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Coltivare le orchidee con passione… un po’ di satira ironica e qualche consiglio

Orchidee, che disperazione!
Generalmente l’incontro con le orchidee comincia per caso, a volte anche senza cercarle.
Si dice che agiscano come un virus che si insinua nella mente per portarla lontano, lontano.
Sono loro a dettare l’agenda. Sono loro a decidere se sei adatto alla loro proliferazione, sono loro a capire se possono vivere in simbiosi con te.
Se il virus non attecchisce, loro se ne vanno presto dalla tua vita, ma se incontrano terreno fertile ti trovi ben presto legato al loro mondo fantastico, quel mondo che da secoli toglie sonno e soldi a generazioni di appassionati. Senza distinzione di casta, ovviamente.

Una febbre antica
La febbre per il collezionismo orchidofilo nasce qualche secolo fa. Agli inizi sono stati i ricchi ed i nobili a farsi catturare dalla folle passione per tutto quanto faceva “esotico” e le orchidee hanno rappresentato l’iperbole della loro follia.
Storie romantiche, scandali, tragedie, sotterfugi e miti ormai relegati nei vecchi libri di qualche biblioteca, hanno segnato tutto il percorso storico delle orchidee coltivate, fino ad arrivare ai nostri giorni.

Ora è facile, quasi banale procurarsi orchidee da collezione o più semplicemente da coreografia ambientale: internet toglie anche il piacere di sceglierle tra le tante specie esposte nei banchi dei produttori, ciò nonostante quel virus mutante, continua ancor oggi a far – metaforicamente- strage di orchidofili e di orchidofile.
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Cochleanthes , un genere da scoprire

Nella grande e variegata tribù delle Maxillarieae, trova collocazione anche il genere Cochleanthes
Pur essendo di semplice coltivazione non è facile reperire le sue specie.

Il genere Cochleanthes è stato creato nel 1959 da Schultes & Garay, separandolo dal vecchio genere Warszewiczella. Il suo nome si riferisce alla forma del labello. Hanno basato la loro descrizione su Cochleanthes flabelliformis, che è la specie tipo.
Foto a sinistra: Cochleanthes flabelliformis (Sw.) R.E. Schult. & Garay 1959
Questo genere è composto da circa 17 specie ampiamente distribuite in tutta l’America tropicale, fino a 1800 metri di altitudine. Sono piante epifite senza pseudobulbi, con foglie distiche. Le specie di questo genere si distinguono dalle altre del gruppo Chondrorhyncha per il callo semicircolare esistente nella parte anteriore della base del labello.
Le spece del genere Cochleanthes, a causa delle reiterate riclassificazioni portano con loro diversi sinonimi, causa di facili confusioni e di doppi acquisti.
Chi desiderasse avventurarsi nella completa collezione di tutte le specie di questo genere, onde evitare doppioni, farebbe bene tenere sott’occhio questa leggenda.
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Stanhopeinae?… coltivale nelle museruole

YouTube – VideoMusic
Cestini di legno per le Vandaceae, cestelli di ferro per le Pleurothallidinae “Dracula” e museruole per le Stanhopeinae. Nell’intento di simulare il più fedelmente possibile, l’habitat delle orchidee, i coltivatori si sbizzarriscono nelle soluzioni più svariate.
Alchimie segrete per i composti dei substrati, vasi trasparenti, vasi forati anche nelle pareti verticali, varie tipologie di zattere e tronchetti. Tutti stratagemmi per far crescere bene le nostre orchidee e chi più ne ha più ne metta!.
stanhopea_tigrina_1 A complicarci la vita ci sono pure le orchidee dal cosiddetto “geotropismo negativo”, ovvero con gli steli fiorali che si formano alla base degli pseudobulbi e puntano verso il basso, attraversando in tal modo la parte radicale delle piante.
In questo, le Stanhopeinae sono maestre. Che dir si voglia, con le Stanhopee, la vecchia e cara museruola è ancora la soluzione imbattibile… siete d’accordo?
Una soluzione molto usata dai vecchi coltivatori ed ancora molto funzionale è quella di contenere il substrato in capienti museruole: sì proprio quelle gabbie che i nostri contadini, nel recente passato, applicavano al muso delle mucche e degli asini per impedire loro di mordere ed anche di mangiare durante i lavori delle arature…da cui la metafora “mettere la museruola” per rappresentare simbologie d’asservimento, costrizioni e censure.
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Paphiopedilum lowii

paphio_lowii_1Paphiopedilum lowii (Lindl.) pfitzer 1895
Sottogenere Polyantha
SEZIONE Polyantha [pfitzer] Brieger 1971
Paph. lowii è senza dubbio una delle più belle specie multifiori della Malesia e del Borneo. E’ stato introdotto nelle coltivazioni europeee nel 1846. E’ uno dei pochi Paphiopedilum a sviluppo epifita. Il suo habitat preferito lo trova nelle lettiere di foglie e muschio sui rami degli alberi.
Pianta di medie dimensioni da clima caldo intermedio. Vive nelle foreste pianeggianti fra gli anfratti calcarei, ricoperti di humus detriti e foglie, o direttamente sullo stesso calcare, più spesso, come si è scritto sopra, cresce su tronchi di alberi.
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Silvana Rava, la botanica, le orchidee e l’amicizia

Un bel fine settimana

Cosa farai in questo fine settimana? – Sarò molto impegnata perchè da me si terrà un corso di pittura botanica – rispose mia moglie Rosetta conversando con le amiche, venerdì pomeriggio. Un corso di pittura botanica… però, che bella idea – replicarono, un po’ incredule, le amiche di Rosetta, e lei, annuendo con il capo disse – sì, proprio una bella idea!
Nella foto, la pittrice Silvana Rava sta impostando il lavoro di un’allieva.

Il corso
L’idea del corso di pittura botanica prese corpo qualche mese fa, conversando con la bravissima pittrice botanica, Silvana Rava, italiana di Lenno (Provincia di Como). In tale occasione lei chiese la disponibilità della mia collezione di orchidee per poterle dipingere con le sue allieve, dal vero e sul posto.

corso_pitt_bot_1Ecco come nasce una bella idea: metti una brava artista, una bella collezione di orchidee fiorite e la passione di tante artiste in erba, attratte dalla botanica e dalla sua espressione grafico-figurativa.
Come spesso capita nelle favole belle, ad un certo punto c’è sempre il “diavolo” che si mette di traverso.
corso_pitt_bot_2 Nel nostro caso, il diavolo si è materializzato con le avversità metereologiche, sabato ha tentato di cuocerci sotto i 40 gradi e passa, domenica mattina, per non farci mancare nulla ci ha scaraventato addosso un quasi uragano notturno.
Sabato mattina il corso è iniziato in uno spazio ombreggiato posto davanti alle serre.
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Le allieve hanno resistito imperterrite fino a mezzogiorno, dopo il ristoro hanno battuto la ritirata (fuori il termometro segnava 40°) e si sono rifugiate nella loggia di casa mia, confortate dal fresco del condizionatore.

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La serata di Sabato ha avuto un epilogo ameno: abbiamo festeggiato il compleanno della pittrice.
Poi è arrivato il quasi uragano, ma anche in questo caso è andato tutto bene, solo qualche danno lieve e…finalmente il fresco, troppo anche!
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Domenica mattina il corso è proseguito sotto il porticato esterno alla loggia di casa.
Ecco alcune modelle (piante fiorite) in attesa di essere dipinte… per vari motivi (poco tempo a disposizione soprattutto), le allieve hanno preferito scegliere Paphiopedilum callosum, concolor, rothschildianum

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Le allieve hanno resistito imperterrite fino a mezzogiorno, dopo il ristoro hanno battuto la ritirata (fuori il termometro segnava 40°) e si sono rifugiate nella loggia di casa mia, confortate dal fresco del condizionatore.
Domenica mattina il corso è proseguito sotto il porticato esterno alla loggia di casa.
corso_pitt_bot_9corso_pitt_bot_19I dipinti cominciano a prendere forma, ecco i primi piani delle allieve all’opera.. compresa la “maestra” che corregge i “compiti” 😉
Molti amici son venuti a farci visita e qualcuno si è fermato anche per il pranzo finale. Sono venuti a trovarci anche Mara e Mario De Nardo, lei orchidofila “antelitteram” e lui, persona di enorme spessore umano. Era da un po’ che non ci incontravamo ed è stata una gioia immensa e reciproca.
corso_pitt_bot_20 corso_pitt_bot_12Grazie a tutti per le due stupende giornate trascorse insieme, grazie per le vostre belle parole e per i vostri pensieri, grazie a Silvana, sempre bravissima nella sua semplicità quasi disarmante, grazie a mia moglie Rosetta che ha condiviso intensamente con me questa nuova e bella esperienza di vita.

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PS) – In rispetto alla riservatezza delle notizie non sono riportati i nomi dei partecipanti al corso, saranno loro se lo vorranno, a presentarsi usando lo spazio interattivo dei commenti.
La bella favola ha avuto un lieto fine ed ora può essere raccontata… con le foto, naturalmente!

corso_pitt_bot_15Il corso ha avuto inizio alle ore 9.30. Fatte le presentazioni si è passati subito all’opera… le allieve erano impazienti di entrare nel clima della pittura. La mattinata di sabato, nonostante il caldo andasse via via aumentando, seppur il set pittorico fosse ombreggiato, si è articolata all’aperto nello spazio antistante le serre.
corso_pitt_bot_3La papera è stata eletta “mascotte” del corso: ha assistito imperterrita a tutto il via vai di gente (era sistemata a pochi metri), continuando a covare le sue 15 uova.

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