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Non solo orchidee… Marco coltiva anche…

Typhonium venosum (Dryand. ex Aiton) Hett. & P.C. Boyce

Il Typhonium venosum (volgarmente Giglio Voodoo), è una pianta perenne della famiglia delle Araceae, originario dell’ India e dell’ Himalaya. Questa pianta presenta numerosi sinonimi, visto che la sua classificazione ha avuto diverse modifiche rispetto a quella di origine. Lo possiamo quindi riconoscere anche come Arum cornutum (precedente classificazione), Arum guttatum, Sauromatum guttatum (Schott), Sauromatum venosum.

Descrizione

Si presenta come un bulbo sferico e appiattito, di color marrone dal cui centro si sviluppa una spata floreale che negli esemplari più grandi può raggiungere il metro di altezza. Cresce in ambiente temperato e in luoghi leggermente ombreggiati. Il periodo invernale coincide con il riposo del bulbo in ambiente totalmente secco, buio e fresco. La prima fase del ciclo vitale va da marzo a giugno, periodo di fioritura della pianta. Il fiore lungo e stretto è tinto di viola e puntinato di giallo all’interno sfumando quasi al nero sulla parte esterna. La crescita della spada floreale è molto rapida e quando sboccia emette un odore molto intenso e sgradevole. La fase vegetativa prosegue con l’emissione di un’unica foglia dalla forma molto simile ad una mano, sorretta da un robusto gambo dal colore biancastro fittamente maculato di punti neri. La foglia si seccherà verso l’inizio dell’autunno, quando il bulbo inizierà il riposo invernale. Tutte le parti di questa pianta sono velenose .

Coltivazione

Resiste molto bene al freddo, ho dei tuberi che hanno superato degli inverni con -10°C, predilige un terreno ricco di humus e soffice, predilige zone ombreggiate e umide, si propaga facilemente attraverso i piccoli bulbetti che si formano sul tubero principale, il fiore è molto bello e particolare, purtroppo di breve durata, non più di un paio di giorni. Se non si ha la possibilità di metterlo in piena terra si può lasciare in vaso, l’importante è avere un buon drenaggio, quindi niente sottovasi! Dopo la fioritura produce una foglia dall’aspetto poco comune che può arrivare a più di un metro di altezza, tende ad espandersi molto velocemente. Non serve concimare più di tanto, va trattato come una qualunque bulbosa da giardino, io l’ho messo in un angolo ombreggiato del giardino insieme ai Tulipani, Narcisi e Crocus, se volete potete rimuoverlo dal terreno nel periodo invernale trattarlo come i Tulipani per intenderci. Potete trovare altre piante di questa specie sul sito dell’International Aroid Society sotto la voce Typhonium Se qualcuno è interessato a questa pianta dispongo di una buona scorta di bulbetti da regalare, sono un paio di centimetri di diametro, diciamo che in un paio di anni potete vedere il fiore.
Contattatemi qui Marco.Giovanni.Motta at gmail.com

Nota di redazione: La passione per il collezionismo delle piante è ondivaga ed un po’ gitana, si comincia con una famiglia e, cammin facendo, la maestosità del mondo della botanica ti porta ad approdare verso altre tribù… spesso è la famiglia delle Orchidaceae a stregare i collezionisti. Questo blog, seppur a vocazione monotematica, ospita con interesse, qualsiasi lavoro botanico.

Orchids.it ringrazia l’amico Marco per la preziosa collaborazione.

Vanda Tan Chay Yan

Storie di ibridi famosi

Vanda Tan Chay Yan (V. dearei x V. Josephine van Brero)

Un vecchio ed introvabile ibrido che ha fatto storia a Singapore.
Vanda di grandi dimensioni con foglie semi cilindriche, fiorisce più volte durante vari periodi dell’anno.
Fiori dal colore e dalla forma eccezionali e di lunga durata.

Vanda Tan Chay Yan.
La pianta madre proviene da una famosa collezione italiana, vive nella mia serra e si riproduce per divisione da circa 25 anni.

Presentazione di un ibrido veramente bello e raro.

Chi è Chay Tan Yan
Chay Tan Yan (dicembre 1871, Malacca – 6 Mar 1916, Malacca), nipote del filantropo Tan Tock Seng (dal quale “Tan Tock Seng Hospital di Singapore”, prende il nome), comunemente noto come Chay Tan Yan e conosciuto anche come Chen Quixian, è stato il primo piantatore di gomma in Malesia.

Origine del nome
Il nome Chay Tan Yan è stato immortalato attraverso un famoso ibrido di Vanda creato da suo figlio Robert Tan Hoon Siang, ex Presidente di quella che oggi è la “Orchid Society of South-East Asia (OSSEA)”.
Quell’ibrido sensazionale prese il nome di Vanda Chay Tan Yan (V. dearei x V. Josephine van Brero), ed è stato registrato nel1952. A distanza di molti anni, rimane uno dei migliori ibridi che siano mai stati prodotti in Singapore.
Quando è stato presentato il nuovo ibrido, tutti rimasero incantati dalla particolarità dei fiori risultanti dal capolavoro di Tan Hoon Siang: una miscela ricca di oro e albicocca, con un vistoso labello rosso ereditato dal padre ‘Vanda Josephine van Brero’.
ll nuovo ibrido ben presto iniziò a vincere premi in tutto il mondo, ricevendo riconoscimenti come “First Class Certificate of the RHS (1954)” e il Trofeo “for Best Vanda at the 2nd World Orchid Conference (1957)”.
Questo nuovo ibrido denominato ‘Vanda Tan Yan Chay’ da Tan Hoon Siang in memoria del padre, ampiamente coltivato nei vivai di Singapore nel corso del decennio successivo “1960-’70”, è stato anche candidato a diventare il Fiore Nazionale di Singapore. Alla fine questo onore è andato ad un ibrido più antico: Vanda Miss Joaquim (registrato nel 1893).

Le polemiche
Come capita spesso, quando si tratta di vecchie storie di orchidee, anche questo ibrido porta con sé discussioni e misteri che parlano di baccelli mescolati, di parentela confusa e registrazione difettosa.
Un vecchio coltivatore di orchidee del posto, racconta che Tan Hoon Siang abbia prodotto i suoi nuovi incroci utilizzando, sia V. Sanderiana che V. dearei (come genitori seme) con V. Josephine van Brero (come genitore polline).
Il mistero rimane insoluto. Pare che, anche se la parentela ufficiale registri l’utilizzo della V. dearei per la semina, sia stato invece usato il genitore seme (V. Sanderiana).
Fin dall’inizio, orchidologi illustri quali il professor Eric Holttum (già Direttore del Giardino Botanico di Singapore), hanno messo in dubbio la genealogia del nuovo ibrido di Tan, identificabile con i numeri di codice ‘SBG770’. Holttum non poteva credere che V. dearei x V. Josephine van Brero potesse produrre un ibrido con fiori rotondi, piatti, fiori con bellissimo colore giallo-albicocca su uno spuntone multi-fiorito. Sia V. dearei che V. Josephine van Brero tendono a produrre fiori con petali ricurvi.
Successivamente, un altro coltivatore professionista – T.M.A Orchidee – con le sue ibridazioni ottenne risultati molto simili a Tan Hoon Siang, ma in questo caso, usando V. Sanderiana come genitore al posto di V. dearei. Questo nuovo incrocio ha prodotto fiori più grandi e di durata più lunga. Il nuovo ibrido è stato nominato ‘Vanda TMA’… successivamente raffigurato anche in una vecchia banconota di Singapore da 5 $. In ogni caso, era troppo tardi per cambiare qualcosa alla Vanda registrata da Tan Hoon Siang con il nome di suo padre, Tan Yan Chay. La possibilità di modificare la nomenclatura non era solo una questione di difficoltà tecnica, ma forse anche una questione di orgoglio e di onore familiare.
Nei primi giorni della polemica, Dato ‘Dr. Yeoh Bok Choon scrisse un articolo (Malayan Orchid Review, Vol. 5, No. 5, 1959) con l’obbiettivo di chiarire il problema del nome. Qualche anno più tardi, Tan Hoon Siang si sentì in dovere di diffendere le origini genealogiche del suo ibrido (Malayan Orchid Review, Vol. 7, No. 4, April 1964), sostenendo di aver usato una varietà di V. dearei con petali piatti.
Questa difesa è stata – più tardi – in parte avvallata da un coltivatore di Johor Bahr, quando ha rifatto l’incrocio usando una V.dearei con i petali piatti, ottenendo un cultivar con petali piatti dal nome: V. Tan Yan Chay ‘Katherine Pink’.
Successivamente, il Professor H. Kamemoto dell’Università delle Hawaii ha dimostrato che l’influenza di V. Josephine van Brero è altamente dominante in quasi tutti gli incroci semplicemente perché è tetraploide (4n), e pertanto conferisce alla sua prole un set extra di cromosomi.
Tuttavia, ci sono orchidologi e tassonomi che trovano ancora motivo di discussione sui genitori veri di questo ibrido. Molti ‘revisionisti’ sostengono che la genealogia reale di Vanda Tan Chay Yan dovrebbe essere V. Josephine van Brero x V. sanderiana, in altre parole, V. Chay Tan Yan è V. TMA con un altro nome. Alcuni di questi revisionisti sostengono che la vera discendenza di V. Josephine van Brero x V. dearei tende a produrre fiori più piccoli con più petali ricurvi, sfumature giallo e profumo pronunciato.
Non sapremo mai la verità: i protagonisti di allora non ci sono più, ma poco ci importa… un po’ di mistero dona ancor più fascino a questa Vanda stupenda

Parole chiave… Orchids.it visto da dentro

Nel 2004 quando è nato questo blog, il panorama orchidofilo italiano sul web era abbastanza diverso da quello attuale.
L’idea di “parlare di orchidee” attraverso un blog – strumento che per definizione è da considerarsi diario personale – fu per certi aspetti una scelta innovativa ed inevitabili furono le incognite dei primi tempi: come mantenere vivo un filo così esile – il tema orchidee non attira l’attenzione delle folle – e soprattutto, riuscirà questo nuovo strumento a stabilire un dialogo con i suoi visitatori?
Gli anni a seguire hanno dato conferme positive: orchids.it, non solo è diventato meta di frequenti e continue consultazioni, che poi vedremo nel dettaglio, ma è stato ed è anche luogo di unione reale fra appassionati orchidofili… e questo, a ragion veduta è la linfa che lo tiene vivo nel tempo che cambia.
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REWIND: Prodotti per il rinvaso delle orchidee

Composti per il rinvaso delle orchidee

Posto che il contenitore o il supporto per mettere a dimora un’orchidea sia stato già scelto, si pone il problema del tipo di substrato da usare.
Ad esempio, la foto a sinistra mostra una piantina di Angraecum disticum sistemata con molta fantasia in un guscio di cocco svuotato, forato alla sua base e rimpinguato con fibra d’osmunda e sfagno.

Ci sono diversi composti disponibili per il rinvaso delle orchidee: dalla corteccia d’abete alle miscele composte in più di sette combinazioni tra roccia, corteccia, materiali inerti, carbone di legna e fibre.

Caratteristiche dei prodotti
Le caratteristiche più importanti che tutte le soluzioni di rinvaso delle orchidee devono avere, sono:
– Capacità di trattenere acqua.
– Capacità di trattenere le sostanze nutrienti.
– Permettere il drenaggio dell’acqua di bagnatura.
– Permettere che la superficie delle radici delle orchidee aderisca e si attacchi.
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Phragmipedium kovachii…chi l’ha visto?

Son trascorsi 8 anni dalla scoperta di un nuova spece peruviana di Phragmipedium che porta il nome del suo scopritore, o meglio, il nome di chi lo importò (illegalmente) negli USA.

La specie protagonista di questo racconto è: Phragmipedium kovachii

Phrag. kovachii è stato scoperto da Faustina Medina Bautista nel mese di ottobre del 2001, nei pressi della sua fattoria vicino a Moyobamba Chachapoyas nel nord del Perù.
Phrag. kovachii appare per la prima volta in pubblico (illegalmente) il 17-19 Maggio 2002 nella Mostra Internazionale Redland Orchid a Miami, in Florida, in uno stand di un espositore peruviano non specificato, che lo pone in vendita a $ 10.000 per pianta.
Pochi giorni dopo, il 26 maggio 2002, l’americano J. Michael Kovach (Virginia), fiutando l’affare, si reca in Perù e, fra le altre, acquista 3 piante di questa nuova specie di Phragmipedium da Bautista al suo chiosco sistemato lungo la strada in località chiamata ” El Progresso”.
Al suo ritorno negli Stati Uniti, Kovach, porta una delle piante a Marie Selby Botanical Gardens a Sarasota in Florida, era 5 giugno 2002.
Immediatamente, due membri dello staff di Selby ‘Orchid Identification Center, JT Atwood & S. Dalstron, e un critico peruviano, R. Fernandez, procedono alla descrizione formale che uscirà di lì a poco – il 12 giugno 2002 come supplemento alla pubblicazione scientifica ‘Selbyana Gardens.
Anche Eric Christenson era in corsa per pubblicare la descrizione di questa specie, ma arrivò cinque giorni dopo, il 17 Giugno 2002.

La scoperta di questa orchidea, una storia intrisa di ego e corruzione
Sì perché sono loro, le maliarde, la possibilità di averle per se, di dar loro il proprio nome e di entrare nella storia del loro mondo stregato, a catturare totalmente collezionisti e scienziati.
Il collezionista vuole possederle, domarle e per ottenere ciò è disposto a compiere qualsiasi azione. Il suo portafoglio si dilata ed il valore delle orchidee tanto desiderate diventa accessorio ininfluente.
Lo studioso invece le cerca, le descrive, le battezza con il proprio nome e per raggiungere questi obiettivi compie azioni al limite e qualche volta anche oltre la legalità.
E’ in questo mondo fatto di tanti milioni di Euro, che “navigano” cercatori di orchidee, raccoglitori e commercianti.
Molti scrittori hanno speso fiumi di parole per dare una ragione al fatto che, persone altrimenti razionali, siano portate a tali estremi dalle orchidee.
“Quando un uomo si innamora delle orchidee, lui farà di tutto per possedere quello che vuole ‘”, nel 1939 Norman McDonald ha scritto nel suo libro I cacciatori di orchidee “E ‘come inseguire una donna dagli occhi verdi o prendere la cocaina, è una sorta di follia”.
Le orchidee non sono solamente un ossessione botanica. Sono anche un’industria di oltre 2 miliardi di euro l’anno, cioè, il business dei fiori più redditizio in tutto il mondo. Questo è solo l’aspetto legale del business. Nessuno sa quanti soldi vanno nel commercio illegale.

Il commercio illegale
Da sempre, le figure, che ruotano attorno a quella sottile linea che divide la legalità dall’illegalità, danno vita a storie fantastiche e misteriose, qualche volta anche delle vere e proprie saghe.
Questi misteri sono ben descritti nel libro di Eric Hansen “ orchid fever”, un racconto ben strutturato, d’amore, lussuria e follia, il cui filo conduttore è appunto la corsa spasmodica alla caccia di orchidee rare.

In ogni epoca la scoperta di nuove orchidee ha scatenato passioni e rancori.
Sono state devastate foreste e sterminate piante nel loro ambiente naturale. Immutabilmente gli uomini hanno fatto follie per possedere un’orchidea e gli scienziati si sono scontrati per darle un nome.
Ancor oggi accadono storie fatte di rancore e di lotta per il potere fra personaggi del mondo orchidofilo.
Voglio raccontarvi gli effetti di una battaglia contemporanea maturata all’insegna dell’ego e della corruzione, una storia degna di essere menzionata in un eventuale tomo 2 del libro ”orchid fever” di Eric Hansen.
La saga del Phragmipedium kovachii.
La storia purtroppo comincia, quando questa nuova orchidea è già seriamente in pericolo di estinzione in sito.
Particolare ricavato da una foto di EricaMoron
La saga che vede involontario protagonista il Phragmipedium kovachii, ha inizio nel maggio 2002. E’ in quel tempo che Faustino Medina, forse preoccupato dai clamori che la mostra di Miami ha suscitato con la sua orchidea dai magnifici fiori color violetto, si precipita a comunicare la scoperta a dei botanici peruviani che visibilmente entusiasti, convinti di trovarsi davanti alla più grande scoperta botanica degli ultimi 100 anni, la dichiarano nuova specie di Phragmipedium peruviana.

Foto gentilmente concessa a orchids.it da Manolo Arias

I botanici Peruviani sanno però, che per ottenere risonanza (pubblicazione su giornali scientifici di livello internazionale) bisogna che la nuova pianta sia descritta da studiosi qualificati e riconosciuti dal mondo orchidofilo.
La pianta quindi deve essere descritta anche da specialisti stranieri. Vista la consolidata collaborazione, i Peruviani pensano di inviarla all’Americano Eric Christenson, che collabora con l’A.O.S. ma i Phragmipedium sono inclusi in prima appendice del CITES, e la loro esportazione è severamente regolamentata. Questa pianta però, non avendo ancora un nome non può essere legalmente esportata fuori del Perù in nessun modo.
Il famoso tassonomista Americano Eric Christenson, viene a conoscenza della scoperta.
I botanici Peruviani risolvono il problema inviando foto e descrizioni della pianta ad Eric Christenson negli Stati Uniti che prepara un articolo sul nuovo Phragmipedium peruviano per la rivista “Orchids” (mensile dell’American Orchid Society), la pubblicazione è prevista per il 27 giugno 2002.
…. E vissero felici e contenti, il Perù assegna il suo nome ad una magnifica nuova orchidea ed Eric acquisisce altra notorietà nel mondo scientifico internazionale, no! Come in tutte le storie c’è sempre il terzo incomodo che si mette di traverso.

Michael Kovach acquista 3 piante di Phragmipedium dai grandi fiori viola.
Moore, cacciatore veterano di orchidee – ha speso un quarto di secolo a camminare in giro per le giungle del Sud America -, raccogliendo di tutto, comprese nuove specie di orchidee, alcune delle quali sono ora a lui nominate. Lui e sua moglie peruviana, Chady, vivono nei paraggi di Miami (USA), ma sono spesso in Perù dove possiedono un un vivaio di grandi dimensioni, vicino alla città di Moyobamba. Arroccato sulle Ande, Moyobamba è conosciuta come “La Città delle Orchidee”, perché tante specie crescono spontaneamente nelle campagne circostanti.
Nel 1996, volando di nuovo a Miami, Moore ha incontrato Kovach. Hanno cominciato a parlare di orchidee e ed è sbocciata presto l’amicizia.
Del suo amico Kovach, Moore ricorda – “Mi ha detto una volta, ‘Lee, sei famoso, perché hai un sacco di piante che portano il tuo nome. Vorrei poter avere una nuova specie a me intitolata”.
Nel 2001, Kovach, in uno dei suoi viaggi in Perù fece una sosta fatale in uno stand lungo la strada, dove vide alcune orchidee in vendita che lo affascinavano. Ma non erano in fiore, così lui non le acquistò.
Un anno dopo, nella primavera del 2002, Moore e Kovach si accordarono per tornare in Perù. Sullo stesso aereo, oltre a Moore c’erano Kovach, la moglie, Barbara Ellison, ed un fotografo professionista. Pare che l’obiettivo comune fosse quello di avviare un grande vivaio in società, ma manca qualsiasi conferma.

Il 26 maggio 2002, Kovach è nuovamente in Perù e questa volta assume un un conducente per andare a caccia di orchidee.
Kovach percorre in taxi una strada di montagna alla ricerca di orchidee endemiche delle Ande, che gli abitanti della zona vendono ai bordi dei sentieri. Strada facendo, il suo autista Jose Mendela racconta di aver visto in certi luoghi, degli esemplari fuori del comune.
Kovach, che non è l’ultimo arrivato nel mondo delle orchidee, si fa accompagnare in quel posto già noto. Sono le 3:30 pm, quando giungono nel luogo della mappa chiamato El Progresso, sul ciglio della strada, scorge lo stesso stand visitato l’anno prima.
Kovach sceglie un un paio di orchidee sistemate sopra il tavolo gestito da due giovani locali (fratello e sorella). Ad un certo punto la donna va a prendere alcune piante particolari da dietro l’edificio. Torna rapidamente cullando tre vasi contenenti piante con grandi fiori rosa scuro..
Kovach rimane incantato – i fiori sembravano appartenere a qualche specie di Phragmipedium, ma non si era mai visto nulla di simile – troppo grandi e troppo colorati.
Il prezzo: 3,60 dollari a testa, più di sette volte quello delle normali piante esposte allo stand – prendere o lasciare. Kovach le acquistò tutte e tre a prezzo intero.
Al suo ritorno, Kovach andò subito a trovare il suo amico Moore. Quando mostrò la pianta, questi rimase stordito… il collezionista veterano si ricordò che Kovach bramava di avere un’orchidea con il suo nome e disse – “Questa è la tua occasione… hai trovato la tua grande pepita d’oro.
Si pone subito il problema dei permessi, ma Moore dice che in tutti i suoi anni di spedizione di orchidee a Selby per l’identificazione, “Nessuno ha mai detto nulla sui permessi”. Così, quando Kovach chiede cosa fare con la sua scoperta, Moore lo consiglia di recarsi da Selby.
Quali pensieri abbiano attraversato la mente di Kovach in quel momento, è facile immaginarlo: egli vede già il suo nome in bella mostra nei libri scientifici, vuole che la pianta porti il suo nome, a qualsiasi costo.
Decide di lasciare a Moore 2 delle 3 piante e la terza la nasconde per bene in un tubo e la infila nella sua valigia per portarla negli USA.

L’Istituzione Americana “Marie Selby” riceve la pianta da Kovach
Giunto nel suo paese Kovach, si reca ai giardini botanici di Marie Selby in Sarasota Florida. Selby è un’Istituzione americana senza scopo di lucro, potente e rispettata.
Questa Istituzione, pubblica anche una sua rivista scientifica (Selbyana), possiede inoltre una delle collezioni di orchidee più importanti del mondo e si avvale del maggior numero di tassonomisti certificati dall’AOS. Selby descrive e documenta una decina di nuove specie di orchidee l’anno.
Kovach consegna la pianta ai giardini botanici di Marie Selby e non chiede denaro in cambio, accorda solamente che il nuovo Phragmipedium venga battezzato con il suo nome.
Per descrivere la nuova orchidea portata da Kovach si riuniscono due esperti di Selby (John T. Atwood e Stig Dalstrom) con Ricardo Fernandez (responsabile delle orchidee al museo di storia naturale di Lima in Perù). La pianta è ufficialmente battezzata Phragmipedium kovachii. Il 12 giugno2002, Selby pubblica l’articolo in un’edizione speciale del suo giornale ed anticipa così di 2 settimane la pubblicazione dell’articolo di Erik Christenson su “Orchids”.
Questi i fatti, Kovach realizza il suo sogno e pur non conoscendo nulla di questa orchidea (habitat, coltivazione e agenti impollinatori) è ufficialmente lo scopritore di questa nuova orchidea. Costo della notorietà raggiunta, 7 dollari USA messi nelle mai callose di una povera ed ignara contadina Peruviana, che come tante altre di quel paese, raccoglie e vende orchidee endemiche lungo le strade, per arrotondare le sue magre risorse.
La storia non finisce qui, anzi siamo solamente agli inizi. Il clamore suscitato nell’ambiente orchidofilo da questa scoperta, amplificato negativamente dalla disputa fra i due giganti (Selby e Christenson) comincia a mietere le prime vittime, soprattutto da il via ad una spasmodica raccolta di tutte le specie presenti nel sito scoperto, che porta velocemente all’estinzione del nuovo Phragmipedium.
Selby corre ai ripari. La sua direzione pur declinando inizialmente qualsiasi responsabilità nella vicenda, rinvia immediatamente l’esemplare in Perù (purtroppo anche in quest’azione apparentemente riparatrice s’insinua il giallo, uno degli esperti, John Atwood, prima di consegnare la pianta, la divide e porta con se un ceppo nel Vermont).

E’ troppo tardi ormai: la guerra è dichiarata.
Le autorità Peruviane inoltrano formale accusa: esportazione illegale di orchidee protette dalla convenzione di Washington, contemporaneamente si attiva anche la polizia Americana con la mobilitazione delle sezioni abilitate alla difesa della flora e fauna in pericolo d’estinzione.
Kovach, Selby, ed altri importatori Americani di orchidee sono indagati.
La pianta trovata presso John Atwood è confiscata e Selby dichiara la sua responsabilità, dopo aver negato per mesi…..
Nel frattempo in Perù, migliaia di P. Kovachii sono raccolti illegalmente.
I primi due siti conosciuti che ospitavano il Phragmipedium dai grandi fiori viola, sono stati totalmente sterminati in breve tempo…addirittura distrutti per far aumentare la loro rarità.
Le piante raccolte sono intanto commercializzate illegalmente anche sul mercato Europeo a 1000 dollari USA l’una, e raccolte in Perù (per esempio presso Karol Villana che possiede”Vivero Agroriente”) nell’attesa di tempi migliori. Molte piante sono anche morte.

Il botanico Harold Koopowitz ispeziona i siti di Phragmipedium. kovachii
Intanto una spedizione di Harold Koopowitz scopre una terza colonia di P. kovachii e la scoperta è oggetto di un lungo articolo di denuncia nella rivista “Orchid Digest” (numero di Ottobre, Novembre e Dicembre 2003).
In quest’occasione le autorità peruviane accordano un permesso speciale ad un produttore locale (Alfredo Manrique Sipan), consentendogli di prelevare 5 piante da questa colonia al fine di riprodurre artificialmente il Phragmipedium. kovachii.
Ufficialmente, solo i figli di queste 5 piante di P. kovachii potranno essere commercializzati legalmente, ciò significa che passeranno molti anni prima di poter vedere Phragmipedium kovachii in Europa.
Tutto quel che appare nel frattempo è illegale.
La località del sito fotografato da Koopowitz è stata tenuta ufficialmente segreta….ciò nonostante, la razzia di potenti organizzazioni di trafficanti abusivi, con la benedizione delle autorità peruviane, ha già saccheggiato anche questo ed altri tre nuovi siti.
Di questo scempio, Josè Mendoza, Lee Moore e altri sono i veri mattatori. I Peruviani, in cambio di questo saccheggio che li vede primi artefici, ricavano ben poco.
Sembra che Kovach e Selby siano stati condannati a pagare somme abbastanza irrisorie più qualche condanna accessoria. Su questo versante sono in corso roventi polemiche sul potere che alla fine rimedia anche le grandi colpe, i forum e molti siti web sono pieni di commenti in tal senso. Purtroppo devo fare un’amara considerazione: checché se ne dica, il mercato è creato da noi, i collezionisti di orchidee dei paesi ricchi, noi che siamo pronti a pagare anche 1000 Euro per una pianta moribonda.
Questa storia di soldi legati al fiorentissimo commercio delle orchidee è per certi aspetti ancora aperta ed attuale, per il momento (ma le regole della tassonomia sono molto rigide ed irremovibili) questa nuova orchidea del Perù, si chiama Phragmipedium kovachii e non Phragmipedium peruviana.
In qualche testo, Phragmipedium peruvianumappare solamente come sinonimo.

Solamente una delle tante storie di egoistica follia
La storia del P. kovachii è solo l’ultimo esempio di ciò che è già successo con molte altre orchidee, come il P. vietnamense, hangianum, coccineum ed helenae.
Visti i risultati reali (intere colonie di specie rare sterminate nonostante la convenzione di Washington) della lotta al commercio abusivo di orchidee è forse il caso di rivedere le modalità applicative della convenzione stessa, che colpisce il pesce piccolo e non sfiora minimamente il grande contrabbando.
Anche nel caso del Phragmipedium kovachii , la linea di difesa di Kovach, il quale sostiene di aver acquistato le piante da un rivenditore autorizzato, forse non è emersa perché il rivenditore stesso non poteva permettersi un buon avvocato.

Racconto liberamente tratto da notizie raccolte su vari forum e siti di appassionati orchidofili.
Continua…appuntamento al prossimo articolo.