 18.11.06

Restrepia…quiz

… che difficile indovinare i nomi delle specie! Divertiti con questa ad esempio 😉

restrepia_quiz_marzo_09 La prima specie del genere è stata scoperta da Ruiz e Pavon, nel 1779, a nord del Perù ed è stata descritta nel 1798 con il nome di Humboldtia contorta.
Il genere è stato compiutamente descritto e pubblicato in: Nova Genera et Species Plantarum (foglio ed.) 1: 293. nel 1815 – 1816? da Humboldt, Bompland e Kunth: il campione in analisi era una Restrepia antennifera raccolta in Colombia.
Il nome del genere è stato dato in onore di José E. Restrepo.
José Emanuel Restrepo è stato un famoso uomo politico, storico e botanico colombiano, nato nel 1781 e morto nel 1863. Il genere Restrepia è stato dedicato a lui da Karl Sigismund Kunth (1788-1850) nel 1815.
Questo genere di orchidee ha messo più volte in confusione i botanici, che spesso si sono divisi sulla sua sistemazione (Barbosella, Brachionidium e Dresslerella); ora è collocato nella sotto tribù delle Pleurothallidinae (verso la fine del 20°secolo, Luer, nella sua monografia “Icones Pleurothallidinarum tomo XIII”, ha chiarito la situazione in merito ai nomi di specie, sinonimi e classificazione infragenerica), allo stato attuale si conoscono circa 50 specie.
Leggi anche questi post

Sobralia… genere con fiori belli ed effimeri

…ma una specie di questo genere fa eccezione: i fiori durano un mese intero

Sobralia Ruiz & Pavón 1794
Sottofamiglia: Epidendroideae
Tribù: Epidendreae
Sottotribù: Sobraliinae
Specie tipo: Sobralia dichotoma Ruiz & Pavón 1794.
Etimologia: il nome è stato dato in onore del Dr. Francisco Sobral, botanico spagnolo del XVIII secolo.
Pubblicato in: Florae Peruvianae, et Chilensis Prodromus 120. 1794.

Genere descritto nel 1794 dal botanico spagnolo Ruiz Pavón in occasione della famosa spedizione in Cile e Perù. La specie tipo è Sobralia dichotoma Ruiz & Pavón 1794. Questo genere comprende circa 100 specie distribuite dal Messico al Brasile, compresa, Bolivia, Colombia, Costa Rica, Ecuador, Guatemala, Honduras, El Salvador, Nicaragua, Perù e Venezuela.
Il genere Sobralia è associato al genere Elleanthus con il quale condivide anche l’habitat e spesso, quando non sono in fase di fioritura tendono a essere confusi per la loro somiglianza morfologica.
sobralia_macr_pianta_450In generale si tratta di specie terrestri, ma alcune specie vivono sugli alberi come epifite o sulle rocce come litofite. Il loro ambiente di endemicità varia dal livello del mare fino ai 3600 metri di altitudine.
sobralia_keiki_450Le piante del genere Sobralianon formano pseudobulbi, ma fusti dotati di foglie vistose e leggiadre, che, a seconda della specie possono raggiungere i 4 metri di altezza oppure rimanere molto piccoli.
La grande dimensione delle foglie assolve all’importante funzione di fotosintesi. Il colore dei fiori varia dal bianco, giallo, arancio, rosa, viola, viola/ rosso e alcuni cerulei.
I fiori sono molto vistosi ed emergono da corte infiorescenze apicali, ma sono di brevissima durata (di solito non più di un giorno). Queste piante risolvono la breve durata dei loro fiori, con una grande successione di fioriture, in modo da mantenere la fioritura per mesi su vari rami in una sola volta. Le fioriture effimere di quasi tutte le specie del genere Sobralia, seppur molto piacevoli ed attraenti, rendono quasi impossibile la loro esposizione in mostre. Per questo motivo, ad oggi sono stati assegnati solamente 9 premi AOS a piante di questo genere.
Tanto è breve la durata di massima esposizione del fiore, che risulta difficile perfino fotografarlo.
L’unica eccezione è data dalla recente scoperta della Sobralia altissima, trovata in Perù nella giungla del dipartimento di Huancavelica, i cui fiori rimangono freschi per circa un mese!

Coltivazione:
Sistemare la pianta in vasi capienti (le radici sono molto grosse) con composto misto bark-torba, argilla e foglie di faggio. Mantenere l’umidità uniforme durante il periodo di crescita e ridurla durante il periodo di riposo. garantire buona luce e temperatura intermedia, anche se qualche specie può gradire qualche grado in più. Fertilizzare settimanalmente.

Discussione

sobralia_fiore_frontesobralia_fiore_lato Qualche anno fa ho descritto questi fiori, come appartenenti alla specie Sobralia macrantha, così stava scritto sulla cartellinatura di acquisto.
A dire il vero, guardando le foto del fiore mi è sempre rimasto qualche dubbio, dubbio che non ha avuto N&C quando le ha copiate per inserirle nel suo catalogo commerciale sotto la voce S. macrantha.
Da quel che posso dedurre, questi fiori mi fanno pensare più alla Sobralia biflora .
Con il vostro aiuto potremo sicuramente dare una risposta ai miei dubbi.
Un viaggio di ricerca dentro questo genere poco presente nelle collezioni, sarà anche un occasione per farlo apprezzare a quanti amano le orchidee e visitano questo sito.
Buona ricerca

Orchidando… con una Dracula bella

A chi non piacerebbe tenere questa orchidea in salotto? Lei non riesce a vivere però, lei ama i boschi umidi ed ombrosi.

Il genere
Dracula, ovvero “piccolo drago” dall’aspetto intrigante dei suoi fiori e dalla sua passione per ambienti di vita umidi ed ombrosi.
Il genere Dracula appartiene alla sotto tribù Pleurothallidinae, è stato creato dal Dr. Carlyl Luer nel 1978, e raggruppa alcune specie del genere Masdevallia con fiori pelosi dal labello inusuale.
Le prime specie di Dracula furono scoperte nel 1870 nelle umide foreste della Colombia, dell’Ecuador e del Perù.
Ci sono più di 100 specie conosciute, ma molte altre sono ancora da scoprire.

Dracula bella

Collezione Guido De Vidi – foto 26.03.08

Dracula bella (Rchb.f.) Luer, 1978
Il nome di specie (di matrice latina) è stato dato in onore dei suoi fiori affascinanti.
Cresce nei boschi avvolti dalle nebbie della Cordigliera occidentale della Colombia a 1800 – 2400 metri di altitudine.
La prima Dracula bella è stata scoperta da Gustav Wallis nel 1873-4 durante una raccolta di piante per la ” Veitch Royal Exotic Nursery of Chelsea” (Inghilterra), ma in quell’occasione non riuscì a far giungere a destinazione piante viventi.
In Inghilterra la nuova specie giunse 4 anni più tardi per merito di Low and Co. (Clapton).

Il sepali della Dracula bella sono uniti, coperti di densi peli o verruche e dotati di lunghe code. I petali molto piccoli sono posti a fianco di una minuscola colonna e macchiati di scuro, così da sembrare due occhi di un piccolo drago.
Il fiore misura circa 7,5 centimetri in altezza e 6,5 centimetri in larghezza ed è rivolto all’indietro: misurando anche le code sepaline raggiunge i 10 centimetri. Il colore è rosso scuro con macchie diffuse su uno sfondo color giallo e crema. Il labello è grande, bianco, solcato profondamente ed è arricciato a semicerchio. Pende liberamente nel centro del fiore. I pedicelli fiorali emergono dal substrato del cestino (geotropismo negativo) e producono fiori singoli.

Coltivazione
La maggior parte delle specie del genere Dracula vanno coltivate in cestini di rete metallica, questo per consentire la fuori uscita dei pedicelli fiorali.
La bassa temperatura l’umidità pressoché sempre attorno al90% e la luce soffusa sono elementi essenziali per coltivare bene le Dracula. Con certe specie, Dracula vampira ad esempio, l’elevato tasso di umidità è indispensabile per mantenere la turgidità dei fiori. Spostare la Dracula vampira fiorita, in un ambiente asciutto significherà la totale chiusura dei fiori, in pochi minuti.
La temperatura ideale è 13° C di notte e 16° C di giorno, in ogni caso mai sopra i 26 ° C altrimenti si seccano le radici e le nuove gemme.
In questa condizioni ambientali è utile mantenere una costante ventilazione.
Fertilizzare con dosi minime ogni settimana e mantenere il substrato sempre umido usando, se possibile, acqua piovana.