Archivi tag: Orchids

Tolumnia: Zelemnia Midas ex Oncidium Midas

Qualche nota su Tolumnia (Oncidium Equitant)

Il gruppo di orchidee ora noto con il nome Tolumnia era un tempo chiamato Oncidium sezione Variegata o comunemente denominato “Oncidium equitant”. Le foglie sono disposte a coppie sovrapposte, equitant per l’appunto (dal latino a cavallo).

IMG_0146A complicare le cose ci pensarono i tassonomi circa 20 anni fa quando separarono Onc. onustum dal genere Oncidium.
Le ibridazioni fra le varie specie di Tolumnia sono relativamente recenti (le prime sono datate non più di 60 anni o giù di lì), ciò nonostante, la loro velocità di crescita e di fioritura hanno già permesso agli ibridatori di ottenere ottimi risultati. Tutte le specie sono endemiche nei Caraibi, qualcuna vive addirittura in una sola isola. La maggior parte delle varietà usate nelle ibridazioni vivono in climi intermedi e crescono come epifite sui rami esposti alla luce ed al movimento dell’aria. L’habitat, seppur ad elevata umidità, dovuta alle piogge giornaliere, grazie al movimento d’aria costante dagli alisei, consente alle le piante di asciugare in breve tempo.
La chiave per la buona coltivazione degli oncidium equitant è quella di consentire leggere asciugature fra le bagnature.

IMG_0144 Zelemnia Midas ‘Willow Pond’ AM/AOS
L’ibrido rappresentato nelle foto, a suo tempo registrato come Oncidium Midas (Red Belt x onustum), ha seguito tutte le evoluzioni tassonomiche, con qualche problema in più: Oncidium Red Belt diventò Tolumnia, ma Onc. onustum divenne Zelenkoa onusta, qundi l’incrocio è ora chiamato Zelemnia Midas: combinazione di Zelenkoa e Tolumnia.

Nota
Per sistemare Onc. onustum in un nuovo genere, i botanici decisero di nominarlo in onore di Harry Zelenko, pittore botanico che ha dipinto tutte le illustrazioni per “Orchids: The Pictorial Encyclopedia of Oncidium”.

Leptotes pohlitinocoi: una specie poco presente nelle collezioni

Una bella sorpresa, questa fioritura di Leptotes pohlitinocoi!!
Appena sbocciati i fiori, sembrava L. bicolor, per la verità sono abbastanza simili fra loro ed appartengono allo stesso gruppo.

leptotes_-pohlitinocoi Leptotes pohlitinocoi VP Castro & Chiron, Richardiana 4: 78 (2004).
Origine del nome: in omaggio ai due orchidofili brasiliani, Pohli e Tinoco.
Distribuzione: Brasile (Bahia)
Dimensioni: 12 cm.
Esposizione: sole filtrato
Temperatura: temperato-freddo al caldo.
Tempo di fioritura: marzo aprile.
Specie scoperta recentemente da Erwin Böhnke vicino Buararema (Stato di Bahia, Brasile). I fiori sono rosa. L’infiorescenza porta uno o due fiori: i due labelli sono rivolti uno verso l’altro.
La struttura della pianta presenta un rizoma molto corto dal quale si sviluppano piccoli pseudobulbi e quasi impercettibilmente ai loro apici si formano lunghe foglie cilindriche, erette o pendenti, con una scalmanatura più o meno profonda longitudinale. L’infiorescenza è apicale, breve e contiene uno o due fiori vistosi. I fiori sono solitamente rosa, con il labello macchiato di porpora. I petali e sepali sono simili, ma i petali, spesso hanno colori più intensi, il labello è lobato e ha artigli che si aggrappano ai lati della colonna. La colonna è minuta e contiene sei masse polliniche di diverse dimensioni, quattro grandi e due piccole.
Le tre principali caratteristiche che differenziano le specie di Leptotes (circa 9 ora conosciute) sono le proporzioni generali delle foglie, la forma dei fiori ed il loro modo di aprirsi. Da queste, le specie possono essere classificate in due gruppi principali.

Primo gruppo: L. unicolor, L. bicolor, L. bohnkiana, L. pohlitinocoi
Secondo gruppo: L. vellozicola, L. tenuis, L. pauloensis, L. harryphillipsii, L. mogyensis, di quest’ultima specie non esiste traccia in sito, tutte le informazioni provengono da una collezione californiana USA, potrebbe essere un raro ibrido naturale tra L. tenuis e L. unicolor
Il genere
leptotes_bicolor Il genere Leptotes è stato descritto da Lindley nel 1833, usando come specie tipo: Leptotes bicolor
leptotes_bicolor_-descrizio
Testo originale di John Lindley
Per ulteriori approfondimenti sul genere Leptotes, leggete questo post

Restrepia metae

Con la visita mattutina alla nuova serra “ORCHIDEA”, ho colto in fiore questa bella specie. Oltre ad essere bella e rara, ha anche una sua storia da raccontare.

001015 Restrepia metae C. Luer 1996.
Specie molto rara e difficile da trovare nelle collezioni. Raccolta dal Dr. Jan Renz, il 15 Settembre 1937, ma come tante altre specie del genere Restrepia, è rimasta nel limbo del nome “antennifera” fino al 1996, quando il Dr. Caryle Luer la descrive e la nomina con il nome della località in cui è stata trovata; Meta, dipartimento dell’Amazzonia colombiana dove fu scoperta la specie.
restrepia_ metae_herbarium Trovata nel dipartimento di Meta (Colombia): Quebrada Cristalina, tra Rio Humadea e Rio Ariari, alt. 550 m, il 15 Settembre 1937, da J. Renz 3610 (Olotipo:. Herb J. Renz), C. Luer illustr. 17733.

Dr. Jany Renz
Il vasto mondo dell’orchidologia, annovera molti personaggi famosi; botanici, studiosi, e cercatori di orchidee. Chi, per passione o per studio, si trova ad approfondire le mille sfaccettature dell’orchidologia, spesso si imbatte in nomi di personaggi dedicati a specie o generi di orchidee, oppure rimane stupito dalla grande passione dedicata alle orchidee, da parte di tante e importanti figure della botanica.
Ed ecco che, leggendo la fredda sequenza dei dati con i quali è stata descritta la specie che stiamo analizzando, scopro la grande statura scientifica e botanica del Dr. Jani Renz (1907-1999) che nella sua vita, fra le tante branche della scienza che lo hanno visto partecipe, ha creato con meticolosa bravura, un erbario di circa 20.000 specie di orchidee.

Le descrizioni
La foto a sinistra, fonte SOF, evidenzia la “tavola” contenente il campione raccolto da Renz nel 1937, con le sue note descrittive che facevano riferimento alla prima descrizione – Restrepia antennifera Kunth: KUNTH, Karl Sigismund: Nova Genera et Species Plantarum quas in peregrinatione ad plagam aequinoctialem orbis novi collegenerunt, descripserunt, partim adumbraverunt Amat.Bonpland et Alex.de Humboldt (1816) – a latere si può notare l’aggiunta di Luer – Restrepia metae Luer: LUER, Carlyle A.: New species of Restrepia (1996).

Ma perché mai, Luer, nel suo riordino delle Pleurothallidinae, ha sentito il bisogno ed ha trovato sufficenti motivi per rinominare la nostra bella specie? Per darci la risposta ci conviene scomodare qualche notizia del tempo.

La rivista della n° 20 (2) 1996, della “Sociedad Colombiana de Orquideologia”, a pag. 159-162 da notizia di questa nuova specie con le descrizioni dettagliate di Luer.
Secondo i canoni della botanica, la presentazione è fatta in latino “Planta mediocris, flore mediocri, sepali dorsalis et petaliumque apicibus minime clavellatis, synsepalo punctato anguste elliptico, labello oblongo truncato microscopice verrucoso-denticulato distinguitur.” seguita da una più particolareggiata, in lingua inglese.
Di seguito si commenta con questo tono: “Questo taxon ha ben poche caratteristiche che lo supportano a livello specifico, ma nessuna altra specie è nota nella bassa quota della foresta Amazzonica colombiana. E’ stata raccolta lì nel 1937 dal Dott. Jany Renz.”….. “Restrepia metae indistinguibile vegetativamente da altre specie di medie dimensioni ed i fiori sono di media grandezza. Il sinsepalo è strettamente ellittico e diffusamente coperto da puntini minuti. La caratteristica più distintiva sono gli apici, marcatamente clavato, quello del sepalo dorsale, e solo leggermente ispessiti quelli dei petali. Tranne per le dimensioni più piccole, il sinisepalo stretto ed il labello oblungo sono simili a quelli di R. guttulata”.

Penso di poter capire che l’unico motivo che ha indotto Luer ad assegnare un nuovo nome a questa specie, al di la delle piccole varianti morfologiche, sia la sua vita in “solitudine” nelle basse quote della foresta Amazzonica della Colombia. Un po’ poco, ma tant è: ubi major minor cessat.

Ancora sul genere Restrepia

Cattleya dormaniana

L’amico Paolo Casanova, eccellente orchidofilo parmense è al settimo cielo: la sua agognata Cattleya dormaniana è fiorita!
“Guido, hai viso la mia mail? – si informa al telefono, Paolo – ti ho inviato la foto della mia C. dormaniana, in fiore e mi piacerebbe condividere la notizia” – e aggiunge – non è facile vederla nelle collezioni e sono veramente felice di questa fioritura”
“Certamente – rispondo io – e non solo i fiori, pubblicherò anche un primo piano del suo cestino in legno che tu le hai costruito: una vera opera d’arte!”…

Ora possiamo iniziare il racconto.
Ho cercato qualche notizia per strutturare il post ed ho trovato molto interessante il racconto di Paulo Roberto Pancotto, orchidofilo brasiliano, riportato in Orchids News n° 35, sul sito di Delfina de Araujo
…” “It was a beautiful journey to see Cattleya dormaniana blooming. The walk lasted for ten hours, going up and down, in an area very difficult to be reached and I believe that is the reason for being still safe. We found a habitat with a good population formed by matured plants and I can say that there were at about 150 plants and a great quantity of small-sized seedlings which means that this small treasure is in perfect balance because its pollinator is active and doing a good job.
Those plants were very well adapted, healthy, with a luxuriant blooming, little variation in the color but, on the other hand, they presented in their floral stems two flowers with same size, which is for the species a great event. They were found in a very humid environment because they were place over a multitude of bromeliads. Those plants are also responsible for a great accumulation of water which is constantly in evaporation.
The luminosity was, in most plants, at about 50%, but, at the same time, we found plants which were at noon completely exposed to the sunbeam. However, due to the great refrigeration supplied by the combination of water from the bromeliads with the heat and ventilation, we haven’t seen any plant burnt. This habitat is found at, approximately, 600m altitude.”

Da questo riassunto di viaggio emergono notizie molto utili per capire l’habitat di questa specie in sito.
1 – Habitat in zone impervie, quale garanzia di sicurezza per la specie.
2 – L’equilibrio biologico delle colonie di Cattleya dormaniana visitate è dato da molti fattori convergenti, ad esempio la combinazione, temperatura, luce, ventilazione e, osservazione molto interessante, la presenza di estese colonie di bromeliacee, grandi accumulatrici di acqua in costante evaporazione… come a dire: un naturale impianto “fog” a disposizione.

C_dormaniana_paolo_fioreCattleya dormaniana (Rchb f.) Rchb. f. 1882
Questa specie è stata descritta come Laelia dormaniana da Rchb. f. nel 1880.
Nel l882, l’ha trasferita nel genere Cattleya.
All’inizio, si è pensato che fosse un ibrido naturale di Cattleya bicolor e Laelia pumila Ultimamente il dubbio è stato rimosso, Dressler & Gillespies (Bollettino AOS – 1960) la considerano una specie valida.
Cattleya dormaniana è endemica nello stato di Rio de Janeiro, tra i 500 ei 700 metri di altitudine.
In certi casi vive nei tronchi morti o in decomposizione come pianta saprofita, (Monti Órgãos). Generalmente è epifita e cresce nella foresta pluviale molto umida, su alberi specifici, probabilmente Clusia organensis, in ambienti difficili da raggiungere.. Il suo habitat varia tra 600 e 1.000 m di altitudine.
La specie produce pseudobulbi che variano da 8 a 30 cm con due foglie carnose al loro apice. Presenta uno o al massimo due fiori per spiga, di 8 centimetri di diametro una volta aperti. Durano meno di 15 giorni e sono scarsamente profumati.

Altra nota interessante, che sottolinea le sue incertezze tassonomiche, l’ho trovata spulciando il bollettino dell’American Orchid Society: febbraio 1956 (Vol. 25, No. 2, page 159).
…”Cattleya dormaniana: Brazil. This species brings to the forefront the artificial distinction between Brazilian laelias and cattleyas. The distinction is based on the number of pollinia; four for cattleyas and eight for laelias. This species produce two or four extra rudimentary pollinia in addition to the four normally found in plants of this genus. Is this then a Laelia, a Cattleya or an intergeneric natural hybrid? It is today accepted as a Cattleya and the underdeveloped pollinia have some evolutionary significance related to the origin of the species. Regardless of the genus, the 3 inch flowers, produced usually one or two per inflorescence (occasionally up to 4) are dramatic. The species, discovered in 1879, comes from the humid, cloud-shrouded Organ Mountains in Rio de Janeiro State, Brazil. While the thin pseudobulbs do not tolerate dehydration, the species does need a definite period of dormancy. Flowering occurs in the fall. While known for some 130 years, C. dormaniana remains relatively rare in contemporary collections. It is a small species that takes up little room and for those able to provide for its requirements, a dramatic addition to anyone’s cattleya collection”…
L’elemento di incertezza tassonomica è dato dal fatto che questa specie, in aggiunta alle quattro masse polliniche, normalmente presenti nelle piante di questo genere, ne produce altre due supplementari, a volte quattro, seppur appena strutturate rudimentalmente; da ciò la domanda: è una Laelia, una Cattleya o un ibrido naturale intergenerico? Oggi è accettata come Cattleya… chissà in futuro!

cassettina_paoloLe cassettine di Paolo
Questa, nella foto a sinistra è il cestello in legno dove Paolo, a suo tempo ha sistemato Cattleya dormaniana, dopo essersela aggiudicata ad un’asta – lui dice – “beccata negli ultimi 5 secondi”.
Mi colpisce particolarmente, la precisione con la quale Paolo ha realizzato l’opera, curata anche nei minimi dettagli. E poi, particolare da non poco conto, desidererei far notare la qualità del legno usato. La durezza del legno è un elemento essenziale, fondamentale, direi: complimenti Paolo.

Laelia purpurata var. russelliana

Una bella specie, contesa fra vari tassonomi, divertiamoci a seguirli nel loro continuo modificare i nomi delle orchidee.

La storia infinita della tassonomia ti porta sovente a spasso fra i nomi, vecchi e nuovi, al punto che finita la tua dissertazione scientifica, corri il rischio di essere già superato da nuove follie dei tassonomi.

In questo articolo era mia intenzione presentare una bella fioritura di un cultivar della mia collezione….pensavo si tratasse di Laelia purpurata var. russelliana f. pallida:
Continua a leggere