Ascocentrum garayi o miniatum?…la disputa continua

Non fosse altro per la sua longevità, questo esemplare merita un posto d’onore nel mondo orchidofilo.
Questo post è dedicato a chi pensa di poter coltivare orchidee con facilità ed ai “collezionisti subito”. Una vera collezione di orchidee è come il buon vino, per essere tale deve vivere diverse stagioni e deve richiedere tanta pazienza.
Siete d’accordo? Non siete d’accordo?
Ascocentrum garayi ‘Rosetta’ Christenson 1992
Presento questa specie con il nome assegnatoli ad un concorso del 1998, dove la pianta vinse una medaglia d’oro. A dire il vero, a distanza di anni nutro ancora qualche dubbio sull’esatta identificazione di allora ed è per questo che riapro la discussione invitando anche qualche giudice a dire la sua. Questa pianta presente nella mia collezione da oltre 20 anni, mai divisa, sempre puntuale e generosa nelle sue fioriture. Non ricordo più la sua sistemazione iniziale, forse su una zattera, ora non si può più vedere nulla, tanto la pianta è cresciuta, al punto da sviluppare le nuove vegetazioni sulla parte vecchia di se stessa.
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Due giorni…spontanei

Alcuni probabilmente riterranno leggermente eccessiva l’euforia per il solo aver fotografato specie non ancora inserite nel proprio “carnet”, ma il connubio tra due passioni – fotografia e orchidee – rende la cosa, allo stesso modo, particolarmente eccitante e gratificante.
L’alzarsi presto al mattino porta indubbiamente alcuni vantaggi, quali il poco traffico per raggiungere i luoghi di ritrovamento e l’assoluta quiete nel poter guardarsi attorno senza il timore di rivelare alle persone sbagliate (ahimè esiste ancora chi raccoglie orchidee come margherite) i luoghi di stanziamento di queste meravigliose miniature della natura.
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Spontanee… qualche flash

La stagione primaverile ci porta all’aperto… anche a caccia “fotografica” di orchidee spontanee.
Amiche ed amici del blog ci inviano le loro impressioni fotografiche scattate durante le loro escursioni, che, come avrete già notato sono raccolte nella pagina apposita, dal titolo “Reportage”. Questo post vi mostra in anteprima una bella foto inviataci da Anna Maria, il resto lo potete ammirare in “Reportage”

A latere del tema…notiamo che stanno giungendo foto di ottima qualità, bene, siamo sulla buona strada per il concorso …forse il “Cypripedium d’oro” fa già effetto 😉

Spontaneamente

Le spontanee del Piave.

Non potendo presenziare domenica con gli amici del Club per l’escursione in quel di Verona non mi sono trattenuto dal fare un salto a venti minuti da casa, (Treviso) in questo posto relegato alla storia che è il sito dell’isola dei morti sul fiume Piave. Come vedremo non sono mancate le sorprese. l’Isola dei morti è un luogo veramente straordinario, carico di storia; l’isola è definita “Porta della Vittoria” poiché fu da qui che l’esercito si portò a Vittorio Veneto e la presenza di orchidee spontanee ne arricchisce senza dubbio l’importanza. La presenza di orchidee spontanee in una zona adiacente alla campagna e ai margini del Piave lascia stupefatto il visitatore ed è anche segno che anche la pianura veneta ha dei tesori naturalistici da salvaguardare con molta attenzione.
Orchis militaris, gruppo di quattro esemplari.
Non mi aspettavo grandi ritrovamenti, ma la natura sa dare grandi soddisfazioni ed ecco apparire sparse ma anche in grandi gruppi le Orchis militaris. Questa orchidea deve il suo nome dal fiore che ricorda la figura di un soldato con l’elmetto, trovo queste orchidee straordinariamente belle e situate in un posto che onora la gloria di coloro che con il sacrificio hanno reso libera la nostra patria nel lontano 1915-1918.
Ophris holoserica (foto a destra), nello stesso luogo dove le avevamo fotografate lo scorso anno, ma anche sparse in tutto il lato destro, con un numero di esemplari direi accresciuto Cephalanthera longifolia (foto a sinistra), di queste ne ho scorto solo due esemplari in posti diversi.
Agli esperti eventuali correzioni sui nomi.
– foto Alberto Ghedin
Nota: tutte le foto sono di A. Ghedin

Lc Fire Dance, un ibrido splendente

Ovvero, quando gli ibridi giocano alla pari con le specie
Sono diversi anni che coltivo due cloni di un ibrido molto spettacolare: Lc Fire Dance e precisamente ‘Blanche’ e ‘Patricia’
Questo incrocio (C. aurantiaca x Lc. Fire Island) è stato registrato nel 1984 dalla Beall Company.

Lc Fire Dance ‘Blanche’
Inizio col presentare la fioritura del clone ‘Blanche’
Nella foto a sinistra si può ammirare tutto lo splendore dei suoi fiori color vermiglio raggruppati a forma di pannicolo.
La struttura della pianta e le dimensioni dei fiori ricordano quelle del suo genitore C. aurantiaca, pseudobulbi ravvicinati, a canna e bifoliati. Il colore e la consistenza invece, si rifanno all’ altro genitore Lc. Fire Island.
Non ho notizie di premiazioni assegnate a questo clone, ma a mio avviso è sicuramente meritevole di attenzione da parte dei giudici: forse non è mai stato giudicato.

Del clone ‘Patricia’, ho notizie che abbia ricevuto 2 premi per la coltivazione: un CCM/AOS 1996 con 91 fiori e 19 steli fiorali, ottenuto da Ken Neifert nelle Hawaii e un CCM/AM 1999 con 81 fiori e 83 gemme coltivatore Don Howe nel Texas.
Le foto seguenti rappresentano il secondo clone della mia collezione, uno stupendo esemplare con 18 infiorescenze e più di 100 fiori!! Mai esposto in concorsi

Lc Fire Dance ‘Patricia’
Sicuramente sorprendente questa Lc Fire Dance ‘Patricia’, che ora dovrà essere divisa per necessità logistiche… e quindi non sarà più possibile ammirarla in queste dimensioni, dal vero.
Ad onor di cronaca, questo esemplare è stato esposto alla mostra di Gorizia “Pollice verde edizione 2005” ed alla manifestazione letteraria “a qualcuno piace giallo”, edizione 2004, che aveva per tema – Nero Wolfe – al teatro Sancarlino di Brescia.